Migliaia di tifosi coinvolti dalla mobilitazione di Acad dopo il divieto di far entrare all’Olimpico di Roma la bandiera col volto di Federico Aldrovandi
di Ercole Olmi
Se qualcuno non lo avesse capito…
Federico entra.
Per mostrare la vita non dovrebbe servire né preavviso né autorizzazione.
Aldro appare ovunque.
Il suo sguardo sgretola le ipocrite velleità di far cadere nell’oblio la sua storia come quelle di chiunque abbia subito la violenza dello Stato.
Testa alta e cuori gonfi, fieri di avere tanta gente a fianco, mano nella mano, perché non succeda mai più.
ALDRO VIVE!
Grazie a tutti e tutte.
#FedericoOvunque“Se non volevano Federico in una curva, Federico glielo faremo trovare ovunque.”
Così scrive Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa, a corredo di album in continuo aggiornamento sulla sua pagina fb. Una iniziativa decollata domenica scorsa, all’indomani del divieto all’Olimpico per una bandiera dei tifosi della Spal in trasferta nella Capitale.
«Il divieto di far entrare quella bandiera è un fatto troppo grave – spiegano gli attivisti di Acad – troppo grave per relegare la nostra rabbia solo ai post sui social, troppo grave che necessita una risposta collettiva». Così è scattato un tam-tam che ha coinvolto decine di società e migliaia tra tifosi e sportivi. Curve blasonate, squadre di calcio popolare, spazi sociali occupati o autogestiti, palestre popolari, il mondo ultras, quartieri popolari e strade della movida. «Il divieto imposto ai tifosi della Spal non ha alcuna giustificazione. E’ un atto di prepotenza e arroganza. E’ un atto da Stato di Polizia»
Federico fu ucciso nel settembre del 2005 a soli 18 anni, massacrato di botte da alcuni funzionari di polizia e questa oltre ad essere una verità storica è anche una verità giudiziaria. La vicenda di Federico, la controinchiesta stimolata dal coraggio della famiglia, degli amici e dall’azione dei loro legali, il ruolo della controinformazione, sono stati ingredienti per far diventare Federico il simbolo delle battaglie contro gli abusi, contro la frequenza impressionante di pestaggi e intimidazioni che si verificano in Italia nelle strade, nelle piazze e negli stadi. Ha svolto un ruolo, in questa storia, il quadrato di solidarietà a priori da parte di amplissimi settori di forze dell’ordine nei confronti dei quattro agenti autori dell’omicidio. Una solidarietà che ha trovato l’acme nella standing ovation tributata ai quattro in un congresso nazionale del Sap, uno dei principali sindacati di polizia spesso schierato a fianco delle istanze della destra. Anche altre sigle minuscole hanno provato a costruirsi consenso battendosi per l’impunità dei colleghi coinvolti in abusi e torture nel corso dei servizi di ordine pubblico. Federico era un tifoso della Spal e quella curva da anni lo ricorda.
«Abbiamo deciso di provare a non rassegnarci alla denuncia e al racconto – continuano gli attivisti dell’associazione – se non volevano Federico in una curva, Federico glielo avremmo fatto trovare ovunque. A pochi giorni dai fatti di Vicenza, dove Luca un ultrà della Sanbenedettese è finito in coma e tuttora è in ospedale, è necessario mandare un segnale forte contro la violenza e gli abusi di polizia».
Da qui l’invito «a tutta la società a partire dalle tifoserie e dalle curve, oltre la maglia e oltre i colori, ad esporre ovunque, il 9 e il 10 dicembre, l’immagine di Federico Aldrovandi attraverso l’hashtag #FedericoOvunque con striscioni, magliette, foto, bandiere e qualsiasi mezzo ognuno ritenga più opportuno».