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Le Ong scrivono al Brics

Al vertice Brics di Ufa, 50 organizzazioni sociali chiedono trasparenza, democrazia e sostenibilità alla Nuova Banca di Sviluppo

di Mirna Cortese

Brics 2015

Ieri nella città russa di Ufa è iniziato il settimo vertice del Brics, formato dalle cinque economie emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Occasione anche per inaugurare la loro Nuova Banca di Sviluppo (New Development Bank – Ndb-Brics nell’acronimo inglese) a cui diversi settori della cooperazione non governativa stanno guardando con interesse e attenzione. E la domanda sorge spontanea: “Sarà vera gloria?” sarà davvero questa nuova entità finanziaria indirizzata verso un nuovo modello di sviluppo? Sarà davvero una alternativa, come osa definirsi, ai modelli di sviluppo tradizionali dettati dalle potenze occidentali? Le Ong e numerose strutture della società civile internazionale non vogliono aspettare i posteri per saperlo, voglio risposte ora.

Così è che in una lettera aperta inviate ai governi del Brics, una cinquantina tra Ong e associazioni a livello mondiale hanno chiesto che la New Development Bank, il cui obiettivo è quello di finanziare le infrastrutture e lo sviluppo sostenibile dei paesi del Sud, agisca fin dai suoi primi passi con trasparenza e democrazia e che fissi standard solidi che assicurino il raggiungimento dei suoi stessi obiettivi.

Come ricorda su Ips Kanya D’Almeida, la Ndb (capitale iniziale 100.000 milioni di dollari), è nata da una combinazione di circostanze, comprese le tensioni e le frustrazioni delle cinque potenze emergenti nelle loro relazioni con la Banca Mondiale (Bm) e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), entità dominate in gran parte delle potenze occidentali e interne al Consenso di Washington.

Secondo l’organizzazione umanitaria Oxfam, tra i firmatari della lettera al Brics, un altro fattore che può spiegare perché si è arrivati alla fondazione della Nuova Banca di Sviluppo è il forte deficit esistente nella quantità di fondi destinati a progetti infrastrutturali dei paesi del Sud in via di sviluppo. In tal senso, l’assistenza ufficiale allo sviluppo e al finanziamento da parte delle istituzioni multilaterali (quali, appunto, Bm e Fmi), hanno rappresentato appena il 2-3 per centro dei bisogni dei paesi del Sud globale.

Colpita dalle sanzioni economiche occidentali in risposto alla crisi in Ucraina, Mosca ha particolare interesse a mettere in marcia la New Development Bank e spinge sulle agenzie internazionali di certificazione perché valutino il debito della Banca come primo passo per iniziare le sue operazioni finanziarie.

Anche senza contare il contributo del Sudafrica, ultimo membro ad entrare nel Brics, i quattro paesi restanti cumulano il 25% del Pil mondiale e il 41,4% della popolazione del pianeta, all’incirca 3.000 milioni di persone. Inoltre le frontiere di questi paesi ricoprono la quarta parte della superficie terrestre in tre continenti.

4 principi da rispettare

“Il modello di sviluppo esistente in diversi paesi emergenti e in via di sviluppo è quello che favorisce strategie centrate nell’esportazione di materie prime e su politiche socialmente dannose e ambientalmente insostenibili, provocando così maggior iniquità tra i paesi e al loro interno” si legge nella lettera aperta che le Ong hanno inviato al Brics che continua: “Se davvero la Banca del Brics vuole rompere con questa storia, deve impegnarsi a rispettare alcuni principi”.

La lettera poi elenca i punti fondamentali che, secondo le Ong, che la Nuova Banca di Sviluppo dovrà rispettare se davvero vuole dimostrate di essere un ente finanziario alterativo, se vuole davvero rendere nuovo il nuovo:

1- Promuovere uno sviluppo per tutti e tutte;

2- Essere trasparente e democratico;

3 – Stabilire standard forti e garantirne la conformità;

4 – Promuovere lo sviluppo sostenibile.

