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Cent’anni senza Jack London

Cent’anni fa moriva Jack London, scrittore prediletto per molti lettori da più di cent’anni in qua. Un tributo a Trieste, nuove e vecchie uscite, l’amicizia con Corto Maltese

di Checchino Antonini

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«L’altro giorno ho ricevuto una lettera. Veniva dall’Arizona e iniziava così: “Caro compagno.” Alla fine la persona concludeva con “Tuo per la Rivoluzione”. Per rispondere ho aperto così la mia lettera: “Caro compagno.” e ho concluso con “Tuo per la Rivoluzione”(…) si tratta anche del primo movimento organizzato di uomini e donne che diventa movimento mondiale, i cui confini sono i confini del pianeta stesso».

Rivoluzionario socialista lucido e poi disilluso, London non abbandonò mai la speranza in un riscatto per chi veniva dagli abissi della società. Morì tragicamente il 22 novembre 1916 per suicidio o per una accidentale overdose di antidolorifici. Nel 1909 Jack London raccoglie alcuni dei suoi migliori scritti e pubblica Revolution and Other Essays, un libro in cui intreccia fantapolitica e teorie scientifiche e che si abbatte come un ciclone sul mercato editoriale, scatenando gli aspri attacchi dell’establishment. Riproposto nel 2007 per la prima volta in Italia, Rivoluzione rivela tutta la sua inquietante attualità in tredici profetiche riflessioni, sorrette dalla scrittura mozzafiato di Jack London, che riesce a trasformare sociologia, scienza, filosofia e politica in splendida letteratura.

E oggi sono giusti cent’anni che è morto. Ebbe a scrivere Hugo Pratt:

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«Io non sono solamente figlio di Melville, di Conrad, di Stevenson, come certi giornalisti vorrebbero farmi ammettere, forse perché vogliono a tutti i costi farmi figlio di quello che loro stessi hanno letto e conosciuto. Sono anche figlio della Romantica Sonzogno. Già a otto anni leggevo Zane Grey, Jack London…». Ancora: «Jack London, un altro avventuriero, e senza dubbio uno degli scrittori piu importanti per la mia formazione. Per due volte, nelle mie storie, prima in Ernie Pike, La fuga, e poi in Teste e funghi, rendo omaggio a London ispirandomi a una delle sue storie in cui racconta di un uomo che, per evitare la tortura, riesce a farsi uccidere subito avendo persuaso i suoi nemici di essere immortale. E naturalmente London è uno dei personaggi principali di La giovinezza di Corto».

Pratt ha sempre considerato naturale che Corto Maltese continuasse anche dopo di lui. Chi è stato a lungo con lui, come Patrizia Zanotti, racconta che «riteneva che il suo personaggio vivesse, in certo qual modo, di vita propria e che nessuno avrebbe potuto impedirgli di riprendere il viaggio, anche quando lui, Hugo, non fosse più stato al suo fianco». E non è un caso che nella storia di Corto non scritta dal disegnatore veneziano, Sotto il sole di mezzanotte (degli spagnoli Juan Díaz Canales e Rubén Pellejero) proprio Jack London sia il detonatore dell’avventura. Lungo la trama il marinaio presta al suo carceriere il romanzo Star Rover (Il vagabondo delle stelle) di Jack London, e questi, appassionandosi a quella lettura, non vorrà più restituirglielo.

La vita breve ma intensa, il vitalismo incontenibile, rivoluzionario, di Jack London rimangono, a cent’anni dalla morte dello scrittore, «un monito a non darsi mai per vinti o sconfitti». E i suoi scritti, dei quali non c’è ancora certezza sul numero esatto, da ‘Zanna Bianca’ a ‘Il richiamo della foresta’ a ‘Martin Eden’ a ‘Il tallone di ferro’ hanno ancora molto da dirci sul rapporto tra uomo e natura, sulle conseguenze del capitalismo e il futuro della società. A tutto questo rende omaggio il ‘Jack London Tribute‘, tre giornate, dal 22 al 24 novembre a Trieste, di racconti, aneddoti, omaggi e testimonianze, a cura del regista e autore Massimo Navone e dello scrittore Davide Sapienza, tra i principali esperti e traduttore italiano di London. E arrivano in libreria per Chiarelettere ‘Il senso della vita (secondo me)‘, con introduzione di Mario Maffi e per Orecchio Acerbo tornano ‘L’ombra e il bagliore‘ con le illustrazioni di Fabian Negrin, il racconto prediletto da Borges e ‘Il richiamo della foresta‘ in grande formato con le illustrazioni di Maurizio A.C. Quarello.

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Nato il 12 giugno 1876 a San Francisco e morto il 22 novembre 1916 a Glen Ellen, London resta ancora una figura da esplorare. Figlio di un astrologo ambulante che si rifiuta di riconoscerlo, con un padre adottivo che passava da un fallimento commerciale all’altro, London è cresciuto insieme a compagnie poco raccomandabili. Leggendario scrittore di inizio Novecento, si è misurato in mille mestieri. «Prima che mi dessero tutti questi titoli, ho lavorato in una fabbrica di conserve, in una di sottaceti, sono stato marinaio, ho trascorso mesi fra le schiere di disoccupati a cercar lavoro; ed è questo lato della mia vita che io venero di più, e a cui voglio restare attaccato finché vivo» spiega London ne ‘Il senso della vita’.

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Il tributo si apre il 22 novembre al Teatro Miele di Trieste all’insegna di «Jack London, l’uomo venuto dal futuro» dove è atteso un intervento in video realizzato per l’occasione dall’attore Marco Paolini, che con il suo «Ballata di uomini e cani» ha portato in scena con grande successo in questi ultimi anni alcuni racconti brevi di London sul rapporto uomo-natura. Fra gli altri contributi quelli di Claudio Bisio, Marco D’Amore, Paolo Pierobon, Gigio Alberti, Antonio Catania, Massimo Cirri, Giampiero Solari, Matteo Caccia, Nuzzo Di Biase, Cristina Donà ed Eleonora Giovanardi. Al centro della seconda serata invece lo spettacolo ideato e firmato da Massimo Navone, ‘Come il cane sono anch’io un animale socievole’, ispirato a ‘La peste scarlatta’ con cui nel 1912 London sperimenta uno dei primi prototipi di narrativa ‘post-apocalittica’ e ‘La forza dei Forti’. Lo spettacolo coinvolge gli spettatori in una performance letteraria interattiva. In chiusura del Jack London Tribute, l’affabulazione/spettacolo ‘Il Richiamo di Zanna bianca’ di e con Davide Sapienza per la regia di Umberto Zanoletti e le canzoni di Francesco Garolfi. E, all’ora dell’aperitivo, ogni giorno il Jack London Drink, reading di brani da ‘John Barleycorn, memorie alcolich’ e altri racconti sorseggiando alcuni dei cocktail preferiti da London. Come dice Maffi nell’introduzione a ‘Il senso della vita’: «In un panorama editoriale che sembra continuare a privilegiare il ripiegamento su se stessi, il narcisismo e l’individualismo, le piccole tempeste nella tazzina da tè, il rifiuto dell’impegno e dello schierarsi, l’accettazione del ‘come è’ e l’ossessiva ricerca in esso d’una piccola (e illusoria) nicchia personale, ben venga l’aria pura, piena d’ossigeno e di vita, che spira ormai da cent’anni da questi testi, da queste parole».

Dal 21 novembre al 2 dicembre Graziano Piazza legge Il popolo degli abissi romanzo di Jack London dai microfoni di Radio 3, nella rubrica Ad alta voce. Un adattamento in 10 puntate.

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