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L’altro 28 febbraio, no expo e mai col jobsact

Sabato 28 febbraio corteo a Milano convocato dall’Usb. Mentre la Lega marcia su Roma, il sindacalismo conflittuale va a Milano tra chi è stanco del razzismo e della xenofobia

di Francesco Ruggeri

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“Il Ministro dell’Interno Alfano esulta per ‘aver cancellato l’articolo 18 e lo Statuto dei Lavoratori’, e il Governo Renzi, fregandosene dei pareri delle Commissioni di Camera e Senato, approva il jobs act in una forma anche peggiore di quella prospettata qualche mese fa”, dichiara Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo USB. “Lo dicevamo chiaramente che l’approvazione del Parlamento di una Legge Delega, che non necessita di ulteriori ok vincolanti di Camera e Senato, avrebbe dato carta bianca a Renzi per smontare completamente il diritto del lavoro ed i diritti dei lavoratori. A poco servono, ed appaiono quasi un gioco delle parti, le proteste di parte del PD, che ha votato comunque la Legge delega, e della Cgil, che tutta insieme ha scioperato soltanto dopo l’approvazione in Parlamento. Serve invece la mobilitazione dei lavoratori, dei precari, dei pensionati ed il 28 febbraio saremo nelle vie di Milano per dimostrare che esiste un’opposizione reale, che si può e si deve dire NO a chi sta rubando i diritti e il futuro di milioni di lavoratori, per protestare contro quell’Expo che intende cementificare ulteriormente la città e realizzare la maggiore aspirazione di padroni e Confindustria, il lavoro gratuito di migliaia e migliaia di giovani. Ma c’è anche un’altra importante ragione per la quale si manifesterà il 28 febbraio proprio Milano. Mentre la Lega tenta la carta della ‘discesa’ verso Roma per rafforzare le proprie aspirazioni di guidare il centro-destra, noi andremo a manifestare a Milano per raccogliere la protesta di chi è stanco del razzismo e della xenofobia. Dobbiamo dire no a guerra e razzismo, a quel sentimento che guida la mano della peggiore destra italiana quando indica come nemici del Paese coloro che fuggono da guerre e miseria, coloro che lavorano tutti i giorni al nostro fianco, che perdono la casa, che subiscono disoccupazione e impoverimento come tutti noi. Invitiamo dunque tutte le forze sociali, sindacali e politiche che intendono opporsi al Governo Renzi e alle politiche xenofobe della Lega a scendere in piazza con lavoratori, precari, disoccupati, pensionati, studenti e migranti.

L’Unione Sindacale di Base, cogliendo l’invito del Forum Diritti/Lavoro per una manifestazione nazionale a Milano,  invita per domani, sabato 28 tutte le forze sindacali conflittuali ed indipendenti, i movimenti sociali e le forze politiche a partecipare al Corteo da largo Cairoli a piazza San Babila, ore 14.00. Questi i punti fondamentali al centro dell’iniziativa: NO al modello Expo, che introduce il lavoro gratuito con l’accordo di Cgil, Cisl e Uil e cementifica la città; per un 1° Maggio del lavoro e non dell’Expo; contro il Jobs Act, l’abolizione dell’art. 18 e i provvedimenti sul lavoro del governo Renzi; per salari e pensioni dignitose, per fermare la controriforma della pubblica amministrazione e sbloccare i contratti; per combattere la precarietà, la disoccupazione e le pensioni a 70 anni; contro razzismo e xenofobia e per il diritto all’abitare; per la democrazia ed il pluralismo nei posti di lavoro e la possibilità per i lavoratori di scegliere da chi essere rappresentati.

Sarà la prima manifestazione sindacale contro il Jobsact dal varo dei decreti attuativi, «fatta apposta nella città ove si sperimenta quella schiavitù a tempo determinato che è il lavoro gratis per Expo – osserva Giorgio Cremaschi, storico esponente della sinistra sindacale ormai in rotta di collisione con Corso Italia – nello stesso giorno a Roma scenderà in piazza il popolo antifascista e antirazzista per contestare il lepenismo in salsa leghista e Casapound. Una settimana fa a Torino decine di migliaia di persone hanno sfidato un tempo inclemente per ribadire il proprio sostegno al movimento No Tav. In tutti questi appuntamenti la Cgil era ed è assente, a parte la sua piccola corrente di opposizione interna. È un dato costante di tanti momenti di lotta di questi mesi: la Cgil non vi partecipa. Dopo lo sciopero generale del 12 dicembre, che aveva suscitato una mobilitazione persino inaspettata nel mondo del lavoro, il gruppo dirigente del principale sindacato italiano è ripiombato nella passività neghittosa che ne aveva caratterizzato tutti i comportamenti precedenti. Rompere davvero con la Confindustria che festeggia il Jobsact, fare la stessa cosa con il Pd renziano ed il suo sistema di potere, sono le due condizioni indispensabili per costruire una opposizione efficace alla politica che sta distruggendo i diritti del lavoro. Ma sono anche le uniche condizioni a cui l’attuale struttura della Cgil non vuole e non può sottostare. Così la Cgil archivia lo sciopero generale e torna all’abulia confusa che oramai la possiede. Intanto tocca a tutte le forze che oggi manifestano senza e nonostante la Cgil, tocca a queste forze il compito di costruire una vera opposizione a Renzi e alle sue politiche contro i diritti del lavoro e la democrazia costituzionale».

“Grandi annunci, kermesse, allontanamento di chi chiede la parola ai convegni, e intanto il Decreto sulla Scuola, forse, arriverà il 3 marzo”, dice Barbara Battista, dell’USB P.I. Scuola, annunciando l’adesione della sua categoria.

“Intanto la realtà è fatta di assunzioni al minimo rispetto alle esigenze di orario di lavoro tirato come un elastico, di cosiddetta meritocrazia, blocco dei contratti, mantenimento del piano Gelmini, che continua a tagliare scuole e posti di lavoro; di riduzione dei poteri agli organi collegiali di governo. Gli unici finanziamenti per il funzionamento delle scuole? Il 5 per mille. Altro che dialogo e partecipazione. In realtà tutta la politica del Governo, dal jobs act alla buona scuola, è un attacco frontale alle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori la cui portata ha pochi precedenti nella storia del nostro Paese. La Scuola pubblica viene ‘geneticamente modificata’ dalle logiche del mercato e funziona sempre più come una scuola privata. Tutto per far quadrare i conti della Trojka”.

In piazza contro i ladri di diritti, ci saranno anche i lavoratori pubblici di tutti i settori della Pubblica Amministrazione, che sfileranno insieme a lavoratori del settore privato, disoccupati, precari, cassaintegrati, pensionati, migranti e senza casa. Per l’USB Pubblico Impiego, jobs act, riforma della P.A. e riforma della Scuola sono pezzi dello stesso puzzle, elementi funzionali al processo di trasformazione del modello sociale, voluto dalla Troika per cancellare diritti ai lavoratori e ai cittadini. In questo progetto è centrale lo smantellamento del settore pubblico, per privatizzare i servizi mettendo sul mercato le protezioni sociali universali – dalla sanità, alla previdenza, all’istruzione – e rendere inevitabile il ricorso al privato. Il presunto scontro Salvini-Renzi, di fatto non mette in discussione le politiche sul lavoro e sul settore pubblico.

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