Dietro gli annunci di rivoluzione la ricetta è sempre la solita: competizione, privatizzazione, stipendi da fame. Studenti e precari scenderanno in piazza il 10 ottobre
di Checchino Antonini
Sono riassunti in 12 punti gli interventi che il Governo promette di mettere in campo per migliorare la scuola italiana. Un piano straordinario per assumere 150 mila docenti a settembre 2015 e chiudere le Graduatorie a Esaurimento. Dal 2016 si entrerà solo per concorso: in 40 mila giovani qualificati verranno arruolati così fra il 2016 e il 2019. Garantire alle scuole continuità didattica grazie al Piano di assunzioni di un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e supplenze.
Ogni 3 anni 2 prof su 3 avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più grazie a una carriera che premierà qualità del lavoro in classe, formazione e contributo al miglioramento della scuola. Dal 2015 ogni scuola pubblicherà il proprio Rapporto di Autovalutazione e un progetto di miglioramento. La formazione sarà continua e obbligatoria mettendo al centro i docenti che fanno innovazione attraverso lo scambio fra pari. «Per valorizzare – così recita la velina diffusa dalle agenzie – i nuovi Don Milani, Montessori e Malaguzzi».
Online dal 2015 i dati di ogni scuola (budget, valutazione, progetti finanziati) e un registro nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare la propria squadra e l’offerta formativa. Si chiama Sblocca scuola l’intento di coinvolgimento di presidi, docenti, amministrativi e studenti per individuare, per abolirle, le 100 procedure burocratiche più gravose per la scuola. Piani di co-investimento per portare a tutte le scuole la banda larga veloce e il wifi. Musica e Sport nella scuola primaria e più Storia dell’Arte nelle secondarie. Rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere, a partire dai 6 anni. Competenze digitali: coding e pensiero computazionale nella primaria e piano «Digital Makers» nella secondaria. Diffusione dello studio dei principi dell’Economia in tutte le secondarie. Alternanza Scuola-Lavoro obbligatoria negli ultimi 3 anni degli istituti tecnici e professionali per almeno 200 ore l’anno, estensione dell’impresa didattica, potenziamento delle esperienze di apprendistato sperimentale. Fondo stabile per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF). Attrarre risorse private (singoli cittadini, fondazioni, imprese), attraverso incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche.
Prima ancora che venisse proclamata in diretta tv l’ennesima riforma, gli stidenti dell’Uds erano in presidio dalle prime ore del mattino sotto il Miur, il ministero: «“#labuonascuola per noi è quella gratuita che permette a tutti gli studenti di poter studiare indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche di partenza, invece non è questa l’idea del Premier – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale Uds – nonostante vi siano alcuni elementi puntuali e marginali positivi, questi sono utilizzati da Renzi come specchietto per le allodole per nascondere attraverso belle parole provvedimenti strutturali gravissimi che non faremo passare in silenzio. Inoltre il grande assente nella proposta è il diritto allo studio, unico vero strumento per risolvere il problema della dispersione scolastica, tema su cui da anni abbiamo presentato proposte inascolate al MIUR. Il Governo vorrebbe addirittura finanziarizzare le misure di contrasto alla dispersione, permettendo ai privati di lucrare su quello che dovrebbe essere un diritto». Per il sindacato studentesco, tutto l’impianto è basato «sulla competizione e la premialità, a partire dal Sistema di valutazione che favorirà le scuole migliori», continua Lampis preoccupato da rischio di un ulteriore accentramento dei poteri in mano ai manager scolastici. «Non vogliamo una scuola dove si compete per andare avanti, ma dove si coopera tutti assieme: si vuole finanziare chi vince e chi si adatta, non chi resta indietro, e questo vale sia per gli istituti scolastici che per gli insegnanti».
«Inoltre sono davvero inaccettabili le proposte sul finanziamento che non accolgono le rivendicazioni studentesche portate dalle piazze negli ultimi anni – aggiunge Lampis – E’ assurdo pensare ad una scuola finanziata dai privati o addirittura svilita da iniziative di crowdfunding: la scuola non si può finanziare strutturalmente con la beneficienza! Vogliamo un impegno reale dello Stato nel finanziamento della scuola pubblica, non semplici promesse vaghe, e non possiamo pensare che essa debba trasformarsi in un’impresa per potersi sostenere. Parlare di School Bonus e School Guarantee significa pensare ad una sostanziale privatizzazione dell’istruzione. Invece attraverso Impresa Didattica e l’Atlante del Lavoro si evidenzia l’intenzione di allineare la didattica agli interessi di un mercato del lavoro sempre più desideroso di precari senza diritti e senza competenze critiche. In sostanza la scuola diventa sempre più la prima palestra di precarietà. L’istruzione e il lavoro devono parlarsi, ma è la prima a dover determinare il lavoro, per cambiarlo e garantire a tutti una nuova occupazione qualificata e soprattutto con diritti e tutele. Saremo pronti a contrastare con forza questo disegno di demolizione dei diritti di cittadinanza».
