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Campidoglio, movimenti fuori. Marino si blinda

Con una scusa farlocca il Campidoglio vieta la piazza a una manifestazione di Deliberiamo Roma: «Sembra Alemanno, ma noi ci andremo lo stesso»

di Giulio A.F. Buratti

deliberiamo roma

Negata – e con una scusa farlocca – dal Campidoglio l’agibilità politica dei movimenti nella cinquecentesca piazza sede del Comune. “Piazza del Campidoglio risulta impegnata da altra iniziativa promossa dall’amministrazione capitolina”, si sono sentiti rispondere, dal Gabinetto del sindaco Marino i promotori del “consiglio popolare antimafia” organizzato per domani 11 giugno dai comitati che, all’indomani dell’insediamento della Giunta, avevano promosso le 4 delibere di iniziativa popolare per sfidare l’amministrazione.

“deLiberiamoRoma”, infatti, è una campagna cittadina che attraverso quattro delibere di iniziativa popolare su acqua pubblica, uso sociale del patrimonio immobiliare abbandonato, scuola pubblica e finanza sociale intende disegnare un nuovo modello di città. Oltre alla raccolta firme per la proposizione delle quattro delibere, la campagna promuove azioni informative, di sensibilizzazione e di mobilitazione. La campagna è promossa da un’ampia coalizione sociale di cui fanno parte: CRAP – Coordinamento Romano Acqua Pubblica, rete Patrimonio Comune, Comitato art. 33 Roma e Forum per una nuova finanza pubblica e sociale – Roma. Le quattro proposte, nate dal basso, frutto dell’attivazione e della partecipazione dei cittadini, indicano una riposta collettiva alla crisi.

La connessione tra queste delibere disegna un diverso modello di città, che ha come priorità la drammaticità delle condizioni sociali provocate dalla gestione iniqua della crisi, e apre a una prospettiva politica alternativa a quella del Salva Roma, dell’austerità e della privatizzazione.

Il “consiglio popolare antimafia” è stato convocato in segno di protesta contro la mancata discussione delle delibere depositate con 32mila firme di cittadini e cittadine e contro Mafia Capitale.

L’iniziativa di cui parla il Gabinetto di Marino è il Festival delle Letterature che però, come si può agevolmente vedere sul sito dedicato, si svolge il 12 giugno alle ore 21. Il giorno 11 non vi è nessuna iniziativa pubblica annunciata, salvo il palco per il giorno dopo.

Si tratta quindi evidentemente di un pretesto che avrà l’effetto di allargare il solco tra questa amministrazione e i settori della città e della sinistra non contaminati dallo scandalo di Mafia Capitale. «Era stata data ampia disponibiltà a discutere dove collocare l’iniziativa all’interno della piazza – spiegano i promotori – un Comune travolto dal malaffare, che viola sistematicamente il proprio statuto, ora nega anche il diritto democratico di protestare persino ai comitati promotori che sono soggetti istituzionali riconosciuti dallo Statuto. Sembra di essere tornati ai tempi di Alemanno.

DeLiberiamo Roma annuncia che la manifestazione si terrà ugualmente ed invita tutti i cittadini e le cittadine a partecipare giovedì 11 giugno alle ore 18 e portare le loro proposte per cambiare Roma, che saranno votate dal “Consiglio popolare”.

In una lettera aperta ai consiglieri comunali, le reti promotrici, spiegano che il consiglio popolare è «un atto importante e pieno di assunzione di responsabilità da parte della cittadinanza che non può più vedere le istituzioni capitoline divorate dalla criminalità organizzata e quindi indica una strada di partecipazione e coinvolgimento attivo per uscire dalla melma di Mafia Capitale che oggi con un nuovo disgustoso capitolo, coinvolge in pieno il Consiglio comunale. Lo stesso Consiglio Comunale che non ha mai voluto prendere seriamente in considerazione le proposte avanzate da 32.000 cittadini con le 4 delibere di iniziativa popolare per un nuovo modello di città, è pesantemente inquinato da infiltrazioni mafiose. C’è un rapporto tra questi due fatti che non può essere ignorato. Non stupisce che Mirko Coratti, Pd, ex presidente dell’Assemblea Capitolina a libro paga di Buzzi, ignori il regolamento del consiglio per quattro mesi di seguito, negando la convocazione sulle iniziative popolari. Non stupisce che Pierpaolo Pedetti, Pd, presidente di commissione che si faceva dettare gli emendamenti da Mafia Capitale, si rifiuti di convocare la sua commissione per esaminare le proposte di gestione sociale, pubblica e trasparente del patrimonio. Ma si è andati oltre: è l’insieme del Consiglio che ha ignorato sinora le proposte sottoscritte da così tanta gente. All’indomani del primo emergere di Mafia Capitale avevamo fatto un appello al Consiglio Comunale: cambiare passo e ripartire dalla partecipazione e dal controllo popolare per debellare il malaffare da Campidoglio, convinti come siamo che solo la ricostruzione di un legame saldo della politica con la cittadinanza attiva della città, e con i bisogni reali della popolazione, può permettere di rompere i mille legami con gli affari e con la mafia consolidatisi in decenni. La pulizia non si può fare “in casa”, ma richiede di aprire le finestre per fare entrare aria nuova in Campidoglio. Ma non siamo stati ascoltati.

Da mesi il coordinamento “spiazziamoli”, e noi con loro, chiede un consiglio comunale aperto alla cittadinanza per discutere, in pubblico e con i cittadini, sulle radici di Mafia Capitale. Ma neanche questo è stato fatto. Mafia Capitale non è un problema di “mele marce” di questa o quella organizzazione politica. Mafia Capitale è un sistema trasversale che, tramite le privatizzazioni dei servizi, la gestione emergenziale delle sofferenze sociali a cui i soggetti deboli sono condannati dalle politiche di austerity, la gestione opaca degli appalti pubblici, inchioda alle proprie responsabilità un’intera classe dirigente (politici corrotti, imprenditoria privata, malavita organizzata). Non possiamo però permettere che Mafia Capitale sia discussa solo nelle sedi giudiziarie ma bisogna ridare voce e spazio a chi di Roma è l’anima, a chi la vive, la odia e la ama ogni giorno». Il “Consiglio popolare” antimafia come atto concreto e pubblico per la nascita di una nuova istituzione del Comune che si occupi veramente della città, con le proposte dei movimenti sociali, dei comitati, dei cittadini e delle cittadine.

 

 

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