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Il miracolo nel miracolo di Eleonora

Femminista, precaria e comunista: Eleonora Forenza non aveva nemmeno una delle qualità per vincere ma ora volerà a Bruxelles con Tsipras.

di Checchino Antonini

Il miracolo nel miracolo di Eleonora

Lontano dagli occhi, lontano dal quorum. In genere funziona proprio così ma stavolta quel meccanismo s’è inceppato. La Lista Tsipras sembrava destinata allo stesso destino che, prima di lei, era stato riservato alla Federazione della sinistra, a Rifondazione comunista, a Repubblica romana o alla lista Ingroia. Trattata a pesci in faccia dalla tv – Ballarò, ad esempio, ha frullato Tsipras in pochi minuti di intervista tradotta coi piedi – ignorata dalla grande stampa, l’Altra Europa è riuscita nel miracolo del 4%, una soglia altissima fissata alle scorse europee da Veltroni e Bisignani in barba alla Costituzione (queste, infatti, potrebbero essere le ultime europee con lo sbarramento). Nessuna tv, pochi soldi e anche la ruvidezza dei garanti nelle fasi di avvio. Ma alla fine, a Bruxelles, dall’Italia salirà anche una pattuglia di europarlamentari irriducibili sia all’europeismo della Troika (potrebbe essere utile sapere che gli europarlamentari del Pd hanno detto sì a tutti i Trattati e al 75% delle risoluzioni) sia all’euroscetticismo populista.

Ma c’è anche un miracolo nel miracolo: giovane, donna, precaria, femminista, meridionale e comunista, Eleonora Forenza non aveva, sulla carta, nemmeno una delle caratteristiche per farcela in una contesa così dura. Invece Eleonora ha conquistato 22.685 preferenze, mille più di quelle prese da Gaetano Cataldo, coordinatore regionale di Sel nella Puglia che da 9 anni viene governata da Vendola. La partita sembrava impari e improbabile. La “fabbrica di Nichi” s’è rivelata una macchina acchiappavoti ma ha deluso quasi tutte le aspettative di chi aveva creduto nella “primavera pugliese”.

E per Eleonora, pugliese anche lei, si è trattato anche di correre in salita nella sua stessa regione visto che una parte del suo partito, il Prc, ha fatto apertamente campagna elettorale per l’uomo di Sel. Anche con una certa malizia visto che lo stesso giorno che lei e Ferrero, il segretario nazionale di Rifondazione erano in giro per la Puglia a fare comizi e a raccogliere voti e preferenze, a Barletta, i maggiorenti locali del partito hanno partecipato a un meeting con Cataldo, ripetendo una iniziativa tenutasi alcune settimane fa sempre a Barletta con lo stesso Cataldo, Fratoianni, Claudio Grassi – riferimento nazionale di quanti avrebbero voluto da tempo creare un ponte tra Sel e settori del Prc – e Maria Campese, assessora del Prc – tempo fa – nella Giunta Vendola (memorabile un suo articolone a difesa del Governatore, su Liberazione, quando i locali comitati per l’acqua pubblica denunciavano, dopo il referendum, che Vendola non avrebbe mai ripubblicizzato l’acqua della Puglia tuttora privatizzata). Sulla stampa locale il titolo era esemplificativo: “Castellina e Campese lanciano Cataldo”.

In Puglia, dunque, la fronda interna a Rifondazione si è palesata anche sul piano elettorale, ma non è riuscita ad azzoppare questa giovane militante politica proposta dalla segreteria nazionale di Rifondazione, passata per le strade di Genova, scesa dal tetto di Architettura occupato con i precari della conoscenza, in viaggio per Bruxelles e Strasburgo, ora, per unire la sinistra ma su un progetto alternativo al socialismo europeo. Il titolo della Gazzetta del Mezzogiorno la dice lunga: “Forenza beffa i vendoliani, lo schiaffo di Rifondazione”. Ma alla fine Eleonora Forenza ha fatto grandi numeri in tutti i grandi centri urbani mentre, per il partito del Governatore si tratta di una congiuntura proprio negativa visto che resta al palo anche al Comune di Bari, appena rieletto, e che in tutti i grandi centri della Puglia, alle europee, il candidato di Vendola, Cataldo, è stato pesantemente superato dal giovane Claudio Riccio, esponente dei movimenti universitari.

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