Anche se “Lo statuto costitutivo del Ndb ha un articolo sulla trasparenza e sulla rendicontazione… finora non abbiamo visto indizio alcuno di politiche operative in materia di trasparenza o in relazione con meccanismi di rendicontazione” ha commentato a Ips Grethen Gordon, coordinatrice di Bank on Human Rights, la Banca per i Diritti Umani, una rete mondiale di movimenti sociali.

In quanto al tipo di sviluppo offerto dalla Ndb, ha aggiunto Gordon, “Non abbiamo ancora segnali che la Nuova Banca di Sviluppo del Brics prenderà una direzione qualitativamente differente dalle istituzioni interne al Consenso di Washington”.

Una delle principali preoccupazioni delle Ong è che la Banca del Brics non faccia altro che ricopiare il vecchio modello di sviluppo basato su “megaprogetti” che hanno reso le popolazioni ancora più povere.

Per questo i gruppi della società civile che operano nei paesi del Brics, e non solo, esigono un processo partecipativo e trasparente, che identifichi strategie e politiche affinché la Ndb possa avere un corso differente e offrire ai popoli un vero sviluppo.

Elenco delle associazioni e Ong firmatarie della lettera aperta al Brics:

Conectas Direitos Humanos – Brasile
Friends of the Siberian Forests – Russia
Centre for Applied Legal Studies – Sudafrica
Ecoa – Ecologia e Ação – Brasile
Consumer Unity and Trust Society (CUTS International) – India
OT Watch – Mongolia
Foundation for Environmental Rights, Advocacy & Development (FENRAD) – Nigeria
Jamaa Resource Initiatives – Kenya
ActionAid International
Rivers without Boundaries – Mongolia
Vasudha Foundation – India
Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights – USA and Switzerland
Global Network for Good Governance (GNGG) – Cameroon
Plataforma de Direitos Humanos – Dhesca – Brasile
Friends of the Earth US – USA
Foundation For The Conservation Of The Earth (FOCONE)- Nigeria
Asociación Ambiente y Sociedad – Colombia
Foro Ciudadano de Participación por la Justicia y los Derechos Humanos – Argentina
Instituto de Pesquisa e Formação Indígena (Iepé) – Brasile
Social Justice Connection – Canada
Coordinadora de Comunidades Afectadas por la Construcción de la Hidroeléctrica Chixoy (COCAHICH) – Guatemala
Fundar, Centro de Análisis e Investigación – Messico
Actions pour les Droits, l’Environnement et la Vie (ADEV) – Democratic Republic of the Congo
CIVICUS: World Alliance for Citizen Particpation – Sudafrica
Peoples Front Against IFIs – India
Fórum da Amazônia Oriental (FAOR) – Brazil
Movimiento Ciudadano frente al Cambio Climático (MOCICC) – Peru
International Rivers – International
Fundación para el Desarrollo de Políticas Sustentables (FUNDEPS) – Argentina
Otros Mundos – Mexico
Haldia Dock Complex Contractor Shramik Union (HDCCSU) – India
Sexual Minorities Uganda (SMUG) – Uganda
Asociación Interamericana para la Defensa del Ambiente (AIDA)- Regional
Rede de Cooperação Amazônica (RCA) – Brasile
Red Mexicana de Afectados por la Mineria (REMA) – Mexico
Lumière Synergie pour le Développement – Senegal
Derecho, Ambiente y Recursos Naturales (DAR) – Peru
Centro Terra Viva- Estudos e Advocacia Ambiental – Mozambico
Indian Social Action Forum (INSAF) – India
Inclusive Development International – USA
Fundación Ambiente y Recursos Naturales – Argentina
FIAN International – Brazil
Accountability Counsel – USA
JUSTICIA Asbl – Democratic Republic of the Congo
L’Association des Jeunes Filles pour la Promotion de L’Espace Francophone – Guinea – Conakry
Forest Peoples Programme – UK
Arab NGO Network for Development (ANND) – Libano
International Accountability Project
Southern African Faith Communities’ Environment Institute – South Africa
ONG HADASSA – Gabon
Institute for Economic Research on Innovation – South Africa
Amnesty International
Progressive Plantation Workers Union (PPWU) – India
Rede Brasileira Pela Integração dos Povos (REBRIP) – Brasile

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