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Giornata mondiale Aids, “sempre più persone ossessionate dal virus”

Aids, la Lila: allarme “worried well”, persone angosciate per comportamenti a rischio zero: dal bacio fino alla puntura di zanzara. Circa 3500 nuovi casi l’anno di Hiv. Un migrante su 5 contagiato in Italia

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ROMA – Il 6,86% delle 5703 chiamate che sono arrivate al servizio di counseling telefonico della Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (Lila) tra il 30 settembre 2014 e il 30 settembre 2015 provengono da “worried well”, ovvero persone il cui rischio di infezione è nullo ma che, ciononostante, nutrono una forte apprensione nei confronti dell’Hiv. Si tratta di un fenomeno in crescita (erano il 6,33% nel 2014) composto nell’85,68% da uomini e nel 14,32% da donne. Il rapporto 2015 dei centralini Lila, segnala che, secondo alcuni autori, la maggior parte di queste persone sono soggette a “pensieri perseveranti o ruminazioni, che sono altamente ansiogeni”. Anche se “il contenuto di tali pensieri varia, ma la forma è per lo più la stessa: la persona cerca di ricordare sistematicamente ogni dettaglio di ciascuna presunta o reale esposizione al rischio al fine di rassicurarsi sul fatto di non essere mai stato effettivamente esposto al virus”. In particolare, “le persone ossessionate dalla paura dell’Hiv cercano attivamente di ottenere informazioni sulla malattia da qualunque fonte” e “cercano continuamente e spasmodicamente conferme al fatto di non essere state contagiate e si sottopongono ripetutamente al test”.

I “worried well”, sottolinea Lila, fanno parte di un più ampio gruppo di persone che tendono a preoccuparsi di aver contratto l’Hiv senza aver attuato comportamenti che determinano un effettivo rischio di trasmissione del virus. In particolare questi comportamenti erroneamente considerati a rischio sono: il rapporto orale ricevuto, la masturbazione ed il sesso vaginale protetto. “Ma esistono ancora paure del tutto immotivate – sottolinea il rapporto – come la puntura di zanzare, bere dallo stesso bicchiere o aver usato i fazzolettini forniti da una sex worker”. (lj)

Hiv, circa 3500 nuovi casi l’anno. Un migrante su 5 contagiato in Italia

I dati del Simit: grazie alla ricerca negli ultimi anni le terapie che tengono a bada il virus sono migliorate, ma si parla sempre meno di Hiv e la ricerca di base non e’ più attiva come negli anni precedenti. Allarme sifilide

Roma – Grazie alla ricerca degli specialisti, negli ultimi anni le terapie che tengono a bada l’Hiv sono migliorate, con una soppressione virale costante ed efficace. Tuttavia la ricerca di base non e’ piu’ attiva come negli anni precedenti, probabilmente per dedicare attenzione ad altre tematiche, soprattutto per le terapie per la cura dell’epatite C. E c’e’ ancora il grande problema della prevenzione: si parla sempre meno sia di Hiv che di tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili. E’ l’analisi del Simit – Società Italiana di malattie infettive e tropicali, alla vigilia delal Giornata mondiale contro l’Aids.

Bisogna promuovere l’informazione e esortare all’uso del preservativo come strumento piu’ efficace di prevenzione, onde evitare un costante aumento di infezioni, già attestato tra i 3.500 e i 4.000 casi l’anno. “E’ opportuno evocare- aggiunge Tullio Prestileo, Dirigente Medico Uoc di Malattie Infettive Ospedale Civico-Benfratelli, Palermo- l’argomento della Prep, la terapia post-esposizione, aspetto necessario da sviluppare, sebbene non rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale, che limita gia’ l’accesso ai farmaci ai pazienti affetti da epatite C. Il tema e’ quanto piu’ urgente se si pensa che nei nostri ambulatori, le infezioni da sifilide stanno crescendo in maniera preoccupante: sarebbe dunque molto utile se almeno a titolo personale fosse possibile l’acquisto della terapia della Prep, diffondendo e offrendo parallelamente l’uso del preservativo a scopo preventivo”.

Flussi migratori e Hiv. L’enorme incremento dei flussi migratori degli ultimi mesi ha determinato un aumento della richiesta in campo assistenziale da parte di alcune persone che presentavano problematiche di tipo infettivologico. E’ andato crescendo il numero dei casi di tubercolosi, che ha determinato a sua volta un forte aumento delle richieste di ricovero. Possiamo affermare con certezza che non ci sono assolutamente rischi per la salute degli italiani derivanti dai fenomeni migratori. Si pensi che almeno il 20% della diffusione del virus dell’Hiv tra i migranti riguarda il contagio che avviene dopo l’arrivo in Italia: questo e’ il risultato di uno studio presentato pochi giorni fa a Barcellona al Congresso europeo sull’Aids.

Sifilide e Hiv. “Esistono- spiega il Prof. Francesco Castelli, Clinica di Malattie Infettive e Tropicali della Universita’ di Brescia- evidenze di una sinergia negativa tra infezione sifilitica ed infezione da Hiv, con un impatto peggiorativo della sifilide sulla infezione da Hiv ed una maggiore suscettibilita’ dei pazienti Hiv-positivi alle forme piu’ gravi e neurologiche della sifilide (neurosifilide). Appare dunque essenziale una diagnosi precoce della infezione sifilitica nei pazienti Hiv+ per poter instaurare un trattamento immediata con benefici clinici individuali, ma anche limitando il periodo di infezione e dunque anche la contagiosita’ del paziente con benefici di salute pubblica. Per fare cio’ e’ essenziale la consapevolezza della classe medica al fine di porre in essere gli adeguati screening periodici nei pazienti affetti da infezione da Hiv o comunque che riferiscano comportamenti sessuali a rischio”.

Sifilide. La sifilide, nota in Europa dalla fine del XV secolo quando fu introdotta dai marinai di Cristoforo Colombo di ritorno dalla scoperta delle Americhe, sta vivendo una fase di recrudescenza in tutto il mondo occidentale soprattutto nell’ambito delle comunita’ omosessuali ed in particolare associazione con la infezione da Hiv. La incidenza di nuovi casi di infezione sifilitica nei soggetti di genere maschile che hanno sesso con uomini ed affetti da infezione da Hiv e’ infatti segnalata in forte aumento da numerosi studi mondiali, europei ed anche italiani. Cio’ e’ dovuto verosimilmente ad una diminuita consapevolezza nei giovani adulti del rischio di contrarre infezioni per via sessuale (omosessuale ma anche eterosessuale) laddove si adottino comportamenti promiscui con partner multipli, richiedendo un forte messaggio preventivo da parte delle societa’ scientifiche e delle autorita’ di sanita’ pubblica.

Sifilide: come avviene il contagio. Oltre che per via sessuale (da non sottovalutare la via sessuale orale), la infezione sifilitica puo’ essere trasmessa anche per via verticale dalla madre infetta al feto, dando luogo alla possibilita’ della sifilide congenita con le sue drammatiche conseguenze. Purtroppo si assiste in questi anni ad un ritorno della sifilide in gravidanza sia nei Paesi a basso reddito che nel mondo occidentale, richiedendo con urgenza una attenzione della classe medica per poter identificare e trattare precocemente le gravide infette, unica possibilita’ concreta ed efficace per prevenire la sifilide congenita, conclude la Simit. (DIRE)

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TAG: WORRIED WELLAIDSHIVLILA

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