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Sapienza, il preside del Sì vieta le iniziative degli Studenti per il No

E il questore di Roma vieta la piazza per gli studenti che manifestano il 7 ottobre. Il caso del preside di Giurisprudenza: firma il manifesto “Basta un Sì” e blinda la facoltà. Manifestazioni in tutta Italia

di Giulio AF Buratti

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Roma, il questore vieta la piazza agli studenti, il preside vieta la facoltà. Dal questore, in fondo, non ci si aspettava nulla di diverso. Il Preside di Giurisprudenza della Sapienza, Paolo Ridola, è uno dei firmatari del Manifesto “Basta un Sì” (http://www.bastaunsi.it/manifesto/), è una delle foglie di fico scientifiche della riforma costituzionale Boschi Verdini. Quando nega l’agibilità per iniziative sul referendum del 4 dicembre sa perfettamente di svolgere il suo ruolo nella difficilissima campagna referendaria. «Gli abbiamo chiesto l’autorizzazione per organizzare un’iniziativa di discussione sul Referendum Costituzionale in cui mettere a confronto i modelli di bicameralismo presenti in Europa –  spiega Federica Ciarlariello, studentessa di Giurisprudenza e coordinatrice di Link Sapienza –   ma il Preside ha vietato qualunque iniziativa degli studenti e delle studentesse fino al 4 Dicembre, nonostante lui in prima persona abbia firmato il Manifesto del Comitato “Basta un Si”, senza curarsi del ruolo istituzionale che svolge». Decisione che agli studenti pare «assurda ed antidemocratica perché lede la libertà d’espressione e non permette il confronto e la partecipazione all’interno dell’unviersità, che dovrebbe invece incentivare e valorizzare le iniziative autogestite».

Gli studenti provano a controbattere con un’assemblea pubblica nell’atrio di Giurisprudenza l’11 Ottobre alle 12, «bastano delle sedie in cerchio per riprendere parola, per informarsi e decidere».

Intanto domani anche gli studenti della Sapienza saranno in piazza, come avverrà in tutta Italia.

Ma a Roma, il questore ha utilizzato la norma che limita la libertà di manifestare nelle giornate infrasettimanali infrasettimanali: «E’ sintomo di una grande chiusura da parte di chi questa città la amministra (da più o meno tempo) – dicono gli studenti dell’assemblea cittadina denunciando l’ennesima limitazione dell’agibilità politica da parte del governo. «Siamo però una generazione non più disposta a subire passivamente le imposizioni di governi ed amministrazioni comunali. Avevamo richiesto di arrivare fin sotto al Parlamento per gridare con forza il nostro NO alla riforma costituzionale e alle politiche governative, ciò non ci è stato concesso. Ci apprestiamo a vivere un processo di normalizzazione di quella che è però a tutti gli effetti una straordinaria e forte limitazione della libertà di espressione ed associazione, non ci stiamo e lo ribadiremo dentro le scuole, nelle piazze e nelle strade di Roma!».

Il 7 ottobre, dunque, sarà la prima discesa in piazza, connessa alla battaglia per il No, per gli studenti che vivono scuole e atenei stremati da anni di politiche di definanziamento e smantellamento di welfare e diritto allo studio. Il paese in cui le tasse universitarie sono tra le più alte d’Europa, il numero dei laureati è in decrescita, i dati di abbandono dei percorsi formativi sono sempre più alti, l’Università si fa sempre più escludente e per pochi.

Il governo si appresta ad inserire in legge di stabilità il cosiddetto “Student Act” che contiene misure spot e rispondenti ad un disegno neoliberale di welfare studentesco, che prevede super borse per 500 “geni” e un bonus diciottenni di 500 euro. In vista del referendum, il governo punta su misure propagandistiche e per pochi, incapace di rispondere alle reali esigenze del paese.

La rete della Conoscenza sta, al contrario, promuovendo All In, la legge di iniziativa popolare sul diritto allo studio, per un sostanziale allargamento dei beneficiari di borse e servizi per il diritto allo studio e una riforma della tassazione con una no tax area fissata a 28.000 euro di Isee.

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