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Grecia, Zorba il greco voterà Syriza se cancella il Memorandum

Il compositore Theodorakis: «Non voglio avere a che fare con chi amministrerebbe meglio le condizioni del Memorandum». Syriza cresce ancora nei sondaggi

di Checchino Antonini

tsipras_theodorakis
tsipras e theodorakis

Il partito di sinistra radicale e maggiore formazione politica all’opposizione in Grecia, guidato da Alexis Tsipras, si conferma al primo posto nelle preferenze di voto dei greci incrementando lievemente il suo vantaggio (3,2%) su Nea Dimokratia (ND), il partito di centro-destra al governo guidato dal premier Antonis Samaras. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto per conto della stazione televisiva privata Mega, in base al quale è salita ancora fino al 75,7 la percentuale dei greci che vogliono la permanenza della Grecia nella zona dell’euro ad ogni costo. Solo il 22,3% ha risposto che sarebbe meglio se la Grecia uscisse dall’Eurozona. Syriza ottiene il 28,5% contro il 25,3 di Nea Dimokratia. Seguono To Potami (Il Fiume) con il 5,8%, il Partito Comunista di Grecia con il 5,7%, il partito filo-nazista Chrysi Avgi (Alba Dorata) con il 5,4% e il Pasok (socialista) che insieme a Nea Dimokratia, sostengono il governo di coalizione con il 5,0%. Il nuovo partito, Movimento dei Socialisti Democratici, formato pochi giorni fa dall’ex premier Giorgos Papandreou, rimarrebbe fuori dal Parlamento con il 2,6% delle preferenze. Alla domanda su chi sarebbe il miglior primo ministro al momento per la Grecia, il 40,3% ha indicato l’attuale capo del governo Antonis Samaras, contro il 34,9% che ha espresso una preferenza per il leader di Syriza. Il 59,2 % dei greci crede che il rischio dell’uscita del loro paese dall’euro sia reale contro il 35,4% che risponde che non c’è nessun rischio.

«Mi è impossibile accettare che un partito di sinistra possa governare consegnando la nostra Indipendenza Nazionale agli stranieri, scrive il noto compositore greco Mikis Theodorakis, chiedendo a Syriza di «liberare definitivamente il Paese dalle condizioni imposte dal Memorandum». «Io sono sempre contro il Memorandum, il che significa che non voglio avere a che fare con elezioni che hanno come obbiettivo la vittoria di chi amministrerebbe meglio le condizioni del Memorandum». Per quanto riguarda il suo sostegno al Syriza, Theodorakis, spiega che «accetta di sostenerlo ad una condizione: che si impegni pubblicamente prima delle elezioni, affinchè una volta al governo la prima cosa che farà sarà quella di presentare in Parlamento una legge per la completa e definitiva liberazione della Grecia dai gravosi obblighi del Memorandum». Durante la dittatura militare dei colonnelli (1967-1974) venne imprigionato e torturato e la sua musica proibita. Scrive in quel periodo, canzoni tratte da poesie del patriota greco Alexandros Panagulis.

Punto di riferimento per l’opinione pubblica di sinistra, al ritorno della democrazia, quando il governo socialista guidato da Andreas Papandreou si trova al centro di alcuni scandali di corruzione, Theodorakis per qualche tempo si schiera con il centro-destra, riconciliandosi con la sinistra soltanto dopo l’uscita di scena di Papandreu. In Italia la sua notorietà è legata principalmente alla composizione della colonna sonora del film Zorba il greco (1964), nota anche come Sirtaki prima in classifica per quattro settimane nel 1965 in Italia, nonché alla versione in italiano di alcune canzoni quali Ragazzo che sorride e Un fiume amaro. Ha lavorato con il poeta Pablo Neruda nell’esecuzione del Canto General.

L’austerità si può rovesciare. È questo il messaggio che la vittoria di Syriza alle imminenti elezioni del 25 gennaio potrebbe mandare a tutta l’Europa. Ed è per questo che molti soggetti della sinistra antiliberista e anticapitalista sostiene con ogni mezzo a sua disposizione l’esperienza greca nella campagna elettorale più difficile ed entusiasmante della sua storia. Perché Syriza, da tempo, è in testa ai sondaggi grazie alla sua capacità di essere interna alle lotte di massa contro i memorandum della Troika ma è sotto l’attacco concentrico della borghesia di tutta Europa evidentemente ossessionata dalla possibilità che un partito di sinistra radicale possa battere la grande coalizione Nd/Pasok, conquistare la leadership del governo e mettere in discussione la governance ultraliberista dell’Unione europea e i ricatti delle sue istituzioni finanziarie.

