L’udienza preliminare per la morte di Giuseppe Uva: per la procura non fu omicidio ma solo un abuso di potere.
di Checchino Antonini
Si dovrà aspettare la fine del mese, il 30 giugno, per capire la piega che prenderà il processo per l’omicidio di Giuseppe Uva. Ma la rimozione dal caso del pm Abate, che per anni ha evitato di indagare puntando ossessivamente sul caso di malasanità, non sembra aver cambiato la musica che si suona a Varese dove il procuratore Felice Isnardi ha chiesto oggi il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati per il carabiniere e i sei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto il 14 giugno 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri.
Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio ma per l’accusa di abuso di potere. Un reato che a detta dei difensori, per il pm “non ha alcuna attinenza con l’evento morte”. “E’ una cosa inaspettata e per me non se lo aspettavano neanche gli imputati, ma si tratta delle richieste del pm e confidiamo nella decisione del giudice”, ha detto il legale dei familiari di Giuseppe Uva. La sorella di Uva, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze, non ha voluto invece rilasciare dichiarazioni ed è apparsa visibilmente scossa. Un altro carabiniere imputato ha chiesto di essere processato con rito abbreviato mentre Lucia Uva ha chiesto il giudizio immediato nel processo che la vede imputata il prossimo 13 giugno per diffamazione ai danni delle forze dell’ordine.
La sera del 14 giugno del 2008, Giuseppe Uva venne fermato, in compagnia di un amico, per una presunta ubriachezza molesta. I carabinieri chiesero rinforzo alla questura e Uva finì in una caserma della polizia da dove uscì per andare in ospedale con un Tso. L’unico teste, suo amico, ha sempre detto di averlo sentito urlare mentre era sottoposto alle attenzioni dei tutori dell’ordine. Verrà interrogato solo quasi sei anni dopo i fatti.