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Sinistra, di cosa parliamo quando parliamo di coalizione

Sarà una coalizione di vertice o qualcosa che nasce dal basso? Camusso gela gli entusiasmi, Ferrero non vede l’ora, il Pd la strapazza ma Landini va avanti

di Checchino Antonini

«Nella mia testa una coalizione sociale non è fatta solo con quelli che c’erano ieri. La coalizione si deve allargare». Corregge il tiro, dopo la riunione a porte chiuse di ieri, il segretario della Fiom Maurizio Landini, ospite in tv da Lucia Annunziata. Il tema centrale è comunque quello dei diritti dei lavoratori in ogni forma. Sulle pensioni, ad esempio, «Renzi non mi pare che abbia deciso di tagliare l’età. Occorre abbassare drasticamente l’età pensionabile, così si creano nuovi posti di lavoro per i giovani», è la proposta di Landini. «Oggi il punto è costruire un progetto di mobilitazione e di azioni ad ogni, livello, dove il lavoro sia centrale, e su questa base dialogare con tutti», spiega Landini ricordando come la riunione di ieri era stata decisa dalla Fiom e non era previsto che fosse pubblica. «La riunione nasceva da tre mesi di discussione, ma a questo punto ringrazio quelli che hanno reso pubblica la lettera» di convocazione. «Con Camusso sono tre mesi che ne parliamo, ne abbiamo parlato anche in Cgil», ha detto ma, in serata, è arrivata la smentita di Corso Italia. Secondo il portavoce di Susanna Camusso, nè la segretaria nè la segreteria della Cgil erano stati informati dell’iniziativa. Versione poco credibile visto che Landini ne parla da un pezzo di quest’oggetto misterioso che dovrebbe riempire il vuoto lasciato dal divorzio evidente e inedito tra Pd e Cgil. Un primo faccia a faccia c’è già stato il 23 febbraio e poi all’ultimo direttivo. Landini ha assicurato, per l’ennesima volta, che non vuole fare un partito. La Camusso ha chiarito che «la Cgil non intende trasformarsi in una organizzazione politica» e che non vuole che il suo sindacato diventi il braccio politico di qualcun’altro.

Il sindacato, dunque, come soggetto di aggregazione sociale ampia, «a difesa di tutti, a partire dai lavoratori» e una strategia di attacco al Jobs Act che punti sul referendum. Ripartire dalla costituzione, dalle leggi di iniziativa popolare e dai referendum dopo che tutti questi istituti sono ormai stati svuotati di senso. Mentre il dilemma Camusso sapeva-Camusso non sapeva e il tormentone “Landini scende in politica” tirano molto, la vera domanda viene elusa dai titoloni.

Il leader Fiom lancia l’appuntamento del 28 marzo, “Unions”, il corteo contro il jobs act. E lo fa assieme ai partner della “Via maestra” (anche se Strada, don Ciotti e Rodotà hanno mandato i propri collaboratori), iniziativa per molti versi analoga che nella passata stagione politica sembrava alludere allo stesso obiettivo: una coalizione guidata da Landini e Rodotà. Ma, e sono queste le domande eluse: la “coalizione sociale” sarà alternativa al Pd o resterà nel guado di altre esperienze politiche e di altre chiamate? A sinistra “nel” centrosinistra o alternativa e antagonista? Sarà utile contro il jobs act?

