Il consiglio regionale del Lazio vota finalmente la proposta di legge popolare per la gestione pubblica e partecipata del servizio idrico
di Marina Zenobio
Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all’unanimità, nelle seduta di oggi, 17 marzo, la proposta di Legge popolare n°31, per la gestione pubblica e partecipata del servizio idrico nella Regione Lazio, proposta sottoscritta da 37 mila cittadini laziali più 40 Comuni, e presentata dal Movimento per l’acqua pubblica. E non dimentichiamo la volontà espressa da 2.485.334 cittadini laziali nel referendum del 2011. Con questa legge il Lazio diventa la prima regione d’Italia che sancisce in maniera inequivocabile che il servizio idrico «deve essere svolto senza finalità lucrative», che l’acqua è un bene pubblico inalienabile la cui gestione deve essere ri-pubblicizzata. Dopo questo risultato, quello che chiedono per prima cosa le associazioni è il blocco immediato dei distacchi dell’erogazione per morosità e la risoluzione rapida di ogni problematica legata alla qualità, per i tanti cittadini con i rubinetti chiusi a causa del scarsità della risorsa o della presenza di arsenico. In un suo comunicato il Coordinamento regionale acqua pubblica esprime tutta la soddisfazione per l’approvazione di una legge che recepisce i risultati referendari, «a partire dalla definizione di servizio idrico come servizio di interesse generale da gestire senza finalità di lucro, fino al fondo stanziato per incoraggiare la ri-pubblicizzazione delle gestioni in essere. Una legge che rimette al centro finalmente gli enti locali, delineando gli ambiti territoriali ottimali sulla base dei bacini idrografici e dando la possibilità ai comuni di organizzarsi in consorzi e di affidare il servizio anche ad enti di diritto pubblico, tutelando al contempo la partecipazione delle comunità locali nella gestione di questo bene fondamentale, anche rispetto alle generazioni future».
12 mesi di pressioni sul Governo Regionale da parte dei comitati e di numerosi comuni del Lazio affinché la legge venisse approvata; una pressione dal basso – dichiara il Coordinamento – che assolutamente non dovrà attenuarsi nei prossimi mesi, quando a livello regionale dovranno essere elaborati atti legislativi fondamentali , quali la legge sugli ambiti di bacino idrografico e la nuova convenzione di cooperazione tipo”. Saranno queste infatti le prossime occasioni per applicare concretamente i principi contenuti nella legge approvata oggi e per valorizzare gli spazi di partecipazione da essa stessa aperti. Nel frattempo il Coordinamento regionale acqua pubblica si aspetta che, coerentemente alla legge approvata, venga salvaguardata la libertà di quei comuni del Lazio che rischiano il passaggio forzato al gestore dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) di riferimento pur volendo gestire il servizio in autonomia. «Unico neo della discussione in consiglio regionale – precisano – è stato, infatti, il poco coraggio della maggioranza nell’affermare con chiarezza tale principio».
Comunque c’è da dire, tra noi, che le notizie belle di questi tempi sono così rare che viene da chiedersi. «Ma la fregatura dov’è?».