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«Rimuovi quei post!», minacce fasciste all’attivista del centro sociale

Lanciano, militante del Centro Sociale Zona22 denuncia minacce dai neofascisti.  Prima le telefonate, poi la messa in scena di una spedizione punitiva

da Chieti, Alessio Di Florio

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una delle immagini che hanno fatto imbestialire i fascisti di Lanciano

Sabato 11 Febbraio a Lanciano Casapound ha tenuto un corteo in occasione della “Giornata del Ricordo” delle Foibe. Il giorno precedente molte associazioni culturali e sociali avevano reso noto un appello nel quale chiedevano “alle autorità preposte di prendere una chiara posizione di condanna nel merito e nei propositi del partito organizzatore”, al questore e al sindaco di adottare “tutti i possibili provvedimenti in loro potere al fine di prevenire i concreti pericoli di ordine pubblico che potrebbero originare dalla suddetta manifestazione” e criticando “aspramente la decisione di autorizzare un corteo di un partito che manifesta una evidente continuità con la storia del fascismo  e del neofascismo”. In piazza, nonostante la manifestazione avesse carattere regionale e prevedesse presenze anche di fuori Abruzzo, probabilmente erano alcune decine le persone (secondo la stampa locale 100). La direttrice dell’emittente televisiva locale Telemax su facebook l’ha definito un “flop” scrivendo “A #Lanciano il flop di #Casapound che annuncia il corteo per le ore 18 in piazza Plebiscito dove ad attendere gli attivisti ci sono solo forze dell’ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza e municipale) e qualche curioso che continua a chiedere ai giornalisti “Ma il corteo si fa?”. Ce lo domandiamo anche noi. Io me ne vado, ho da fare in redazione”.  

In serata Mirko Pagliai, militante del Centro Sociale Zona22 e da anni impegnato in prima fila in molte iniziative internazionaliste e solidali, ha scritto sul proprio profilo facebook: “Si sappia che ho appena ricevuto una chiamata anonima, da esponenti di Casa Pound, in cui mi è stato comandato di rimuovere i precedenti post, pena “spedizione punitiva” a casa mia”. Il giorno successivo in un secondo post ha denunciato nei dettagli quando accaduto la sera prima.

Ieri si è tenuto il corteo di Casa Pound. Molte realtà locali hanno chiesto a più riprese che non fosse autorizzato, sia per la pericolosità pubblica creata dall’evento, sia per risparmiare alla città manifestazioni legate a un’ideologia di morte e oppressione.

In serata ho ricevuto una chiamata anonima. L’interlocutore era chiaramente di Casa Pound. Tra insulti e minacce, mi è stato imposto di cancellare un post che avevo pubblicato e di scusarmi con loro, altrimenti sarebbero venuti a prendermi a casa. Ho rifiutato, per ovvi motivi, e loro hanno insistito, avvisandomi che erano pronti a partire. Ho ribadito lo stesso concetto, ovvero che non avrei rimosso nulla e che non mi sarei scusato con loro.

Ho avvisato i miei compagni. Temendo per l’incolumità della mia compagna, per non coinvolgerla, sono uscito e lei è rimasta in casa. Effettivamente sono venuti, in 5 e con l’obiettivo di aggredirmi.
Mi sono messo in macchina e ho fatto in modo che mi seguissero, facendoli girare intorno al quartiere per diverso tempo.

Nel frattempo sul posto sono arrivati 3 compagni. Li ho raggiunti, ho accostato alla loro auto e sono sceso. I fascisti hanno accostato a loro volta e hanno aperto le porte della loro macchina per scendere.
Ma appena si sono accorti che non ero da solo e nonostante fossero ancora in maggioranza, sono ripartiti, mettendosi a girare intorno al quartiere.

Mentre quelli giravano, sono arrivati oltre 20 compagni. I fascisti, ripassando e notando il numeroso gruppo, a quel punto hanno tirato dritto e sono spariti.

Più tardi ho ricevuto uno squillo da un numero in chiaro. Ho richiamato e mi ha risposto la solita voce. Essendosi accorto della gaffe, ha inizialmente cercato di farmi credere di aver sbagliato numero, lamentandosi di essere un poveretto che avevo svegliato di notte. Quando ha capito che il suo gioco non reggeva, ha cominciato a inveire e a lanciare minacce di ogni tipo, spiegando che erano in viaggio verso casa di mia madre e mia sorella (e pronunciando il loro indirizzo di casa) e minacciandole di morte, dal momento che – a suo dire – non erano riusciti a prendere me.

