Bruciato mentre era ancora vivo. E’ il terribile responso dell’autopsia sul corpo del ragazzino palestinese rapito e ucciso nei giorni scorsi a Gerusalemme Est.
di Marina Zenobio
Lo ha dichiarato il procuratore generale palestinese Muhammad Abd al-Ghani Uweli in un comunicato, affidato all’agenzia Maan, aggiungendo che l’autopsia ha riscontrato fuliggine nel tratto respiratorio tracheale e nei polmoni del giovane. Sul corpo anche una profonda ferita alla testa ma, senza ombra di dubbio, Muhammad è stato seviziato e poi gli hanno dato fuoco metre era ancora vivo. Per i prossimi giorni è atteso l’esame autoptico finale condotto in Israele presso l’Istituto legale Abu Kabir in presenza del perito palestinese Sabir al-Aloul, direttore dell’Istituto di medicina legale All’Università Al Quds.
Una fine terribile per Muhammad Abu Khdeir, i cui funerali, celebrati ieri, sono stati seguiti da una notte di sconti tra palestinesi e polizia israeliana. il ragazzo è stato rapito mentre si recava in moschea e il suo corpo è stato ritrovato in un bosco vicino a Gerusalemme mercoledì scorso. L’omicidio è probabilmente una ritorsione di estremisti israeliani per l’assassinio dei tre giovani israeliani scomparsi il 12 giugno, ne sono convinti sia la famiglia del ragazzo che la leadership palestinese.
Nel frattempo l’agenzia stampa Nena News ha diffuso la notizia di un altro rapimento, questa volta con esito meno drammatico ma comunque preoccupante, di un palestinese di 22 anni, avvenuto a sud di Nablus e durato alcune ore. Il giovane ha raccontato di essere stato avvicinato ieri sera, verso mezzanotte, da alcuni coloni ebrei a bordo di due macchine e di essere stato portato in una zona isolata, dove è stato picchiato e poi abbandonato.
Sull’onda dello sdegno provocato dalla morte del ragazzo palestinese , la protesta intanto si allarga. Ieri sera ha raggiunto anche Taibe, Tira, Kalansua, Baqa el Gharbiyeh e altri centri abitati da arabi nella bassa Galilea, quindi all’interno del territorio israeliano, dove i dimostranti hanno bloccato incroci stradali e bruciato copertoni. Quella che si sta attraversano in queste ore in Palestina è una fase particolarmente delicata, potrebbe innescare una rivolta importante. Secondo Nena News potrebbe portare addirittura a quella terza Intifada, di cui da tempo si parla, come conseguenza delle politiche di Tel Aviv che stanno favorendo una colonizzazione nei Territori occupati sempre più intensa e continua.
Il movimento islamico Hamas – che nega l’accusa rivoltagli dal governo israeliano di aver organizzato il rapimento e l’uccisione in Cisgiordania dei tre ragazzi ebrei – ieri ha riferito di un cessate il fuoco imminente con lo Stato ebraico. Ma attacchi e ritorsioni sono andati avanti lo stesso, con i gruppi armati palestinesi che hanno lanciato una trentina di razzi verso il territorio israeliano facendo solo qualche danno alle cose, e l’aviazione dello Stato ebraico che in serata, dopo una sospensione dei raid aerei durata 24 ore, ha colpito obiettivi a sud di Gaza, causando danni ma non feriti segnalati.