La polizia ha ritardato la partenza da Milano, ma la carovana per il diritto d’asilo europeo è in viaggio. «La nostra Europa non ha confine».
di Massimo Lauria
Sono partiti i manifestanti a bordo del #noborderstrain, ovvero il treno senza frontiere. La partenza era prevista per le 14 di sabato 21 giugno dalla stazione Centrale di Milano, ma la polizia ha bloccato per oltre tre ore le centinaia di persone che si erano conquistati «a spinta il diritto a salire in forma collettiva sul treno» per raggiungere la Svizzera, rompendo i cordoni di polizia e degli agenti della Digos che volevano fermarli. «È inaccettabile la militarizzazione con cui si vuole accompagnare i percorsi dei rifugiati – denunciano gli organizzatori -: le frontiere devono essere transitabili. Noi vogliamo viaggiare pubblicamente tutti insieme. È un nostro diritto».
Solo pochi minuti prima quelli di GlobalProject.info avevano twittato: «#noborderstrain, superato il blocco di polizia, il corteo sale sul treno», mostrando in una fotografia il binario gremito di persone del treno senza frontiere alla stazione Centrale di Milano. Dopo oltre tre ore di trattative, i movimenti per il diritto d’asilo europeo ce l’hanno fatta e la carovana di italiani, migranti e rifugiati provenienti da tutta Italia sono finalmente in viaggio verso il confine svizzero. Da lì proseguiranno il loro viaggio in aperta violazione delle frontiere europee per chiedere a Bruxelles un’assunzione di responsabilità.
I manifestanti rivendicano il diritto ad un’Europa senza confini, i cui paesi membri superino al più presto le ristrette visioni nazionali, dando finalmente vita ad un progetto realmente comune di gestione del diritto d’asilo che oggi viene negato ancora da molti paesi.
Alla faccia del programma «Mare Nostrum», i tanti che fuggono da guerre e violenze continuano a lasciarci la pelle lungo i viaggi, nella speranza di approdare sulle coste del mediterraneo europeo.
I dati sono impressionanti. Si parla di 50.000 persone sbarcate sulle coste italiane dall’inizio dell’anno. Molti di più sono gli ospiti dei campi profughi siriani, eritrei e somali. Una situazione gestita con ipocrisia dall’Europa e dalle autorità italiane, con un rimpallo di responsabilità inaccettabile. Mentre il governo italiano, nella persona del ministro dell’Interno Angelino Alfano, paventa ennesime misure emergenziali, le autorità svizzere chiudono ancora di più i confini nazionali, restringendo i corridoi per i flussi migratori.
«Ma il viaggio in mare – scrivono gli organizzatori – non è l’unica occasione in cui i migranti sono costretti a sfidare i confini europei. Perché un’altra odissea inizia una volta raggiunta l’Europa. Per chi rimane, il dispositivo dell’accoglienza messo in campo dal governo non è in grado di garantire null’altro se non mesi di attesa e assistenzialismo speculativo, aggravato dal fatto che ancora una volta sono stati aggirati i circuiti ufficiali dello Sprar procedendo alla “distribuzione” dei profughi al miglior offerente».
Ora però siamo «sul treno dei diritti verso la frontiera svizzera per un’Europa senza confini», twitta Riccardo Bottazzo, uno dei manifestanti a bordo del NoBordersTrain. Il treno senza frontiere ha lasciato la città di Milano per dirigersi verso il confine con la Svizzera. Appena arrivati a Chiasso sono scesi dal treno, controllati dalle guardie di confine elvetiche schierate lungo i binari del treno. «I rifugiati chiedono asilo in Svizzera ma non devono essere separati da noi e messi in centri se nn vogliono», scrive su twiiter GlobalProject.info, avvertendo che le trattative con le autorità svizzere sono in corso.