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Dal Mose uno tsunami per Venezia, arrestato il sindaco Orsoni

35 arresti e cento indagati. Chieste le manette anche per Galan: il Mose fa danni alla laguna e ha corrotto la politica veneziana.

da Venezia, Enrico Baldin

Dal Mose uno tsunami per Venezia, arrestato il sindaco Orsoni

Venezia, stamani, si è svegliata con uno tsunami politico ed istituzionale.

35 arresti, un centinaio di iscritti al registro degli indagati, 40 milioni di euro sequestrati dalle Fiamme Gialle ad indagati, e molti nomi di spicco della politica e dell’imprenditoria in manette. Giorgio Orsoni, sindaco Pd di Venezia, è il nome politico più di rilievo. Ma ad esso si aggiungono quello dell’ex Presidente della Regione ed ex Ministro dell’agricoltura e dei beni culturali Giancarlo Galan attualmente parlamentare di Forza Italia per il quale è stata richiesto l’arresto all’Aula, il più volte assessore Veneto Renato Chisso, anch’esso di Forza italia, il consigliere regionale Veneto del Pd Giampiero Marchese, la Europarlamentare Lia Sartori, di Forza italia, molto vicina a Galan.

Ma tra gli arresti non ci sono solo politici. Spiccano i nomi di due ex Magistrati alle acque (di nomina del Ministero alle infrastrutture) Cuccioletta e Piva, dell’ex comandante della Guardia di Finanza attualmente in pensione Emilio Speziale, degli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo.

Per gli indagati le accuse sono di corruzione, concussione, riciclaggio e finanziamento illecito. Gli arresti sono giunti dopo lunghe indagini che ebbero una svolta nel febbraio 2013 con i fermi di Piergiorgio Baita, al tempo a.d. della Mantovani, una delle ditte che componevano il consorzio Venezia Nuova, e di Giovanni Mazzacurati che presiedeva il consorzio stesso. Il consorzio Venezia Nuova aveva l’incarico della realizzazione del MOSE, il sistema di dighe mobili contro l’acqua alta attualmente in fase di realizzazione.

Stando a quanto riferito dalla Guardia di Finanza sarebbe stato messo in atto un vero e proprio sistema di finanziamento occulto a numerosi esponenti della politica attraverso fatture false e fondi neri depositati all’estero che avrebbero in parte finanziato politici e partiti.

Si può parlare di “larghe intese carcerarie” vedendo l’estrazione politica degli arrestati, prevalentemente di Pd e Forza Italia. Arresti che avranno di certo conseguenze politiche. Tra le varie reazioni quella della senatrice veneta del Pd Laura Puppato che si dice incredula sul coinvolgimento di Orsoni e che su di lui chiede “cautela”. Il vasto schieramento dei contrari al Mose, dal WWF a Legambiente, dai comitati NO MOSE ad Italia Nostra, dai Verdi a Rifondazione Comunista, ricordano gli anni di critiche e battaglie compiute per opporsi ad una infrastruttura ideata negli anni ’80, che mette a rischio l’ecosistema lagunare veneziano e che comunque non va a risolvere il problema dell’acqua alta. Il consigliere comunale veneziano di Rifondazione, Sebastiano Bonzio, parla di “umiliazione” inferta a “tutti coloro che come noi hanno sempre denunciato il sistema Mose come fucina di corruzione”, l’assessore veneziano dei Verdi Bettin, pur sorpreso dalla presenza di Orsoni tra gli arrestati, sull’inchiesta sostiene che “si sapeva” punta il dito contro “i lavori senza gara, la crescita di aziende fuori controllo, il legame stretto tra politica e imprese”.

Vale la pena ricordare che nel 2006 quando Di Pietro, allora ministro alle Infrastrutture del secondo governo Prodi, impose la realizzazione del Mose, l’unico ministro a votare contro fu Paolo Ferrero, allora e ancora del Prc.

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