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Forenza: «Il Parlamento europeo non dev’essere una zona rossa»

Elezioni presidente Parlamento Europeo – il discorso di Eleonora Forenza, candidata Gue/Ngl: «Un’altra Europa è possibile»

da Strasburgo, Eleonora Forenza

Car@ collegh@,

desidero innanzitutto ringraziare la GUE/NGL per avermi candidata alla presidenza del Parlamento europeo. Una candidatura che non vuole rappresentare un gruppo, ma una speranza: una alternativa reale, una vera discontinuità, una proposta rivolta a tutt@ voi.

Sono una femminista. Da una prospettiva femminista si può immaginare una Europa e una politica differente per tutt@. Una femminista può fare la differenza anche alla presidenza del Parlamento europeo: e non si tratta solo di interrompere la lunga serie di giacche e cravatte. In una Europa in cui una donna su tre subisce violenza fisica  opsicologica, battersi per la ratifica e la piena attuazione della convenzione di Istanbul, superare il gender pay-gap, contrastare sessismo e omofobia sono priorità: da Presidente rafforzerei il funzionamento e il ruolo del gender mainstreaming network nella vita di questo parlamento. Incarnare la discontinuità, mettere al centro del progetto europeo l’autodeterminazione di donne, uomini e popoli.

Provengo dal Sud Europa: le politiche di austerità hanno trasformato la questione meridionale in una questione continentale, aumentando il divario tra Nord e Sud Europa, ricattando col debito il popolo greco, italiano, spagnolo, portoghese. Se le politiche di austerità hanno creato un centro e una periferia, hanno messo interi popoli a margine del progetto europeo, le politiche di respingimento di donne e uomini migranti hanno fatto del Mediterraneo una mortifera frontiera: 5000 morti nel Mediterraneo nel 2016. Una vergogna e una colpa incancellabile per l’Unione europea. Se l’Europa vuole essere il continente dei diritti umani, non può continuare a perpetrare un crimine contro l’umanità. L’unico muro che dobbiamo costruire è quello contro il razzismo e la xenofobia.

La prima cosa che farei da Presidente del Parlamento europeo? Portare solidarietà nelle carceri turche ai deputati e alle deputate dell’HDP imprigionati dalla repressione di Erdogan, che l’UE continua a finanziare in cambio di un blocco dei flussi migratori.

Oggi tutti i candidati alla Presidenza parlano della necessità di cambiare, di porre fine alle politiche di austerità. La grande coalizione è morta sentiamo dire. In realtà più che altro è rimasta orfana: perché nessuno degli esponenti dei tre grandi gruppi che l’hanno composta, il Presidente uscente che la garantiva, se ne assume la responsabilità. Tutti ci chiedono quale candidato dei più grandi gruppi sosterremo qualora io non dovessi arrivare al quarto turno. Chiedo io a voi se è maggiore garanzia di discontinuità chi ha fatto parte della grande coalizione o chi l’ha sempre criticata. La mia è una reale alternativa alla grande coalizione che potete sostenere. Penso di poter essere la migliore garanzia di una autonomia del parlamento da commissione e consiglio, non avendo partecipato mai a nessun G5 ma solo contestato G8; di pari dignità di tutti i deputati e di un funzionamento del Parlamento non bloccato dall’accordo tra i grandi gruppi.

Un reale potere di iniziativa legislativa per il Parlamento, una revisione dei trattati a 60 anni da quelli di Roma, la fine dello  sperpero di due sedi per il Parlamento europeo: come presidente vorrei dare voce a tutto questo.

Ma soprattutto vorrei essere una voce per la mia generazione e per quelle più giovani: appartengo a quella generazione per cui l’Europa non è mai stata il sogno e il progetto disegnato da Altiero Spinelli, nel cui manifesto continuiamo a riconoscerci; ma un incubo fatto di disoccupazione e precarietà, quella precarietà che io stessa da ricercatrice precaria ho sperimentato prima di diventare parlamentare europea. è a loro che bisogna ridare il presente perché abbia un futuro quel progetto europeo che Austerità, Fiscal compact, ricatto del debito stanno distruggendo insieme alle loro vite.

Anche questo Parlamento può dare e deve dare un segnale di cambiamento a partire dall’elezione del suo Presidente: perché ai populismi si può rispondere solo con più democrazia. Alla crisi della rappresentanza non con più governance ma con più partecipazione. Il parlamento deve essere casa di quei cittadini che promuovono ICE per il reddito minimo, perché senza un welfare europeo, senza giustizia sociale l’Europa muore; di quei movimenti che hanno promosso l’ICE per il diritto all’acqua come diritto umano e. Un parlamento in cui si chiudano le reading room per leggere gli atti del TTIP – umiliando gli stessi parlamentari europei – e si aprano le porte alla cittadinanza attiva.

Dobbiamo fare dell’unica istituzione elettiva una casa trasparente, non una zona rossa. Nella mia storia politica non posso vantare venti anni da parlamentare, ma venti anni da attivista. Appartengo a quella generazione che ha criticato la globalizzazione selvaggia: avevamo ragione; a quella generazione che si è aggirata per l’Europa, nelle strade da Genova, Praga a Salonicco, dicendo: “un’altra Europa è possibile”. È al progetto possibile e necessario di un’altra Europa che lavorerei anche da Presidente del parlamento europeo se me ne darete la possibilità sostenendomi.

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