La nuova legge elettorale umbra, approvata a ridosso delle elezioni, presenta elevati rischi di incostituzionalità e una certezza: la rappresentatività degli spazi democratici non è più un valore
di Nicola Della Lena
Ribattezzata subito Umbricellum in ragione della somiglianza con il Porcellum del 2005, il nomignolo con cui la nuova legge elettorale dell’Umbria è stata soprannominata ricorda quello di una pasta tipica perugina fatta con acqua e farina senza uova: gli umbricelli. Tuttavia, l’assonanza gastronomica potrebbe non bastare a rendere digeribile questa legge elettorale che, non si mangia, ma potrebbe far mangiare a molti, a cominciare dall’asse Pd-Pdl che l’ha votata.
Approvata in fretta e furia da una maggioranza trasversale bipartisan, l’ultimo regalo della giunta uscente mette infatti subito in chiaro una cosa: il Nazareno è più vivo che mai. Del resto, c’è poco di cui stupirsi. Già un altro famoso Nazareno ci aveva abituati a morti apparenti seguite da resurrezioni miracolose, e l’Umbria è pur sempre la terra di San Francesco e San Benedetto.
Una legge varata a ridosso dalle elezioni è un osservatorio fin troppo privilegiato per comprendere qual è l’interesse politico da cui è mossa, e per il Pd umbro la priorità sembra essere quella di completare il disegno veltroniano annientando qualsiasi forma di vita a sinistra (la lista Umbria per un’altra Europa correrà da sola) e, contestualmente, di arginare la crescita del Movimento Cinque Stelle, il cui candidato presidente è Andrea Liberati, ovvero colui che – gliene va dato atto – ha scoperchiato numerosi vasi di Pandora della politica locale, dall’ammanco di milioni di euro nelle casse della curia, che hanno portato il potente ex vescovo Paglia ad essere allontanato da Terni, fino alla difficile situazione ambientale connessa alla discarica delle acciaierie Tk Ast.
La nuova normativa regionale prevede 20 consiglieri più il presidente della giunta al posto degli attuali 30. Anche per gli assessori è prevista una riduzione (saranno solo 4) e potranno anche essere tutti esterni al Consiglio. Riduzione dei costi della politica? No, come dimostra il lauto premio da poco elargito ai dirigenti della Regione. Piuttosto si tratta di una riduzione degli spazi di rappresentanza, aggravata da quello che è l’autentico capolavoro di questa legge: il premio di maggioranza e minoranza.
I seggi delle imminenti elezioni saranno infatti assegnati con criteri proporzionali e alla lista/coalizione che prenderà più voti ne spetteranno 12 seggi su 20, ovvero il 60% del Consiglio, senza che sia prevista una soglia minima di voti necessari per averne diritto (chi prende il 35% dei voti potrebbe tranquillamente avere il 60% dei consiglieri). Un principio che presenta elevati rischi di incostituzionalità proprio alla luce della bocciatura che la Corte Costituzionale ha riservato, nel 2014, al premio di maggioranza previsto dal Porcellum, comunque più basso di quello previsto dalla legge umbra.
Se la coalizione vincente non avrà ottenuto la metà più uno dei voti – come è quasi certo che accada – si avrà dunque una situazione in cui la minoranza di votanti, anche con un solo voto in più, potrà eleggere il 60% del Consiglio Regionale, mentre la maggioranza ne eleggerà una minoranza spartendosi gli 8 seggi rimanenti. Nello scenario attuale, il Pd avrebbe la metà dei consiglieri più il seggio riservato al Presidente, sempre Pd, ottenendo dunque la maggioranza del Consiglio senza avere la maggioranza dei voti. Roba mai vista, nemmeno nella Bielorussia di Lukašenko.
C’è però dell’altro. Oltre al premio di minoranza, che assegna alla lista-coalizione arrivata seconda 8 seggi di cui uno, su proposta del centro-destra, riservato al candidato presidente miglior perdente, per chi non è in nessuna delle due coalizioni premiate (presumibilmente centro-destra e centro-sinistra) lo sbarramento sale all’8%, mentre per le liste coalizzate basterà il 2,5% per eleggere un consigliere. Non a caso Sel, che pure guida esperienze di opposizione in mezza Umbria e in Parlamento, farà parte della coalizione di centro-sinistra.