Uruguay, il primo stato a produrre marijuana si dedicharà alla selezione di varietà di buona qualità.
di Marina Zenobio
Dopo essere diventato il primo paese al mondo in cui lo Stato produce e commercializza marijuana, l’Uruguay dedicherà la prossima stagione agricola a selezionarne una varietà che garantisca buona qualità ad un prezzo per lo meno uguale a quello del mercato illegale. Verrebbe da sorridere, sembra quasi un inizio di concorrenza tra Stato e criminalità nel commercio di marijuana, ma la cosa invece è molto seria e complessa.
E’ passato meno di un mese da quando il presidente uruguayano, Josè Mujica, ha firmato la Legge 19.172 per la regolamentazione della cannabis ma, come da prassi, per entrare in vigore la legge dovrà aspettare 120 giorni dalla sua approvazione in parlamento, avvenuta lo scorso 10 dicembre, quindi se ne parlerà ad aprile. Nel frattempo c’è molto da fare, tra cui la scelta della varietà da coltivare, chi la coltiverà e a che costo e anche il prezzo di acquisto in farmacia. Così come si dovrà creare un albo per ogni attività coinvolta, in particolare di quelli che sono stata definiti “i club della cannabis”, per assicurare la tracciabilità dell’erba legale.
Attivisti e organizzazioni sociali stanno studiano un modello produttivo di marijuana che garantisca la sua alta qualità e un prezzo adeguato e che, inoltre, coinvolga piccoli e medi produttori uruguayani evitando che imprese straniere si approprino dell’attività.
In Uruguay il consumo di marijuana già dagli anni ’70 era stato depenalizzato, però la sua coltivazione, distribuzione e vendita era illegale: un paradosso al quale ora il governo di Mujica vuole porre rimedio. “Ma – precisa il senatore di sinistra moderata Roberto Conde, che propose il progetto di legge al Senato – non si sta mettendo su un libero mercato di droga. Alla marijuana si potrà accedere attraverso autocoltivazioni individuali registrate, con i club della cannabis o l’acquisto in farmacia presentando un documento di identità”. L’erba sarà disponibile solo per i residenti in Uruguay e in quantità massima di 40 grammi al mese per chi è iscritto in apposito registro. L’autocoltivazione di cannabis psicoattiva sarà limitata a sei piante e 480 grammi annuali di raccolta. E’ quella che la legge definisce “una stima ragionevole affinché non si cada in un uso problematico di cannabis”.
Per Martín Collazo, attivista di Proderechos e Regulación Responsable – collettivo che da novembre sta lavorando con agronomi e economisti alla ricerca del modello produttivo di cannabis migliore – chi beneficerà della legge sarà la salute pubblica perché “l’85% dei consumatori di droga in Uruguay consuma solo marijuana e finora è stato il mercato clandestino a fare da padrone ma, tramite il mercato clandestino – precisa Collazo – si può avere facile accesso anche ad altre sostanze, come la cocaina, che si vende negli stessi luoghi”.
Resta ancora da definire il prezzo del prodotto che si venderà nelle farmacie. Per Collazo il prezzo per ogni grammo di cannabis “può oscillare tra 1 e 1,50 dollari, che è lo stesso valore del commercio illegale, il vantaggio sarà sulla qualità perché l’erba illegale, per la maggior parte proveniente dal Paraguay, è pessima e piena di ammoniaca”.
L’Uruguay ha 3,3 milioni di abitanti, di questi tra i 18 e 20 mila sono consumatori assidui di marijuana e quasi 100 mila coloro che la consumano occasionalmente.