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Scuola: 5 giugno manifestazioni in tutta Italia

Ritiro del Ddl scuola imposto da Renzi, no al preside padrone, no ai quiz, sì all’assunzione stabile dei precari. Il mondo della scuola blocca gli scrutini e scende in piazza. E ci saranno tutte le organizzazioni sindacali

Piero Bernocchi*

5 giugno manif scuola

Gli schiaffoni elettorali affibbiati a Renzi, al suo governo e al PD hanno molte motivazioni, ma quella prevalente attiene, a parere generale, alle politiche neoliberiste del governo nei confronti del lavoro e ancor più all’attacco sferrato stoltamente contro tutto il mondo della scuola.

Un attacco così violento da aver provocato il 5 maggio il più grande e unitario sciopero generale della scuola di sempre, evento che si ripeterà nei prossimi giorni con il plebiscitario sciopero degli scrutini che, partito dai COBAS, ha coinvolto tutte (anche questo senza precedenti) le organizzazioni sindacali. E, tra questi due eventi, gli scioperi contro i quiz Invalsi, da noi promossi, hanno visto la straordinaria partecipazione dei genitori (che hanno lasciato a casa i propri figli alle Elementari il 6 e il 7 maggio) e degli studenti il 12 maggio, portando all’annullamento di un terzo delle prove a base di indovinelli.

Di fronte a questa plebiscitaria opposizione e ai negativi risultati elettorali alle recenti Regionali (che poi sono la vera preoccupazione per chi ha il Potere come unica bussola dell’agire politico), qualsiasi leader politico o governo farebbe marcia indietro e, nello specifico, abbandonerebbe la catastrofica idea di consegnare le scuole a dei presidi-padroni secondo il pessimo modello aziendale alla Marchionne, con “un uomo solo al comando”. Per il momento però non sembrerebbe che questa elementare “saggezza” stia emergendo nel governo Renzi.

Dunque, sarà decisiva l’estensione unitaria della protesta che bloccherà gli scrutini in tutta Italia, richiedendo il ritiro del Ddl e l’emanazione di un decreto per l’assunzione stabile dei precari, secondo quanto indicato dalla Corte di giustizia europea.

Come COBAS abbiamo convocato lo sciopero degli scrutini (escludendo le classi “terminali”) per due giorni consecutivi, a partire da quello seguente la fine delle lezioni:

8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise;
9 e 10 giugno per Lazio e Lombardia;
10 e 11 giugno per Puglia, Sicilia e Trentino;
11 e 12 giugno per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto;
12 e 13 giugno per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta;
17 e 18 giugno per l’Alto Adige.

Ogni docente potrà scioperare la prima ora di ogni suo scrutinio e sarà sufficiente lo sciopero di un solo docente per farlo rinviare. La trattenuta sarà oraria e i Comitati e Assemblee di sciopero unitari che si sono costituiti, faranno in modo che l’onere sia ripartito tra il maggior numero di docenti. Va tenuto conto, però, che in alcune scuole i presidi hanno preso l’illegittima e antididattica decisione di fare scrutini prima della conclusione delle lezioni. Stante che le vie legali non avrebbero la tempestività necessaria per intervenire, anche in questo caso lo sciopero è comunque coperto, grazie alla modalità di convocazione dello sciopero di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che consente lo sciopero orario, in ogni classe, nei primi due giorni di effettuazione degli scrutini nella singola scuola.

Infine, il 5 giugno in tutta Italia il blocco degli scrutini verrà accompagnato da manifestazioni, cortei, spettacoli, feste, giochi e intrattenimenti contro la “cattiva scuola” renziana, i presidi padroni, i quiz, e per il ritiro del Ddl.

A Roma un corteo unitario, indetto da alcune RSU e con la partecipazione di tutti i sindacati che hanno promosso gli scioperi, partirà alle 17.30 dal Colosseo e si recherà a Piazza Farnese ove si svolgerà (fino alle 24) una “notte bianca” con interventi, spettacoli, teatro, balli e musica di strada, intrattenimenti vari, pizze e gelati per grandi e piccini.

*portavoce nazionale COBAS

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