Il governo ha nominato il terzo uomo più ricco d’Ucraina e amico dei nazisti a governatore del Donbas, dov’è in corso la guerra, con lo scopo di sconfiggere i separatisti.
di Franco Fracassi
È il re del metallo, un banchiere e proprietario di giornali e televisioni. È anche il terzo uomo più ricco del Paese, nonché buon amico delle frange più estreme e violente della destra ucraina: i nazisti di Pravy Sektor. A lui il governo centrale di Kiev ha affidato il compito di domare la provincia più ricca e popolosa, nominandolo governatore di Dnepropetrovsk e dandogli carta bianca. L’oligarca Igor Kolomoisky non ha perso tempo e ha messo una taglia di 730.000 euro sul capo dei separatisti russofoni Oleg Tsarov e di diecimila su ciascun «miliziano nemico ucciso». Inoltre, sempre da quanto ha rivelato il quotidiano francese “Le Monde”, ha dato carta bianca agli squadroni della morte di Pravy Sektor, dandogli potere di comando perfino sulle truppe dell’esercito regolare.
«In Ucraina non c’è uno Stato. Ci sono i patrioti che combattono contro degli stronzi», ha dichiarato il braccio destro di Kolomoisky, Boris Filatov. E hai cosiddetti patrioti (nazisti) è stato donato il piano terra del palazzo del governatorato, che oggi è divenuto il quartier generale delle loro operazioni.
Quest’armata parallela è formata da circa duemila miliziani. Alcuni del luogo, altri provenienti dal resto del Paese. Secondo “Le Monde”, a loro è stata garantita l’immunità da qualsiasi accusa per omicidio o violazione dei diritti umani, ed è stato permesso ai criminali comuni di entrare a far parte degli squadroni della morte in cambio della cancellazione di tutti i reati.
Il 9 maggio unità paramilitari, con l’appoggio dell’esercito, hanno fatto irruzione nella città portuale di Mariupol, «sparando su civili inermi e causando almeno sette morti», come ha denunciato Human Right Watch.
Secondo il procuratore generale ucraino, Kolomoisky e il suo esercito privato sarebbero coinvolti anche nella strage della Casa dei Sindacati a Odessa (dai cento ai trecento morti).