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Comune taglia la merenda alla materna. «Per educare meglio»

Piacenza, l’assessore all’Istruzione doveva fare dei tagli. Così ha deciso di eliminare la merenda pomeridiana ai bambini sulla base di «una riflessione educativa»

di Edoardo Bettella

Membri del consiglio comunale di Piacenza indossano la maglietta con su scritto: «Ridateci le merendine».
Membri del consiglio comunale di Piacenza indossano la maglietta con su scritto: «Ridateci le merendine».

Anche a Piacenza è tempo di spending review. A subirne le conseguenze, però, in questo caso, saranno i bambini delle scuole materne, a cui verrà tolta la merenda pomeridiana. I novantamila euro di stipendio dei dieci dirigenti comunali, invece, non verranno toccati. A deciderlo, senza nessun comunicato ufficiale, senza deliberazioni, senza discussioni in consiglio comunale, è stata la giunta Pd del sindaco Paolo Dosi.

 

La notizia è giunta alle orecchie delle consulte e dei cittadini piacentini attraverso i mezzi di comunicazione, e ha subito suscitato grande scalpore. Pare impossibile, infatti, che il comune possa trarre un notevole risparmio smettendo di servire ai bambini delle scuole materne la merenda pomeridiana.

 

La responsabile di questa decisione risponde al nome di Giulia Piroli, assessore all’Istruzione. La Piroli, al margine di una conferenza stampa sull’integrazione degli alunni disabili, ha fatto chiarezza, a modo suo, sulla questione delle merendine: «È una decisione coraggiosa che noi portiamo avanti. Nasce da una riflessione educativa: si razionalizza la spesa pubblica, si risparmiano quarantamila euro e, in questo modo, viene evitato l’aumento delle tariffe per il servizio mensa».

 

Purtroppo, la «decisione coraggiosa» e la «scelta educativa» di togliere la merenda ai bambini di Piacenza dai tre ai cinque anni non trova nessun fondamento se si esaminano altri tipi di spese del comune emiliano. Come, ad esempio, i più di sessantamila euro spesi per addobbare la Caorsana, strada piacentina, con degli oleandri, pianta mediterranea che notoriamente teme il freddo, e che, infatti, sono tragicamente morti a causa delle basse temperature.

 

Ancora, i centocinquantamila euro spesi dal Comune per trasformare una gigantesca rotonda (di Barriera Torino) in una fontana. Come se non bastasse, i dieci dirigenti che amministrano la vita dei centomila residenti di Piacenza (uno ogni diecimila persone) percepiscono uno stipendio di oltre novantamila euro.

L'assessore all'Istruzione del Comune di Piacenza Giulia Piroli (Pd).
L’assessore all’Istruzione del Comune di Piacenza Giulia Piroli (Pd).

Nonostante tutto ciò, l’assessore Piroli e il sindaco Duso sono riusciti a pensare di privare i bambini delle scuole materne di pane, cioccolato, latte e yogurt del pomeriggio. La Giunta ha tentato di giustificarsi, nei giorni seguenti all’accaduto, con argomentazioni sull’alimentazione sana e la necessità di combattere il crescente sovrappeso infantile con più frutta: «Vogliamo rendere le mense ancora più salutari, senza un aggravio dei costi: il Comune insieme alla ditta appaltatrice del servizio, aumenterà la quantità di frutta servita al mattino, lasciandola poi a disposizione dei bambini e dei genitori al momento dell’uscita», sono le parole dell’assessore all’Istruzione.

 

Tuttavia, la decisione del taglio delle merende non è supportata da nessun dietologo o nutrizionista. «Il fine perseguito dal Comune non è avere bambini magri, ma risparmiare soldi. Si sta spacciando una cosa per l’altra», ha sottolineato Massimo Polledri, consigliere comunale che, la mattina del 22 settembre, ha aperto la seduta del consiglio con una maglietta su cui erano stampate le parole “Ridateci la merendina”.

 

Le proteste sono arrivate anche da parte della Consulta per i servizi educativi, la scuola, la formazione e i giovani, che ha espresso un parere negativo in merito alla decisione: «Una soluzione che è parsa immediatamente inadatta e affrettata, tanto che non ha stimolato, da parte dell’amministrazione, la richiesta di un parere, anche puramente rappresentativo, delle consulte cittadine, la cui funzionalità dovrebbe esprimere una costruzione partecipata delle scelte operative della città, anche laddove insistono i tagli. In tal senso, ravvisando una certa insoddisfazione, il desiderio è che le posizioni dell’amministrazione siano riviste o, perlomeno, valutate più esplicitamente con le rappresentanze delle consulte cittadine».

 

Al di là della natura del provvedimento, infatti, certamente fanno riflettere le modalità. «Siamo stufi di venire a sapere i provvedimenti adottati a mezzo stampa, senza nessun confronto in Commissione», ha dichiarato Marco Colosimo, di Piacenza Viva. Ancora più strano è che un tale modo di agire venga dal partito che più degli altri dovrebbe essere vicino e dalla parte dei cittadini.

 

Nel frattempo, finché la decisione non verrà ritrattata o ridiscussa, i bambini dovranno accontentarsi di qualche mela alla fine di una lunga giornata scolastica, oppure i genitori dovranno attrezzarsi per preparare dei panini da portare da casa, non compresi nella retta prevista per la mensa e, quindi, con costi aggiuntivi nella spesa famigliare. Come sempre, alla fine, chi ci rimette sono i cittadini.

7 COMMENTI

  1. obbligare l’assessore e tutta la giunta a frequentare le scuole elementari e materna tutti giorni e rispondere alle domande dei minorenni … sino a quando saranno dichiarati responsabili del loro fare molto male …

  2. La lezione? Da grande fatevi furbi, fate soldi ad ogni costo e con ogni mezzo lecito o no, poi cercate di ottenere una posizione di potere e non fatevi fottere dalla sensibilità verso il vostro prossimo e in ultimo, dimenticate il significato delle parole “ideali” e altruismo!

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