In tutto questo, la mia compagna, terrorizzata, ha chiamato i carabinieri. Riportate le minacce ricevute e spiegando che quelli erano effettivamente sotto casa, dice di essere stata trattata con grande superficialità e al limite della scocciatura. Hanno mandato una volante, che abbiamo visto a distanza, ma non sono mai venuti a casa, hanno fatto un giro largo e poi sono andati via. Nonostante – ripeto – lei abbia detto di sentirsi in pericolo.
Sono stato costretto a chiederle di prendere le sue cose e andare a dormire da un’amica.

Se non avessi avuto una comunità di amici vicino a me, cosa sarebbe potuto accadere?

Con questo post voglio invitare la società civile a riflettere sulla minaccia costituita da queste persone, troppo spesso considerate “bravi ragazzi” e sull’eventualità che simili episodi possano coinvolgere cittadini impossibilitati a reagire per paura o mancanza di prontezza. Quindi chiedo non tanto solidarietà, ma una denuncia collettiva che porti a isolare queste persone e a porre fine alle loro organizzazioni”.

Zona22 e il Collettivo UallòUallà nelle stesse ore hanno diffuso un comunicato sulla vicenda. “Azioni come queste – scrivono – rivelano il volto di chi, di giorno indossa la maschera opportunista della destra sociale, impegnata quotidianamente nell’assistenzialismo selettivo con l’unico obiettivo di riacquistare una parvenza di credibilità nella comunità, mentre di notte porta avanti pratiche appartenenti a un passato che ci auguriamo di non dover più rivivere.
Il fascismo, prima di essere un’ideologia è soprattutto una postura, un atteggiamento prevaricante e di chiusura dell’uno sull’altro, che discrimina e criminalizza la diversità e tenta di reprimere il dissenso e la libertà di opinione con la pratica dell’intimidazione.
Chi genera divisione non solo nella società ma anche a livello culturale strumentalizzando eventi storici e costringendo alla contrapposizione delle parti è da condannare, senza se e senza ma, senza paura.
Purtroppo nel nostro Paese molto spesso le istituzioni concedono piazze e spazi pubblici sottovalutando la pericolosità di queste concessioni, in contrapposizione al sistema democratico che rappresentano.

L’antifascismo non è anch’esso una semplice ideologia, ma una diversa concezione dell’esistenza.
In un contesto globale di guerra ed odio diffuso, essere antifascisti significa aprirsi l’uno con l’altro, condividere idee e contaminarsi nel vivere quotidiano, applicando di fatto la democrazia, cercando e offrendo soluzioni comuni ai problemi che la società stessa ci sbatte in faccia tutti i giorni.
Di conseguenza la società deve prendere atto e coscienza di ciò che questi movimenti generano, reagendo ad essi isolandoli senza dar loro continuità.
Non ci spaventate e nessuno tollererà più nessun atto di questo genere”.

Immediata sui social (e non solo) si è attivata una catena di solidarietà che ha coinvolto realtà militanti di varie parti d’Italia. Comunicati stampa di solidarietà sono giunti da Sinistra Anticapitalista e Associazione Antimafie Rita Atria. “La riaffermazione del valore dell’antifascismo  – scrive Sinistra Anticapitalista – è e continua ad essere un tassello importante della mobilitazione sociale e politica. La lotta e la mobilitazione antifascista sono più che mai di attualità e devono essere praticate in ogni momento dell’attività politica e sociale da tutte e tutti coloro che si battono per la democrazia, la giustizia sociale, contro la guerra, per la cooperazione tra i popoli. Un impegno nel quale le compagne e i compagni di Zona22, insieme al Collettivo UallòUallà, e Mirko sono da sempre in primissima fila. L’abbiamo potuto apprezzare in questi anni, condividendo le mobilitazioni antirazziste, in difesa del nostro territorio dalle minacce ambientali, a fianco del popolo kurdo, delle lotte operaie e dei migranti”. “L’antifascismo è la base della Resistenza e della Costituzione Italiana” sottolinea l’Associazione Antimafie Rita Atria che ricorda “JpMorgan anni fa definì un ostacolo da rimuovere l’esistenza di costituzioni troppo antifasciste e democratiche in alcuni Stati europei tra cui l’Italia)”.

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