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Teatro della Tosse: maestri, margherite e parole che danzano

Prima nazionale per la riscrittura de Il Maestro e Margherita fino all’11 e poi una trilogia, La parola che danza. Il cartellone della Tosse

da Genova, Claudio Marradi

“Penso che un sogno così non ritorni mai più: mi dipingevo le mani e la faccia di blu. Poi d’improvviso venivo dal vento rapito. E incominciavo a volare nel cielo infinito…” Solcare a cavallo di un scopa il cielo sopra la Mosca degli anni Trenta   sulle note di Volare di Domenico Modugno? Si può. Anche se può aiutare cospargersi il corpo di un unguento di erbe allucinogene, come quelle usate nei sabba delle streghe. E come succede, sul palco del Teatro della Tosse di Genova a Michela Lucenti, nella reinterpretazione assai liberamente tratta di una delle scene più famose di Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov.

Lo spettacolo, in prima nazionale fino all’11 febbraio, nasce da un’idea di Emanuele Conte che ne firma la riscrittura scenica con Elisa D’Andrea e la regia assieme a Lucenti, che è a sua volta coreografa e prima danzatrice di un’interpretazione che si confronta con uno dei testi più significativi della storia della letteratura novecentesca. E che, a mezzo secolo dalla sua pubblicazione, diventa un evento teatrale capace di fare interagire danza, teatro, musica e arte visiva. Come nell’inizio dello spettacolo dove le animazioni video di Paolo Bonfiglio, che ha realizzato un cortometraggio sulla storia di Ponzio Pilato, vengono proiettate sul velo sottile di una zanzariera che separa la scena dalla platea.

E’ da qui che prende le mosse – sull’enigmatica citazione goethiana dell’incipit del libro di una “forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene” – la nuova coproduzione tra Teatro della Tosse e Balletto Civile. Che si vale anche dei danzatori Andreapietro Anselmi nei panni del Maestro, Pietro Fabbri in quelli diRimskij, Maurizio Camilli mefistofelico Voland, Gianluca Pezzino come Behemot, Emanuela Serra, alias Hella La strega e Stefano Pettenella come Azazello. E poi ancora Fabio Bergaglio, Marianna Moccia, Alessandro Pallecchi, Paolo Rosini e Natalia Vallebona. In un rapporto di collaborazione che, dopo il successo della scorsa stagione di Orfeo Rave, allestito nello spazio non convenzionale di 11 mila metri quadrati del padiglione B della Fiera di Genova, si allarga ora a una trilogia dal titolo La parola che danza e della quale la rivisitazione del testo bulgakoviano sarà solo il primo pezzo a essere messo in scena sul palco genovese. Seguiranno infatti, sempre con coreografia e regia di Michela Lucenti, dal 13 al 15 febbraio “Bad Lambs” che, senza voler edulcorare la realtà della disabilità, indaga la grazia con cui ogni individuo accetta la trasformazione o la perdita: la ricerca della forza di volontà e gli sforzi messi in atto per ricostituirsi. Raccontando la guerra che l’umanità da sempre ingaggia affinché l’essere acquisisca senso: la morte diventi tragedia, il rumore musica, il movimento danza, la parola poesia. Ultima stazione della rassegna sarà poi, il 17 e 18 febbraio, “Nell’Aere/Inferno #5”, che dopo il   successo delle repliche berlinesi arriva a Genova al termine di un lungo tour internazionale. E nel quale Michela Lucenti e il coreografo Maurizio Camilli gettano lo sguardo sull’Inferno di Dante e in particolare sul suo V Canto: il più drammatico dei Canti della Divina Commedia. Il più erotico. Il più controverso. E il più famoso, tanto che alcuni dei suoi versi, tra i più noti di Dante, sono diventati aforismi popolari di uso comune.

 

 

 

 

 

 

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