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Contratto statali, Madia peggio di Brunetta

Nella notte e alla chetichella firmato un contratto a perdere per gli statali che sancisce l’era Madia, un’era che farà rimpiagere perfino Brunetta

di Federico Giusti

«Un risultato storico. Un contratto che da più diritti e archivia la legge Brunetta». Incredibile a dirlo ma queste sono le dichiarazioni della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino,  dichiarazioni riportate dai siti di alcuni dei giornali nazionali e che stridono con quanto scritto nella bozza di contratto da giorni pubblicata sul sito del Sindacato generale di base. Al contrario, cgil cisl uil  quella bozza l’hanno tenuta nascosta senza mai discuterla con delegati rsu e con i lavoratori e le lavoratrici delle funzioni centrali e pubblicano sul loro sito solo. Di uguale tenore sono le dichiarazioni della Cisl , per loro il “ fine è quello di dare un giusto riconoscimento, nell’interesse dei cittadini e del Paese, alle tante professionalità a disposizione del sistema nazionale dei servizi pubblici”, per loro nessun dubbio: il contratto restituisce certezze e una non meglio definita normalità nelle relazioni sindacali.

Al di là delle dichiarazioni dell’apparato di cgil cisl uil,  il contratto non archivia la Brunetta, anzi a leggere la bozza è vero piuttosto l’esatto contrario, bozza che  prevede alla voce “criteri per la definizione del premio aziendale”  quote significative della produttività (con tanto di percentuale) erogate solo a una minoranza di personale. SIamo in presenza allora a una ridefinizione soft della Brunetta la cui applicazione tout court avrebbe per altro alimentato dubbi di legittimità e ricorsi alla Mafistratura.

Ma attenzione che il risultato raggiunto è stato reso possibile dalla diretta partecipazione dei sindacati, tutti hanno ritenuto inapplicabile la Brunetta “superandola” ma nei fatti lasciandone in vita l’impianto complessivo. Non ci saranno piu’  le fasce dentro cui rinchiudere la erogazione della produttività dei dipendenti (stabilendo per legge che un quarto di loro viene escluso da ogni forma di salario accessorio) ma viene comunque sancito il concetto che una minoranza avrà diritto a quote maggiori della produttività di tutti\e, nella sostanza la cultura meritocratica e divisoria della Brunetta viene fatta propria da Cgil cisl uil, addomesticata ma accettata.

E’ giusto allora parlare di risultato storico (l’enfasi  delle dichiarazioni a caldo di solito occulta ben altra realtà) dopo 9 anni di blocco contrattuale per i quasi 280 mila dipendenti delle Funzioni Centrali? A nostro avviso è invece vero l’esatto contrario e basterà leggere , appena disponibile,la versione finale dell’accordo per capire che non c’è recuper del  potere di acquisto e di quello contrattuale.

cgil cisl uil rivendicano tre risultati raggiunti, ossia maggiore salario, piu’ diritti e il rafforzamento del potere contrattual ma nessuno dei tre obiettivi prima menzionati è stato raggiunto, anzi siamo certi che l’arretramento dei diritti collettivi e individuali e la perdita salariale siano gli elementi fondanti di questa intesa

Proviamo allora a confutare i tre punti

Maggiore salario ?

No, i contratti servono per recuperare quel potere di acquisto che non deriverà da aumenti netti  di 50 euro (le cifre non sempre sono quelle giuste ma i dati forniti sono sempre lordi e parametrati ad un livello che spesso è piu’ alto che medio).Questi aumenti sono il risultato di un impegno assunto, con accordo, un anno fa, sono aumenti irrisori e  stabiliti a tavolino secondo la disponibilità del Governo e soprattutto in linea con i dettami della austerità alle cui regole la Pubblica amministrazione è stata piegata. Da una analisi del sindacato SGB si evince che la perdita salariale annua nel PI è stata di1000 euro all’anno, non saranno allora le cifre erogate a farci recuperare potere di acquisto senza dimenticare che si tratta di un accordo triennale, due anni dei quali sono già passati

Maggiori diritti ?

No, anche sul fronte tutele e diritti dei significativi passaggi indietro, i diritti diminuiscono perchè lavoratrici e lavoratori si fanno carico di quanto dovrebbe dovrebbe essere pacifico riconoscere in uno stato di diritto, al contrario insomma delle ferie solidali già sperimentate nel privato. Si barattano diritti inalienabili con misure di welfare aziendale, di previdenza e sanità integrativa, un modello contrattuale a perdere che ormai riguarda indistintamente privato e pubblico. Lo stato smantella sanità e welfare? I sindacati tacciono e acconsentono,  scendono in piazza non contro la Fornero ma per perorare la causa della previdenza integrativa, delle dichiarazioni della Camusso sulle pensioni si è già perso traccia nel giro di due settimane, è bastata una manifestazione a inizio dicembre per vendere fumo e poi tornare silenziosamente nell’alveo delle compatibilità di Maastricht.