Questo spinge a sviluppare una campagna di solidarietà con la popolazione greca e le forze che in seno a Syriza (c’è una notevole piattaforma della sinistra interna che si aggira attorno al 30% del partito), insieme ad altri, si battono contro una politica di austerità feroce che ha collocato al limite della sopravvivenza – nel senso letterale del termine – centinaia di migliaia di greci.

La lotta per porre fine all’austerità può cominciare in Grecia, ma non la si potrà portare a termine se non ci sono forti mobilitazioni dei movimenti in tutta l’Europa. Potrebbe verificarsi un effetto domino di cambiamento in Europa. Il ruolo di queste mobilitazioni, combinate con la vittoria di Syriza, potrebbe essere determinante per provare a cambiare i rapporti di forza nel Continente.

Una forte campagna internazionalista sarà utilissima perché un eventuale governo di Syriza possa mantenere il programma con cui vincerà le elezioni: la promessa di soppressione dei Memorandum e delle misure reazionarie, il rifiuto di chiedere ulteriori prestiti o di nuovi Memorandum, la battaglia sul problema del debito a livello europeo, legandolo a quello dell’Italia, della Francia, del Portogallo. Già ci sono pressioni fortissime perché Tsipras tenga conto di un pezzo dell’elettorato proveniente dal Pasok e moderi le sue pretese. Dal canto suo la piattaforma di sinistra chiede che non ci siano candidati provenienti dal partito socialdemocratico.

La sola questione su cui può esserci trattativa con l’Unione Europea e i creditori è quella del debito, mentre la soppressione dei Memorandum e delle misure reazionarie spettano solo alla decisione del governo di sinistra. Riportare salari e pensioni al loro livello di prima della crisi; ritorno ai contratti collettivi come esistevano prima; ritorno alla soglia minima di reddito imponibile di 12.000 euro; soppressione dell’insopportabile tassa sul gasolio per riscaldamento. Ecco le misure urgenti che Tsipras ha più volte annunciato e, per gli strati più poveri della popolazione, urgenti misure anticrisi quali la gratuità di acqua, elettricità, oltre al congelamento dei debiti personali.

I movimenti e le sinistre europee saranno decisivi per consentire che le grandi potenze non strangolino il governo di Syriza e il movimento operaio in Grecia. Non può che essere l’inizio di uno scontro globale contro la barbara austerità in tutto il continente. Questo conflitto può cominciare in un piccolo paese, ma sarà vinto definitivamente nelle strade di Roma, Madrid, Parigi, Bruxelles, Lisbona e, perfino Berlino. È ora di agire: ecco quanto possono aspettarsi di meglio Syriza e la sinistra greca.

Di questo si sta discutendo a Berlino, al vertice tra tutti i leader dei partiti della Sinistra Europea in vista delle prossime elezioni greche, che vedono candidato a premier Alexis Tsipras, che del Partito della Sinistra Europea è vicepresidente. Per l’Italia al vertice di Berlino partecipa Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, unico partito italiano aderente alla Sinistra Europea. L’incontro odierno dei leader verrà seguito domani, 9 gennaio, dalla riunione allargata della presidenza del Partito della Sinistra Europea che adotterà tutte le misure necessarie per sostenere la battaglia di Syriza.

Angela Merkel, intanto, starebbe lavorando su un doppio binario, ed è ormai chiaro che il governo tedesco stia pensando ai diversi possibili scenari che si apriranno con le elezioni in Grecia. Gli avvertimenti ad Atene, da un lato, stavolta messi in circolazione dalla Bild, che parla di un piano di «strategie concrete», l’opzione Grexit, per reagire a un’eventuale uscita di Atene dall’euro in lavorazione a Berlino. Se Tsipras dovesse vincere le elezioni, e Atene interrompesse i suoi impegni sulle riforme, scrive il tabloid di Axel Springer citando fonti di governo, salterebbe innanzitutto la garanzia di 10 miliardi prevista dal programma di aiuti. Berlino avrebbe timore, stando a questa voce, di un collasso bancario in Grecia, con ripercussioni per tutta Europa.

Sotto traccia, stando a die Zeit, si lavorerebbe a tentare un compromesso proprio con lo «spauracchio» dell’eurozona: da Bruxelles e dalla capitale tedesca si starebbe «sondando» la possibilità di trovare anche con Alexis Tsipras un punto di incontro, convincendolo a rinunciare ad alcune proposte radicali, per mantenere la Grecia nella moneta unica nel caso in cui fosse lui il vincitore delle urne. Per ora Berlino liquida i rumors mantenendo ferma la posizione ufficiale: la Germania come i suoi partner dell’Ue lavora per stabilizzare e rafforzare l’eurozona, con Atene.

1 COMMENTO

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