Pubblico impiego in sciopero con Usb contro il blocco dei contratti, la mobilità forzata, il taglio ulteriore del salario accessorio.
di Checchino Antonini
Il pagamento del salario accessorio (assicurato fino a luglio) non blocca lo sciopero di 24 ore dei dipendenti capitolini che stamattina hanno dato vita prima a un presidio poi a un corteo che ha bloccato il traffico su piazza Venezia, per raggiungere la scalinata del Campidoglio mentre i colleghi degli altri settori del lavoro pubblico stanno presidiando piazza Santi Apostoli. Una delegazione si è spostata a protestare sotto la vicina sede della Commissione UE. Tutte le iniziative sarebbero poi confluite verso Palazzo Vidoni.
Molte le lavoratrici del comparto scolastico, con striscioni come «No a kapo e caporali, siamo tutte fondamentali», sollevando bambolotti in alto, o «Valorizzano le professionalità che essi operano – Ma quando?! E come?!». «Giù le mani dalla scuola» è l’urlo rivolto al sindaco Ignazio Marino e all’assessore alla Scuola Alessandra Cattoi che «ci mettono le mani in tasca», come ha detto Roberto Betti del Coordinamento nazionale Usb: «Sì siamo a favore di una distribuzione a pioggia delle risorse economiche. Anche il palliativo della temporanea soluzione per tre mesi non ci soddisfa perché con il ricatto del Mef verrà fuori un contratto decentrato che peggiorerà la situazione, dopo 5 anni che stiamo senza contratto».
Duro l’attacco agli altri sindacati: «Parlano del loro ‘sciopero fantasma’ il 19 maggio e intanto non accolgono il nostro invito a una risposta comune contro il taglio del salario accessorio». La strada da seguire è «riscrivere i contratti nazionali e finanziarli dando più risorse alla parte fissa introducendo principi di equità. I fannulloni? Ci devono pensare i dirigenti a farli lavorare». E Daniela Volpe aggiunge: «Cattoi invece promuove un contratto insostenibile che allunga i turni anche di otto ore per educatrici e insegnanti mandando per strada i precari, inoltre le risorse finanziarie vengono destinate a promuovere 166 posizioni organizzative».
Anche in altre piazze d’Italia oggi si regalano il “renzino”, la banconota da 80 Euro coniata dall’USB che su una facciata riporta l’immagine del premier, (“Statesereni!”, esclama Renzi nel fumetto), dall’altra “No ai diktat della troika. Contratti subito, stabilizzazione di tutti i precari”.
Ovvio che sia fasulla «come le promesse di Renzi e Madia», ironizzano i tanti lavoratori e lavoratrici del Pubblico Impiego che questa mattina stanno distribuendo la banconota nel corso della tante iniziative organizzate dall’USB P.I., nell’ambito della giornata nazionale di mobilitazione per il rinnovo dei contratti, la stabilizzazione dei precari e contro il massacro del lavoro pubblico e dei servizi.
Insieme alla banconota viene distribuita alla cittadinanza la lettera di risposta a quella “virtuale” inviata ai lavoratori pubblici da Renzi e Madia: “Noi facciamo sul serio, noi siamo seri”, è l’incipit della lettera, che respinge al mittente il blocco dei contratti, la mobilità forzata, il taglio ulteriore del salario accessorio.
“Basta tagliare salari ai lavoratori pubblici e servizi ai cittadini per ingrossare il malaffare”, è stato lo slogan con cui a Milano sono stati occupati i locali della Commissione Sanità della Regione Lombardia. Una pioggia di “renzini” è caduta dall’alto del “Pirellone”.
A Reggio Calabria un nutritissimo presidio di lavoratori pubblici, precari ed ex LSU ha intercettato il premier in visita alla Prefettura. A Renzi sono stati evidenziati i problemi generali del lavoro pubblico e quelli specifici della Calabria. L’incontro sta ora proseguendo con il ministro Poletti.
A Firenze la manifestazione in piazza della Repubblica ha assunto il volto di una sarcastica messa all’asta dei servizi pubblici. Da Palermo a Venezia, da Bologna a Nuoro e in tante altre città, la protesta reale dei lavoratori e delle lavoratrici si è contrapposta ad una riforma ad una riforma fatta di tagli ai servizi, ai salari e ai diritti.
A Roma una delegazione USB ha quindi incontrato i rappresentanti del governo. Dall’incontro è emerso un quadro che sostanzialmente conferma le politiche di aggressione ai servizi, ai diritti, al salario e a tutto mondo del lavoro, in perfetta continuità con il decreto per la precarizzazione approvato ieri in Parlamento. Presto ci sarà un altro sciopero generale della categoria.