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Il teatro per indagare il buco nero di una strage

Genova, al teatro della Tosse in scena Utøya, ispirato alla strage di ragazze e ragazzi compiuta dal suprematista Breivik nel luglio 2011 su un’isola norvegese

Genova – “Buon giorno e buona sera. Finittooo…” insegnamento appreso in famiglia sull’importanza di farsi i fatti propri, cifra saliente del carattere nordico di un popolo civile e amante della privacy al costo di non saper comprendere una carneficina che si sta consumando a pochi passi da casa propria, è anche la battuta più esilarante che due norvegesi, fratello e sorella, lui un po’ lo scemo del villaggio, si scambiano in “Utøya”, lo spettacolo sul terribile attentato avvenuto in Norvegia il 22 luglio 2011. E che il Teatro della Tosse di Genova mette in scena nell’ambito della rassegna Forme del conflitto, che impegna tutto il mese di marzo sui temi della guerra, del terrorismo e della violenza politica. Ma ci può essere spazio per una risata nella narrazione di una tragedia collettiva incomprensibile come il massacro di ragazzi tra 14 e i 25 anni? Quello per mano di Anders Behring Breivik tra i giovani miltanti del partito laburista, riuniti per un weekend in campeggio. Ci può essere, se – con le parole di Edoardo Erba, autore del testo – si intende “il teatro non come il luogo della documentazione e dell’informazione in primis, ma come la sede di una riflessione”. Che può passare anche da una risata.

Co-produzione ATIR Teatro Ringhiera – Teatro Metastasio di Prato e con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia (anche se a dire il vero il paese nordico non ne esce proprio brillantemente), lo spettacolo con la regia di Serena Sinigaglia si sviluppa tutto intorno al buco nero di una strage ancora con molti punti oscuri, tanto da guadagnarsi l’appellativo di 11 settembre norvegese. Come i ritardi e gli errori dei corpi speciali in un intervento su mezzi anfibi inadeguati e che partì inspiegabilmente dal punto più distante dall’isola sede della strage. O come i sospetti di complicità con il lupo solitario che, tutto da solo e nella stessa giornata, avrebbe prima messo una bomba al parlamento di Oslo e poi assassinato 69 ragazzi. Un evento dal quale la Norvegia non si è ancora ripresa e che ha scavato una faglia profonda nelle famiglie e nei luoghi di lavoro di un popolo che si è scoperto drammaticamente colto di sorpresa da ciò che stava accadendo. Come i sei protagonisti: fratello e sorella che abitavano accanto alla finta fattoria biologica che Breivik utilizzava come copertura per acquistare il fertilizzante chimico con cui fabbricare la bomba che fece saltare per aria il parlamento di Oslo; il poliziotto e la poliziotta della stazione di fronte all’isola, che non seppero intervenire, per impreparazione e scrupolo burocratico, mentre ascoltavano la strage in diretta nelle telefonate delle stesse vittime, impallinate una dopo l’altra al ritmo di una al minuto; i genitori di una ragazza inviata in campeggio ma che si salverà solo perché invece disobbedisce e va a farsi fare un tatuaggio, in un gesto di ribellione adolescenziale che le salverà la vita. Tutti giocati nell’interpretazione di Arianna Scommegna e Mattia Fabris, che reggono la scena in maniera superba e passano dall’una all’altra coppia alternando gesti, parole e toni di voce.

“Un avvenimento del genere – prosegue Erba – sconcerta: non è un gesto di follia, ma contemporaneamente lo è. Non è cospirazione politica, ma contemporaneamente la è. Non è un esempio di inefficienza dei sistemi di difesa, e tuttavia lo è. Non è un caso di occultamento dell’informazione, però lo è. Ciò che il Teatro, anzi la mia scrittura teatrale, può fare dentro questo labirinto è trovare dei personaggi che lo percorrano e che ce lo restituiscano attraverso il filtro della loro personalità e dei loro rapporti. Così con Arianna, Mattia, Serena e Luca, compagni in questa avventura, abbiamo scelto di tornare là, in Norvegia, a osservare tre coppie coinvolte in modo diverso in quello che stava accadendo. Attraverso di loro ho spalancato una finestra di riflessione, che se non ci da tutto il filo per uscire da quel labirinto, per lo meno a sprazzi, ne illumina alcune zone oscure con la luce della poesia”.

Al termine dello spettacolo la platea, affollata di giovani coetanei delle vittime di quell’atto di terrorismo, si apre a un incontro con gli attori e Luca Mariani, giornalista parlamentare e autore de “Il silenzio sugli innocenti”, che ha dedicato i suoi ultimi due anni al libro inchiesta che ha ispirato l’idea e la scrittura del testo teatrale.

La rassegna del Teatro genovese prosegue infine, dal 22 al 24 marzo, con “La lotta al terrore”, per la regia di Luca Ricci, nella storia drammatica e al contempo comica di un attacco terroristico a un supermercato visto dall’esterno, dalla prospettiva di una sala riunioni comunale, dove all’improvviso ne giunge notizia.

 

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