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Le Fotografie raccontate da Rodolfo Walsh

La casa editrice La nuova frontiera ha pubblicato i racconti dello scrittore argentino ucciso 40 anni fa, per essersi opposto alla dittatura militare di Videla.

di Marta Scandorza

walsh

A quasi quarant’anni dalla morte di Rodolfo Walsh, giornalista argentino scomparso per essersi opposto alla dittatura di Jorge Videla denunciandone gli orrori, La nuova frontiera ha pubblicato il 25 marzo scorso Fotografie, la raccolta di racconti dell’autore, finora poco conosciuti in Italia, seppur stimati da autori di primo piano del mondo lettrario internazionale, come Gabriel Garcia Marquez e Roberto Bolaño.

Le differenze tra la produzione narrativa e quella del giornalismo di inchiesta, che annovera tra gli altri Operazione massacro, il suo libro più bello, è ovviamente molto evidente. Laddove Walsh arricchiva la maestria prosastica con la cura del dettaglio e l’attenzione al dato reale e oggettivo, proprio appunto della letteratura di indagine, qui ci troviamo dinanzi a dei veri e propri esercizi di stile letterario. Non che se ne perda in piacevolezza. Anzi, è forse in queste prove che si può scovare in nuce quello che poi si sarebbe affermato come lo stile autoriale dell’argentino, costituito da una prosa scorrevole e cristallina arricchita da  splendide metafore, e che avrebbe dato vita, dieci anni prima di Truman Capote e del suo A sangue freddo, a quel genere ibrido poi conosciuto come New Giornalism o Giornalismo Narrativo.

Correttore di bozze non ancora maggiorenne, grazie alla perfetta conoscenza della lingua inglese, Rodolfo Walsh diviene ben presto un appassionato traduttore di gialli e un giallista a sua volta. E la passione per questo genere letterario è molto evidente in Fotografie, che raccoglie alcuni tra i più bei racconti di stampo poliziesco. Ma che ha anche il merito di variare tonalità e argomenti, pur mantenendo fede alla necessità dell’autore di indagare il reale attraverso la parola scritta.  Così occorre porre l’attenzione, per primo fra tutti, a Quella donna, frammento intenso e sconcertante, osannato dalla critica letteraria latinoamericana come uno degli esempio più alti di prosa letteraria universale. Il racconto, che apre la raccolta, narra della sparizione del cadavere di Evita Peron, senza mai nominarla, ma riuscendo ad esprimere in modo realistico e viscerale il dolore e l’incapacità di comprendere, propria non solo del singolo, ma dell’intero popolo argentino.

Con il ciclo irlandese, e soprattutto in Irlandesi dietro un gatto, Walsh si cimenta nel componimento di stampo più classico, narrando, attraverso alcuni motivi autobiografici,  il percorso di crescita e di iniziazione alla vita di alcuni ragazzi all’interno di un collegio maschile. Stessa cosa in Foto, la composizione che dà evocativamente il titolo alla raccolta, e Lettere, il suo seguito, dove Walsh narra attraverso uno stile abbastanza tradizionale, una storia familiare di formazione e caduta, sullo sfondo di un Argentina rurale, arretrata e poverissima, dando vita ad un universo corale di chiara memoria joyciana.

Altri racconti, invece, si caratterizzano come fortemente sperimentali: parliamo di Note a piè di pagina, ad esempio, in cui un narratore in terza persona narra la morte di una persona a lui vicina, e al di sotto scorre in corsivo la lettera di addio del defunto, che riporta la sua personale visione dei fatti e della propria vita.

È proprio grazie alla schizzofrenia di temi, motivi e toni che Fotografie risulta una lettura affascinante.  Chi voglia approcciarsi a Walsh, inizi senza dubbio da Operazione Massacro, il suo capolavoro, e pietra miliare della letteratura giornalistica di tutti i tempi. Lì troverà il coraggio, il sentimento, la militanza. Ma se poi vorrà approfondire, continui con queste narrazioni brevi: anche in queste pagine troverà la passione per il mezzo letterario e per la sua efficacia quale strumento di indagine e ricerca.

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