Se aumenti contrattuali capaci di recuperare potere di acquisto non ci sono, avremo invece  sanità e previdenza integrativa. Business e conflitto di interessi di sindacati che acconsentono allo smantellamento del welfare e poi rivendicano maggiori diritti. Cedere le ferie al collega malato non è solo un atto di solidarietà ma il risultato dello smantellamento di tutele individuali e collettive che le normative dovrebbero prevedere in molti casi e che invece sono state soppresse scaricando su di noi l’onere di una solidarietà che stato e padroni non vogliono piu’ avere. E poi con gli orari multiperiodali, la flessibilità spinta alle estreme conseguenze si portano solo vantaggi al datore di lavoro che potrà decidere i nostri  tempi di lavoro e di vita  risparmiando perfino sugli straordinari. Non è certo una vittoria avere conservato l’orario settimanale di 36 ore quando aumentano i carichi di lavoro e le mansioni esigibili. La riduzione dell’orario settimanale a 35 ore sarebbe stato un risultato positivo, sarebbe stato auspicabile inserire delle norme salva precari per allargare le maglie della stabilizzazione  ma di tutto cio’ non c’è traccia alcuna. Dietro i  comunicati sindacali si nascondeun’altra realtà, ossia  avere ceduto su tutto, dagli orari flessibili ai multiperiodali fino a piegare i tempi di vita alle esigenze aziendali, arretramento nella normativa che disciplina permessi e malattia, inaspriti i codici disciplinari. La filosofia padronale  si è definitivamente impossessata del contratto degli statali e prossimamente analogo discorso varrà per gli altri comparti pubblici.

Maggiore contrattazione?

Prima o poi proveranno a costruire anche nel pubblico le stesse regole sulla rappresentanza del Gennaio 2014 nel privato.  Nasce l’organismo paritetico della innovazione che ricorda gli enti bilaterali del privato , strumenti funzionali per togliere materie di contrattazione alle rsu, le materie piu’ importanti restano solo oggetto di sola informazione , ordinamenti professionali riscritti per aumentare le mansioni esigibili e a costo zero. E poi? Si rimanda alla contrattazione di secondo livello su alcune materie nell’ottica di strappare alle Rsu, con il ricatto del salario accessorio, accordi a perdere., la contrattazione di secondo livello si presta del resto a stravolgere anche i contratti nazionali, belli o brutti che siano. L’obiettivo, raggiunto, del Governo con la complicità di Cgil Cisl Uil, era quello di costruire relazioni sindacali dove prevalga solo il punto di vista e gli interessi dei datori di lavoro. Un obiettivo raggiunto in molti altri comparti, metalmeccanici o igiene ambientale, e ora nel pubblico.

Il contratto delle Funzioni centrali non puo’ essere presentato come una intesa migliorativa, non aumenta il potere di acquisto e di contrattazione, recepisce piuttosto i peggiori contenuti già sperimentati nei settori privati. E ricordiamocelo che i dipendenti pubblici sono 3,2 miloni, quasi 3 milioni restano fuori e ben presto il rinnovo degli altri contratti pubblici avverrà sulla stessa linea , alla fine perderemo soldi, spazi di agibilità sindacale, diritti ma ai lavoratori e alle lavoratrici faranno credere l’esatto contrario. In che modo? Con le narrazioni tossiche dei media, non distribuendo mai i testi degli accordi, scrivendo intese in sindacalese per scoraggiare una lettura critica e approfondita che dovrebbe essere il punto di partenza delle rsu le quali invece non svolgeranno quel ruolo conflittuale rispetto a una intesa nazionale che indebolisce perfinola contrattazione di secondo livello piegandola alle logiche divisorie tra lavoratori

2 COMMENTI

  1. Purtroppo questi sono gli “ignobili” che governano (ahahah) e che continuano a decidere…mi auguro solo che alle prossime elezioni tutto il PD venga spazzato via e non ne rimanga traccia.

    • Quando gli “Italioti” si sveglieranno? spero presto, ma credo mai. E’0 tutto chiaro e cristallino: i sindacati , almeno quelli più rappresentativi, sono “pappa e ciccia” con i governi, fanno solo i loro interessi ed ormai se ne fregano delle problematiche dei lavoratori. Vi ricordate quando la Cammusso disse in TV ” i 40 anni di contributi non si toccano” parlando del limite massimo di lavoro per poter andare in pensione. Ebbene i 40 anni sono stati superati, eccome, ma la Camusso è sempre li. Pensano solo a perorare le pensioni integrative ed hanno cantato vittoria con l’ intoduzione dell’ APE….certamente, visto che ci sono di mezzo le Banche e le Assicurazioni, come per le pensioni integrative. Andate a farvi un giro per gli Uffici Pubblici: già si potrebbe attaccare all’ ingresso di ognuno di essi “Reparto Geriatrico”, una classe impiegatizia di “vecchi” ed i giovani sono a spasso oppure seduti sulle gradinate.

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