Roma, notte in strada per i rifugiati sgomberati da via Curtatone. “Ancora uno sgombero senza alternativa”
Tutti eritrei ed etiopi, richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno di lungo periodo. Tutti da anni in Italia. Ieri sono stati sgomberati dalla palazzina occupata di via Curtatone a Roma. Solo alle famiglie con bambini piccoli è stato concesso di rientrare
Le valigie accatastate in un angolo, i teli stesi al centro. Hanno dormito così a piazza Indipendenza, nel cuore di Roma, circa un centinaio di persone, sgomberate ieri mattina dal palazzo adiacente di via Curtatone. Così scrive l’agenzia Redattore sociale. Tutti eritrei ed etiopi, richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno di lungo periodo. Tutti da anni in Italia. Come Tsion, qui da dieci anni e da due nel palazzo occupato. “Stamattina ci hanno caricato sui pullman con le valigie, per portarci in questura, ci hanno identificato, ma siccome abbiamo i documenti in regola ci hanno subito rilasciato – racconta -. Ci hanno detto: ora potete andare. Ma dove? Siamo tornati qui con mezzi propri e ora siamo costretti a dormire per terra”. Chi ha parenti e amici a Roma è stato ospitato. Alle famiglie con bambini piccoli è stato concesso di rientrare nello stabile presidiato per tutta la notte dalle forze dell’ordine. Per tutti gli altri nessuna alternativa.
Mentre cala la notte, una signora anziana si avvicina. “A settant’anni devo dormire per terra? Ho provato a chiedere ma non mi fanno entrare. Che vergogna – ripete, stringendo intorno a sé lo scialle – Che vergogna a questa età finire in mezzo a una strada”. Per ora, dicono, nessuno ha offerto una soluzione alternativa, come successo alcuni mesi fa a via Vannina. “Mille persone da molti anni in Italia. Tante famiglie e bambini, senza un piano preventivo su dove sistemarli” commenta su Facebook la portavoce dell’Unhcr, Carlotta Sami. L’Unhcr ha preso posizione contro l’accaduto con una nota in cui si augura che presto le istituzioni possano prendere dei provvedimenti. Condanne per lo sgombero senza alternativa arrivano anche dal presidente della Commissione diritti umani al Senato, Luigi Manconi, da Sant’Egidio, Amnesty International e Centro Astalli.
Era iniziato alle 7 di domenica lo sgombero del palazzo occupato di via Curtatone, occupazione nata nel 2013 dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre. Nell’edificio vivevano circa 800 migranti di origine eritrea e etiope, quasi tutti in regola con il permesso di soggiorno, la richiesta d’asilo o la carta di soggiorno. Secondo le testimonianze, le forze dell’ordine sono entrate mentre le persone stavano ancora dormendo e hanno portato fuori tutti gli occupanti. “Non ci hanno avvisato, non siamo riusciti e prendere niente nè a fare le valigie, dentro abbiamo ancora tutto, anche i nostri documenti”, ha raccontato al Redattore sociale una donna etiope di circa 50 anni che, come tutte le mattine, si stava preparando per andare a lavorare in un albergo vicino quando ha dovuto lasciare la sua stanza. “Non ci dicono niente ma almeno ci devono ridare i nostri effetti personali”. All’interno dello stabile, anche molte famiglie con bambini e donne incinte. Una ragazza, Asmet, all’ottavo mese di gravidanza è rimasta per ore in strada sotto il sole finché non le è stato permesso di rientrare per essere visitata da una dottoressa che sta tuttora prestando servizio all’interno. Le persone da questa mattina sono state fatte salire su diversi pullman, anche appartenenti all’Atac per essere portate a via Patini per la identificazione. La zona è stata completamente militarizzata e le zone adiacenti sono chiuse al traffico. Con il Salam Palace della Romanina, via Collatina 333 e via Vannina, sgomberata a giugno con lo stesso livello di violenza e indifferenza per le sorti di chi ci viveva, il palazzo occupato di via Curtatone rappresentava un esempio dell’accoglienza dal basso, autogestita. Proprio per questo ossessione, da sempre, del Ministero dell’Interno.