#piazzaindipendenza. La questura cerca di complicare il corteo di domani. Raggi: abbiamo una soluzione ma nel reatino non vogliono rifugiati. Di Maio lepenista: «Prima i romani»
di Checchino Antonini
“Piazza Indipendenza: bombole contro la polizia”: la striscia delle news sugli schermi della metro è, probabilmente, l’organo di informazione più letto dai romani in questo scorcio d’estate. 36 ore dopo la mattanza di piazza Indipendenza, però, su quegli schermi luccica ancora la notizia “fake”. Anche così si costruisce il senso comune più becero, lo stesso che potrebbe portare un domani uno come Minniti, l’attuale ministro di polizia al posto di Gentiloni.
Corteo blindato, la questura alza il tiro
E’ stata riaperta al traffico la piazza ma è ancora blindato, per evitare che le persone rientrino nel palazzo sgomberato, l’angolo con Via Curtatone. Era lì che vivevano 800 persone, perlopiù rifugiate/i eritrei in regola, che avevano occupato durante lo tsunami per il diritto all’abitare dell’ottobre del 2013, una miriade di occupazioni che aveva coinvolto molte strutture di lotta e anche i sopravvissuti alla strage di pochi giorni prima, il 3 ottobre, nel Mediterraneo. Sgomberati all’alba di domenica scorsa, un centinaio di loro si era accampato nei giardini fino a ieri, appunto.
E intanto domani è in programma nella Capitale un corteo dei movimenti di lotta della casa per protestare contro gli sgomberi. La manifestazione inizierà alle 16 e sfilerà da piazza dell’Esquilino a piazza Madonna di Loreto, nel centro della città. Una protesta, a cui parteciperanno anche i rifugiati di via Curtatone che anche oggi, in una conferenza stampa in strada, in via Goito, hanno denunciato violenze e abusi da parte della polizia durante quella che la prefetta di Roma ha chiamato “operazione di cleaning” e altri “sgombero umanitario”.
La questura, in vista del corteo, getta benzina sul fuoco: «Dalla Questura stamattina ci hanno comunicato una serie di prescrizioni per il corteo di domani. Sono stati predisposti varchi d’accesso in piazza con agenti in tenuta antisommossa. È una provocazione», hanno spiegato i rappresentanti dei movimenti di lotta per la casa durante la conferenza stampa «È necessario che le istituzioni aprano un tavolo per trovare una soluzione».
Varchi d’accesso in piazza dell’Esquilino con controlli delle forze dell’ordine, transennamenti, divieto di portare aste, bottiglie di vetro e altri oggetti atti ad offendere. Sono alcune delle misure di sicurezza previste per il corteo in programma domani e al quale sono attese circa 5 mila persone. Dal primo pomeriggio verranno rimossi veicoli in sosta e secchioni dei rifiuti lungo tutto il percorso.
Uomini, topi e sindacalisti di polizia
Indagato dalla Questura, secondo le agenzie, un funzionario di polizia impiegato nell’ordine pubblico ieri per la frase rivolta ai suoi uomini impegnati a inseguire i migranti sgomberati: «Questi devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio». Parole riprese in un video finito rapidamente su tutti i siti. Ma il giorno dopo le violenze emergono altri particolari agghiaccianti: «Ieri mattina ho chiesto ad un poliziotto un favore e lui mi ha risposto: andate via, siete topi», ha detto una rifugiata sgomberata ieri da piazza Indipendenza. «Non si può paragonare gli esseri umani ai topi – ha aggiunto la donna – si devono vergognare».
Da parte dei sindacati di polizia giunge la consueta litania preconfezionata per giustificare gli abusi evidenti documentati dalla stampa e testimoniati dalle vittime. «Dopo ore di tensione, dopo essere stato bersaglio di ogni oggetto contundente possibile, fino alle bombole di gas, un funzionario pronuncia una frase sbagliata – dice ad esempio l’Anfp, il sindacato dei funzionari – per cui è corretto approfondire con un’inchiesta interna che dovrà ricostruire la catena degli eventi ed il contesto in cui essa è stata pronunciata. Tuttavia, ci preoccupiamo quando un’espressione verbale pronunciata lontana dai manifestanti (davvero? hanno guardato il video?, ndr) e senza nessuna conseguenza per gli stessi, rischia di diventare l’unico scandalo di cui parlare e sul quale scatenare una improvvisa voglia giustizialista». Enzo Marco Letizia a nome dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia arriva a definire «provvidenziale getto dell’idrante che spegne una bombola che stava andando a fuoco (un altro eroe in divisa, al mattino, aveva detto al collega che guidava l’idrante “Spara su quella feccia là”, ndr). A nostro parere lo scandalo più grande è l’uso criminale che ieri è stato fatto delle bombole di gas contro le forze di polizia e non certo lo strumentale clamore di alcuni che, davanti alla devastazione, alla violenza cieca alimentata da professionisti del disordine, scoprono che l’unico problema è una frase sbagliata da contestualizzare».
