13.5 C
Rome
giovedì, Novembre 21, 2024
13.5 C
Rome
giovedì, Novembre 21, 2024
Homecronache socialiMarcegaglia, i lavoratori provano a rompere la solitudine

Marcegaglia, i lavoratori provano a rompere la solitudine

La fabbrica non è in crisi ma chiude per fare profitti con una speculazione sui terreni. Nasce un coordinamento milanese di solidarietà.

di Marco Panaro

Marcegaglia, i lavoratori provano a rompere la solitudine

Un afoso sabato milanese, venti sedie in uno spiazzo asfaltato davanti allo stabilimento Marcegaglia Buildtech. Nasce così il coordinamento cittadino di solidarietà con la lotta contro la chiusura della fabbrica. Le sedie non basteranno: compagni e compagne si presenteranno in numero triplo. La sensazione, non facile da digerire, è di essere l’ultimo drappello di resistenti in una piazza d’armi assediata. Basta percorrere poche decine di metri per trovarsi di fronte allo scheletro vuoto della Mangiarotti Nuclear, industria chiusa quattro anni fa, dopo una dura lotta, per portare la produzione in Slovenia. E alle nostre spalle incombono enormi palazzi di edilizia residenziale appena costruiti. “Marcegaglia comprò i terreni su cui realizzò lo stabilimento – spiega Massimilano Murgo, leader degli Autoconvocati – dando una manciata di spiccioli ai comuni di Milano e di Sesto San Giovanni. Ora quelle aree, se destinate alla speculazione immobiliare, valgono una fortuna: sta qui la vera ragione della volontà di chiudere”. Mentra la Digos sorveglia piazzando ben sette uomini all’incrocio con viale Sarca, l’assemblea prende forma: accorrono lavoratori della fabbrica, militanti di Rifondazione comunista (tra cui Nadia Rosa, della segreteria provinciale) e di Sinistra Anticapitalista, attivisti di esperienze di autogestione come la Ri-Maflow, qualche (pochi) esponente del sindacalismo di base. La situazione della vertenza – spiega subito Murgo – è difficilissima. Molti lavoratori, forse la maggioranza, sono rassegnati ad accettare le proposte della proprietà. Che significa trasferimento a Puzzuolo Formigaro, nell’alessandrino, a centodieci chilometri di distanza. Oppure una buonuscita di trentamila euro, due anni di cassa integrazione e la perdita del posto di lavoro.

“La Fiom non ci sta”, attacca il segretario provinciale Mirko Rota. “Abbiamo proposto di individuare un’altra area nel milanese per ricollocare lo stabilimento e ci è stato risposto no. Abbiamo chiesto di trasferire il personale in esubero presso altre aziende del gruppo, operando anche attraverso contratti di solidarietà, e il rifiuto è stato totale. A queste condizioni la trattativa non può continuare”.

Occorre rompere l’isolamento in cui si trova ciascuna lotta dei lavoratori è il pensiero comune a tutti gli interventi. Dunque via al coordinamento di solidarietà, con un volantinaggio davanti ai cancelli della fabbrica già a inizio settimana. E la proposta di una marcia per il lavoro che raccolga tutte le esperienze di resistenza in corso a Milano e parli anche a chi un lavoro non ce l’ha o è coscritto nelle fila dell’esercito dei precari.

Proposta che sarà tanto più efficace se saprà coinvolgere davvero le attuali espressioni più attive della lotta di classe (e il pensiero va subito alle tante lotte nel settore della logistica), superando gli steccati di organizzazione politica e sindacale.

E questo resta un po’ il difficile a farsi per la sinistra milanese e non solo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]

Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell'uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

Un Acropoli che attraversa una città, recitando

A Genova va in scena, per la quindicesima edizione, il Festival di Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni

Maya Issa: «Nessun compromesso sulla pelle dei palestinesi»

L'intervento della presidente del Movimento Studenti Palestinesi in Italia all'assemblea nazionale del 9 novembre [Maya Issa]

Come possiamo difenderci nella nuova era Trump

Bill Fletcher, organizzatore sindacale, sostiene che ora “il movimento sindacale deve diventare un movimento antifascista”. [Dave Zirin]