Il Pd renziano e i sindacati concertativi vedono col fumo negli occhi questa presa di protagonismo. La sinistra del Pd lancia per il prossimo sabato un’assemblea dal titolo eloquente: “A sinistra nel Pd” e lascia stizzito Vendola che dice di «voler movimentare la scena» e avverte: «Se la sinistra Pd si accontenta di vivere nello spazio del penultimatum rischia di essere un soggetto incomprensibile al Paese che chiede qui ed ora risposte diverse». La coalizione è un’«ottima notizia» per Paolo Ferrero, segretario Prc, Rifondazione Comunista è impegnata a fondo per la costruzione di una sinistra antiliberista unitaria in Italia e siamo certi che questi percorsi si intrecceranno positivamente rafforzandosi a vicenda. Da tempo sappiamo che i percorsi della trasformazione sociale si nutrono di una pluralità di protagonisti, di soggettività, di proposte: che cento fiori sboccino! Non a caso la segreteria di Rifondazione Comunista incontrerà mercoledi prossimo la segreteria della FIOM al fine di costruire la più ampia partecipazione possibile alla manifestazione del 28 marzo prossimo, che ci vedrà tutti in piazza». Ieri a Bologna, al seminario dei comitati territoriali dell’Altra Europa indetto dall’Altra Emilia Romagna, tra 150 partecipanti toni piuttosto innamorati della proposta di Landini. Tra gli interessati possono essere annoverati i settori dei centri sociali ex disobbedienti, che vantano una consuetudine sia con la Fiom che con Sel, sia la rete di Communia che – con un articolo di Piero Maestri – auspica «una coalizione sociale che si riappropri dell’iniziativa politica dal basso» «sulla base di queste necessarie caratteristiche: una costruzione (realmente) dal basso; il protagonismo di soggettività sociali e di esperienze radicate nei territori e nei luoghi della lotta di classe – contro ogni tipo di sfruttamento e oppressione – e di esperienze di riappropriazione sociale e politica; il tentativo di ricostruire una sinistra che spezzi il ciclo della sua sconfitta (e irrilevanza) storica in una direzione di radicalità di contenuti e di iniziativa. E questo a partire dal rifiuto di ogni prospettiva di “ricomposizione” dei residui di una sinistra politica che di quella sconfitta sono co-protagonisti». Orientamento all’azione e costruzione di spazi di decisione politica collettiva: ma davvero allude a tutto ciò la coalizione sociale?

Decisamente più scettica la sinistra della Cgil e della Fiom, l’area “Il sindacato è un’altra cosa”. Il fatto è che la stessa assemblea dei delegati, che ha dato il via a Landini sulla coalizione, ha scelto la linea di cercare un accordo con Fim e Uilm a tutti i costi. Delle due l’una. Tanto che Sergio Bellavita, portavoce dell’area, smentisce da Melfi (era sabato ai cancelli della Fiat per lo sciopero) «chi si aspettava un embrione di quel mutualismo necessario per costruire coscienza e soggettività a sostegno di una vertenzialità diffusa, non trova nè il mutualismo nè la vertenzialità. Sarà più una coalizione di vertice gestita direttamente dalla segreteria nazionale che un fronte sociale costruito in forma aperta e partecipata».

«Coalizione sociale per me vuol dire che gli operai vanno a bloccare gli sfratti e che gli sfrattati fanno i picchetti davanti le fabbriche per difendere gli operai – scrive infine Francesco Piobbichi, del Prc, uno degli animatori del “partito sociale” – vuol dire che poi questi insieme fanno il gruppo di acquisto contro il caro vita ed acquistano i prodotti dei contadini che danno una parte dei loro guadagni per sostenere le famiglie dei disoccupati. Vuol dire insomma costruire nello spazio che lascia lo Stato la nostra resistenza. Da questo meccanismo parte la costruzione della rappresentanza sociale che è cosa ben diversa dalla rappresentanza politica. Dovremmo incalzare e supportare qualsiasi azione che si muove in questa direzione».

 

 

 

 

 

1 COMMENTO

  1. L’occasione Landini l’ha persa il 16 ottobre 2010 a Roma sul palco di San Giovanni, allora sì che quel vuoto poteva essere riempito, ormai è troppo tardi, si è troppo compromesso. Ci ha poi riprovato il 12 ottobre 2013 con Rodotà e “Costituzione via maestra”, e ora di nuovo … fino allo sfinimento.

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