Non poteva mancare il Sap, quel sindacato che tributò alcuni minuti di standing ovation agli assassini di Federico Aldrovandi, quattro poliziotti condannati in tre gradi di giudizio. «Una campagna diffamatoria incredibile quella che in questa ore sta avvenendo ai danni dei miei colleghi. Non saranno questi i presupposti per identificare in quanto successo il primo caso di tortura psicologica in Italia?», afferma Gianni Tonelli, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), esprimendo «indignazione» per le polemiche che in queste ore, vedono protagonisti i poliziotti intervenuti ieri nelle operazioni di sgombero in piazza Indipendenza. Tonelli è un tipo sensibile: «L’Unicef – dice – ha parlato di bambini terrorizzati perché fatti salire sui mezzi e trasportati in Questura. Non vorrà mica insinuare un trauma psicologico? Ieri mattina in piazza, sono state lanciate bombole del gas, sassi e bottiglie. Se una di queste cose avesse colpito un bambino? Se una bombola fosse esplosa e avesse colpito un bambino? L’Unicef dovrebbe pensare a questo». Quanto alla frase pronunciata da un funzionario – ‘se lanciano qualcosa, spezzategli un braccio’ – «la frase è sì forte, ma è stata decontestualizzata e strumentalizzata per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica da quello che è il vero problema». «Anche il Capo della Polizia Gabrielli – aggiunge – si è espresso in merito alla polemica sulla frase pronunciata dal funzionario, dichiarando che sarà fatta luce sulla vicenda ma che questa non deve costituire »la foglia di fico« per coprire le colpe altrui. Il pensiero di Gabrielli è anche il mio – dice ancora Tonelli – la colpa è di chi nascondendosi dietro ai concetti di solidarietà e accoglienza, ha reso il Paese teatro di degrado assoluto».
Il sindaco Pd “non sono razzista ma…”
Questo il clima di Roma mentre governo Pd e opposizioni, da M5s fino alle frange più squadriste della destra, fanno a gara nella solidarietà alle forze dell’ordine e nella costruzione del senso comune populista e xenofobo perché nasconda le cause reali della crisi sociale determinata dalle politiche neoliberiste. L’assenza delle amministrazioni, Campidoglio e Regione, dallo scenario di guerra di Piazza Indipendenza fa a pezzi la retorica ufficiale che vorrebbe il Pd “accogliente” contro le opposizioni “xenofobe”.
L’amministrazione capitolina dice di aver trovato una nuova soluzione per accogliere i migranti in condizioni di maggior disagio dall’immobile sgomberato in via Curtatone ma è una deportazione visto che è stato firmato un accordo con la società Sea, che gestisce l’immobile di via Curtatone, per mettere a disposizione sei unità immobiliari che consentiranno di accogliere circa 40 persone con fragilità per un periodo di 6 mesi senza alcun onere finanziario per l’amministrazione. Tutto ciò in una località in provincia di Rieti, lontano da dove potrebbero esserci possibilità di lavoro, relazioni e scolarizzazione. Al loro posto troveranno l’ostilità del sindaco Pd e di chi l’ha votato: «Sono assolutamente contrario ad un’ipotesi del genere, come peraltro ho detto al Prefetto di Rieti, perché la comunità non l’accetterebbe e non per un problema di razzismo ma per oggettivi problemi caratterizzati già dall’elevato numero di migranti ospitati a Forano». Così il sindaco di Forano (Rieti), Marco Cortella (Pd), uno che “non è razzista ma…”.
Di Maio lepenista: “Prima i romani!”
Di Maio prova a vestire i panni dell’aspirante premier ed ergersi a difensore di Virginia Raggi, una che, sulla questione migrante costruisce la propria invisibilità. «Non possiamo usare ancora una volta questa questione contro la Raggi, perché la Raggi si deve occupare della questione migranti ma prima di tutto dei romani». «Io penso – aggiunge poi – che lo Stato si debba far rispettare e la polizia ha fatto di tutto per evitare il peggio», dice ancora Di Maio sottolineando come «una soluzione alternativa sia stata trovata». «Io credo – dice quindi il deputato M5S – che se c’è un immobile occupato abusivamente da migranti rifugiati in Italia sia giusto che vada sgombrato. Si sono offerte alternative e sembra che a loro non vada bene e vogliano restare lì. Penso vadano sgombrati in questo caso, ma occorre dare un’alternativa». Il suo collega di partito, Manlio Di Stefano dice anche: «La polizia ha fatto il suo dovere. La cosa scandalosa però è la totale assenza di programmazione da parte del Governo che dovrebbe prevedere, come da legge, un alloggio in sistema Sprar per tutti i rifugiati aventi diritto. Fanno ridere, sinceramente, anche le Ong che si scagliano contro la Raggi. Ma perché non se la prendono con i sindaci dei comuni che non si coordinano per avere la loro minima quota di migranti regolari?». Peccato che Roma a 5 stelle stia accogliendo 3mila rifugiati in meno di quelli che gli assegna il piano Sprar. Il Campidoglio dice di essere stato avvisato solo 24 prima dell’operazione di cleaning. Ma un ex assessore, l’urbanista Paolo Berdini, defenestrato da Raggi, rivela che la sindaca ha bocciato un piano per tamponare l’emergenza abitativa. «Avevo fatto un piano chiamato ‘un tetto per tuttì, dopo incontri con l’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale) e la Regione – perché i soldi stanno in Regione – per merito di Gabrielli (all’epoca prefetto di Roma, ndr) avevamo trovato 150 milioni. La risposta del sindaco Raggi quando ho proposto di costruire piccole abitazioni, tutte pubbliche, è stato che M5s è contro il consumo di suolo, che non bisogna costruire nulla. Però gli fanno costruire lo stadio della Roma. Da quando andato via del piano non si sente più parlare», ha aggiunto.