Avevano risposto alla provocazione fascista cantando Bella Ciao. Il Questore ha risposto scomodando il Codice Antimafia
di Marina Zenobio
Ritenute “socialmente pericolose” un gruppo di donne che, lo scorso 20 maggio nei pressi di Largo Leonardo da Vinci – quadrante sud di Roma, zona San Paolo Garbatella -, si erano riunite per protestare contro la presenza di un banchetto di Casa Pound. Tenute a distanza dalla polizia lo hanno fatto intonando Bella Ciao, e mai avrebbero immaginato che la loro militanza canora sarebbe finita con una chiamata a presentarsi in Questura.
A renderlo noto un recente comunicato firmato Antifasciste e antifascisti Roma Sud specificando che le attiviste in questione hanno ricevuto un “avviso orale” meglio conosciuto come “art.1” che, per gli addetti ai lavori, è l’art. 3 del dlgs n. 159/2011, anche detto Codice Antimafia. Si tratta di un provvedimento riservato a persone socialmente pericolose, che si sono dimostrate “dedite alla commissione di reati” e che il Questore può avvisare oralmente che esistono indizi a loro carico, e indicando quali sono.
Ma, si legge nel comunicato, a nessuna delle attiviste antifasciste “viene specificato quali sarebbero questi reati. Anzi, ad alcune di loro viene chiesto cosa hanno fatto negli ultimi anni. … ‘Mah, un figlio, forse due, qualche lavoro precario, qualche assemblea cittadina, qualche flash mob… ma nulla che mi faccia sentire pericolosa’ è la risposta che affiora alle labbra e che si perde nel nonsense della situazione”.
Le donne richiamate dal Questore di Roma sono tutte attiviste in ambiti più diversi, dalla difesa dell’acqua pubblica alla solidarietà con il popolo palestinese, dalla difesa di beni e spazi comuni della capitale alla difesa del diritto di una vita dignitosa per tutte e tutti. Cercano di capire quale possa essere il reato a loro ascritto e alla fine riscontrano che c’è qualcosa in comune tra tutte coloro che hanno ricevuto la chiamata della Questura: la contestazione al banchetto di Casa Pound del 20 maggio, un provocazione alla quale le donne del quartiere hanno risposto radunandosi spontaneamente per cantare Bella Ciao e ricordare che fascisti e razzisti non sono benvenuti nelle nostre strade.
Tutto questo avviene “Nel caldo luglio romano si è dipanato un piccolo mistero – scrivono nel comunicato –, che può avere significati più grandi per chi voglia leggerli. L’aria è resa ancora più pesante dalla propaganda razzista del Governo tra chiusura dei porti e inni alla legittima difesa che producono effetti aberranti come il caso della bimba colpita da un proiettile ad aria compressa. Siamo nella Roma della Raggi piena di monnezza ai bordi delle strade, nella Roma degli sgomberi della comunità Sudanese di via Scorticabove e del River Camping di via Tiberina, siamo nella Roma che minaccia di porre fine ad esperienze storiche come la Casa Internazionale delle Donne e tanti altri centri antiviolenza, spazi sociali e altre realtà associative fondamentali per la tenuta sociale della città”.
Più che di donne “socialmente pericolose – conclude il comunicato – dovremmo preoccuparci della nostra società che è realmente in pericolo. E dovremmo farlo tutti e tutte, visto che sono anni che chi difende i principi dell’antifascismo e lotta sui propri territori viene costantemente colpito da meccanismi repressivi simili o peggiori di questi. Per quanto ci riguarda noi continueremo a farlo, perché crediamo nella giustizia sociale, nei diritti per tutte e tutti e nella legittimità di lottare per conquistarli e difenderli. Perché crediamo che in un Paese che sta identificando i più deboli come i nemici numeri uno, ci sia ancor più bisogno di questo”.