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Cariche e discariche del cerchio magico di Virginia Raggi

Miasmi di fogna nelle vicende Raggi e Muraro a Roma. Un’indagine che partita da Viterbo arriva alla Gesenu (ex municipalizzata di “pertinenza” DS/PD) e poi a Cosa Nostra di Catania

di Cadmo l’antico

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Raggi e Muraro leggono mail

Sui giornali online ieri mattina, i messaggi tra Paola Taverna, senatrice del 5stelle, e Di Maio, vicepresidente della Camera, scambiati il 4 Agosto. Di Maio: “Muraro è iscritta nel registro degli indagati?”, Taverna “Posso essere più precisa domani”, Di Maio “Posso sapere almeno se il 335 è pulito o no?”, Taverna “No non è pulito”. Qualche Candide ha pensato che nella seconda parte dei messaggi Di Maio parlasse del bus 335 Rivoli – Torino – San Mauro e dato che sua zia Addolorata trasferitasi recentemente in Piemonte è debole coi vomitini causati dai cattivi odori chiedeva giustamente alla romanissima Taverna se sapeva se quel giorno il bus fosse pulito o meno per avvertire appunto zia Addolorata. I più non credono all’esistenza di zia Addolorata e propendono a ritenere invece che il 335 sia il certificato da richiedere in Procura della Repubblica sui carichi pendenti da cui si viene a sapere se si è indagati (tranne che per terrorismo e mafia i cui dossier sono secretati) per qualsiasi reato. Tra l’altro la locuzione “335 pulito” ha a che fare con un gergo tipico di chi conosce le questioni giudiziarie.

Ma da dove origina tutta questa storia? Nasce dalle polemiche sull’assessore Muraro, scelto dal sindaco di Roma Raggi, sorte sin dallo scorso luglio. La Muraro è stata una figura tecnica inaffondabile in materia di “monnezza” romana da Veltroni fino ad Alemanno, con Marino le sue quotazioni erano valutate in caduta; anzi sono noti i contrasti con Fortini, capo dell’AMA, l’azienda comunale dei rifiuti, scelto da Marino. La Muraro era considerata una filoinceneritori, tra l’altro non lontana dal Sire laziale della monnezza, Cerroni, forte delle sue discariche. E dire che Fortini aveva provato a rompere il cordone ombelicale ROMA/AMA/CERRONI ma mal gliene incorse a tal punto da doversi dimettere pochi giorni fa dall’AMA in forte polemica con la Muraro e con Vignaroli, deputato ruspante 5stelle di Corcolle nonché fiancé della senatrice Taverna; Vignaroli aveva visto e incontrato cordialmente proprio il Cerroni, plurindagato da tempo e sotto processo. Gli è pure che però in questi mesi la Procura della Repubblica di Roma stava indagando ancora una volta proprio sulle società riconducibili a Cerroni nei suoi rapporti con Ama e il Comune di Roma. E qui cominciano una serie di episodi tra la farsa e la commedia dell’arte più becera.

Per tutto agosto e per la prima settimana di settembre i vertici del 5stelle romano e nazionale negano di sapere alcunchè sulle eventuali vicende giudiziarie dell’assessore Muraro, anzi talvolta sono quasi aggressivi nei confronti dei giornalisti al riguardo. Invece alcuni del minidirettorio romano, tra cui la senatrice Taverna e l’eurodeputato Castaldo, sapevano e sviavano o mentivano. Dal 4 agosto anche di Maio è edotto; e questo è particolarmente grave in quanto Di Maio è nei fatti il capo del direttorio nazionale 5s nonché il responsabile dei rapporti con gli enti locali: in altri casi simili era stato molto duro con gli amministratori locali 5s sotto indagine penale: ma ci sono evidentemente figli e figliastri.

Per arrivare agli ultimi giorni. La Raggi, sindaco di Roma, con la Muraro sono costretti sotto audizione in Commissione parlamentare sulle ecomafie, che ha la stessa valenza dell’autorità giudiziaria, ad ammettere che sapevano da mesi delle indagini sulla Muraro. A quel punto la Raggi non vuole rimanere da sola col cerino in mano e sostiene di aver avvertito i vertici romani e nazionali del 5s dell’avviso di garanzia alla Muraro. Al che le cose si ingarbugliano ulteriormente, Di Maio e i vertici romani continuano a dire di non saperne niente. La Raggi allora smentisce se stessa dicendo di non aver avvertito nessuno dell’avviso di garanzia. Fino a stamattina quando un paio di testate online pubblicano i testi dei messaggi scambiati tra le persone di cui si è parlato all’inizio. La conseguenza sono state imbarazzi incandescenti, frasi sconnesse senza senso: cose particolarmente gravi provenienti da chi riveste come di Maio, la carica di vicepresidente della Camera.

Ma c’è un’altra novità. Sul Corriere della Sera la Sarzanini scrive:

C’è un documento che dimostra in maniera chiara il legame tra Paola Muraro e le società di Manlio Cerroni, il ras dei rifiuti a Roma imputato proprio per la gestione della spazzatura e adesso indagato nel nuovo filone d’inchiesta. E avvalora il sospetto dei pubblici ministeri che nel suo ruolo di consulente di Ama, ricoperto per ben 12 anni, la donna abbia favorito le aziende private danneggiando la stessa municipalizzata. È l’elenco dei componenti del comitato tecnico-scientifico di Ecomondo 2016, la «piattaforma tecnologica per la Green e Circular Economy nell’area Euro-Mediterranea» che quest’anno si svolgerà a novembre a Rimini. La dicitura è eloquente: «Paola Muraro & Carlo Noto La Diega». Noto La Diega è il socio di Cerroni nella società Gesenu e in altre aziende del gruppo, oltre a essere stato il coordinatore per il monitoraggio ambientale della discarica romana di Malagrotta. Perché l’assessore all’Ambiente del Campidoglio si muove in tandem con un personaggio così controverso, peraltro finito agli arresti lo scorso anno nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti a Viterbo? Qual era la reale natura di questo rapporto che arriva direttamente a Cerroni? Per rispondere a questi interrogativi i magistrati stanno ricontrollando tutte le delibere e hanno deciso di acquisire le dichiarazioni dei redditi della Muraro proprio per controllare le «entrate», oltre alla consulenza con Ama che per dodici anni le ha fatto guadagnare oltre un milione di euro.”.

Ora la Muraro, assessore della Raggi, è senza imbarazzo nel comitato tecnico scientifico di Ecomondo 2016 in partnership con l’indagato e arrestato Noto La Diega; un’indagine che partita da Viterbo arriva alla Gesenu (ex municipalizzata di “pertinenza” DS/PD già sotto altre indagini negli ultimi 10 anni) e poi a Cosa Nostra di Catania. Del comitato tecnico scientifico di Ecomondo 2016 fa parte, tra i pochi, anche Stefano Ciafani, esponente di caratura pesante del nazionale di Legambiente: neanche lui non sa niente su chi sia Noto La Diega? Si avvertono, si direbbe, i miasmi di orrendi inciuci trasversali nel mondo dei rifiuti, cosa purtroppo già sovente verificatasi!

Manlio Cerroni
Manlio Cerroni

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