Tel Aviv forza la mano e restringe la navigazione a tre miglia nautiche. La marina militare israeliana aggredisce i pescatori, sequestrando barche e attrezzature.
di Marina Zenobio
Nei giorni scorsi, gruppi di militanti di Gaza avevano riferito che non avrebbero cessato il lancio di razzi fino alla fine dell’assedio illegale sulla Striscia di Gaza che Israele porta avanti ormai da 8 anni. E si sta rendendo sempre più evidente l’intenzione da parte dei palestinesi di Gaza di rispondere alle aggressioni israeliane in Cisgiordania e di unirsi in un’unica lotta, cosa che potrebbe sfociare in quella che molti hanno già definito terza intifada.
Il governo del primo ministro israeliano Netanyahu non ha però nessuna volontà di allentare l’assedio. E lo dimostra non solo con il consecutivo lancio di missili su Gaza, che due notti fa ha provocato la morte di 9 palestinesi, un numero di morti in un sol giorno che non si raggiungeva dal novembre del 2012, ma anche restringendo nuovamente l’area marittima palestinese a 3 miglia nautiche dalla costa, rafforzando cosi il blocco navale che incide profondamente sulla vita dei palestinesi, che non possono viaggiare via mare né sviluppare scambi commerciali. E costanti sono anche gli attacchi sui pescatori di Gaza.
Durante le aggressioni in mare, riporta l’agenzia stampa Nena News, i pescatori palestinesi vengono terrorizzati dagli spari della marina militare israeliana che viola i limiti da essa stessa unilateralmente imposti ed entra nelle acque di Gaza. Spesso i pescatori vengono arrestati e l’attrezzatura da pesca e barca confiscate. Sono quasi 4.000 i pescatori palestinesi registrati, un numero in costante diminuzione date le difficoltà del lavoro, mentre sono circa 65.000 persone che lavorano nel settore ittico.
Nel corso degli anni Tel Aviv ha progressivamente imposto delle restrizioni ai pescatori di Gaza sull’accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite dagli gli accordi di Gerico nel 1994 tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l’Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l’area concessa alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana “Piombo Fuso” (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l’accesso all’ 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Gerico del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e Hamas dopo l’offensiva militare israeliana di novembre 2012, “Colonna di Difesa”, hanno permesso ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Tuttavia, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all’interno di questo limite. Il 12 marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell’invio di alcuni razzi palestinesi verso il sud di Israele. Poi a maggio del 2013 le autorità militari israeliane avevano deciso di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa, ma domenica scorsa hanno di nuovo ristretto il limite a 3 miglia nautiche.