I grandi assenti sono gli studenti e le richieste di questi ultimi anni: «Siamo pronti ad entrare in scena a partire dal 10 ottobre, giornata di mobilitazione studentesca, per prendere parola e imporre le nostre priorità!».
Un’assemblea di autoconvocati della scuola, organizzata lunedì 1º settembre a Roma aveva già avuto modo di manifestare la preoccupazione per le promesse/minacce avanzate nelle scorse settimane da Renzi e della ministra Giannini. Tra i precari della scuola è viva l’assoluta necessità di mettere in campo un più elevato ed incisivo livello di mobilitazione per rispondere al governo su questioni come l’eliminazione delle supplenze per i precari, il rinnovo del contratto, la differenziazione pseudo-meritocratica dei docenti in tre livelli, il taglio delle tasse alle private. Le indicazioni dell’assemblea sono sintetizzabili nella costruzione di una grande assemblea generale della scuola a Roma, probabilmente il 15 settembre, per il lancio di uno sciopero finalmente unitario, di tutte le componenti della scuola e di tutte le sigle sindacali. La data possibile è proprio quella di venerdì 10 ottobre. «Questa giornata potrebbe essere ideale per sancire l’alleanza tra lavoratori e studenti della scuola e su di essa stanno convergendo tra gli altri i lavoratori di quota 96 ed i precari».
«Forse Renzi vuole conquistarsi sul campo la laurea in venditore di fumo – commenta Paolo Ferrero, segretario del Prc – i 100mila precari da assumere sono un atto dovuto perchè dopo i tagli della Moratti e della Gelmini se questi docenti non fossero chiamati a lavorare le scuole non funzionerebbero. Ci sono supplenti plurilaureati e pluriabilitati che da 15 anni vengono ogni anno riassunti a settembre e licenziati a giugno. Ora incombe su questa prassi incivile e miope un ricorso in Europa, la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la reiterazione illegittima dei contratti a termine nei confronti dei lavoratori della scuola.
Come si farà a insegnare l’inglese nelle scuole elementari se gli insegnanti specialisti sono stati rimandati nelle classi e come si inseriscono la musica, l’educazione motoria nelle elementari se nella scuola di base è stato distrutto il modello orario che permetteva l’inserimento di queste attività, cioè il tempo pieno? In realta si vogliono dividere gli insegnanti, togliere spazio alla contrattazione nazionale, organizzare sempre più la scuola come un’azienda, aprire la scuola pubblica all’intervento privato e aumentare i finanziamenti e i favori alla scuola paritaria. Niente di nuovo, anzi peggio di prima». Non a caso la mobilitazione nelle scuola è già partita.
Ma le aperture al privato e al mercato suggestionano anche la sinistra mainstream. Come Legambiente che legge nel piano scuola un’inversione di tendenza. Finalmente un’inversione di tendenza rispetto ai governi degli ultimi 14 anni, la scuola non è più luogo di tagli, si torna a investire e a ragionare della sua qualità. E’ il commento di Legambiente sul piano per la scuola pubblicato oggi online dal governo Renzi. «L’associazione da tempo sottolinea l’importanza di alcuni temi contenuti ora nel piano governativo: da una effettiva autonomia delle scuole alla necessità della formazione in servizio per i docenti, dal rinnovo dei curricula in base ai nuovi bisogni educativi, sociali ed economici alla restituzione di qualità e sicurezza dei nostri edifici scolastici, da una migliore e maggiore relazione scuola-lavoro all’apertura della scuola al resto del territorio».
Anche la Flc Cgil, il più grande sindacato del comparto, vede il bicchiere mezzo pieno: « «Le circa 150.000 assunzioni, previste dal piano corrispondono ai numeri che la Flc Cgil ha sempre indicato come necessità prioritaria. Dunque la Flc saluta «favorevolmente il piano di stabilizzazioni che a partire dal 2015 dovrebbe coprire tutti i posti vacanti (50.000 docenti) introdurre nella scuola l’organico dell’autonomia (circa 80.000 docenti per tutti gli ordini), per rispondere così alle esigenze dei piani dell’offerta formativa. Lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento – prosegue il commento –, consente in modo flessibile la stabilizzazione dei posti negli organici delle scuole di tutta Italia. Sottolineiamo l’utilizzo dello strumento del concorso come unica forma di reclutamento che è uno dei punti cardine della nostra proposta sul reclutamento». Solo in fondo al comunicato si legge che «urgono i chiarimenti sull’impegno economico che l’operazione comporta, sul rispetto delle prerogative contrattuali, in particolare quelle salariali e sui tempi di attuazione del piano» e si apprende il «duro giudizio sull’assenza delle stabilizzazioni degli ATA per i quali valgono le stesse ragioni di urgenza e di funzionamento delle scuole». La ministra Madia toglie ogni dubbio prima dei tg di prima sera: gli stipendi e il contratto resteranno al palo anche nel 2015.