Non ci sarà, per ora, l’inondazione di 6000 ettari di Patagonia. Bachelet dice no a Enel-Endesa, “il progetto Hidroaysén è irrealizzabile”
di Marina Zenobio
Il Comitato dei ministri del Cile, massima autorità amministrativa del paese sudamericano, ha annullato le autorizzazioni precedentemente rilasciate a un consorzio formato da Endesa – controllata da Enel – e dall’impresa cilena Colbùn, per la realizzazione in Patagonia del progetto Hidroaysén. Obiettivo del progetto, del costo previsto di 3200 milioni di dollari, era la costruzione di cinque dighe lungo i fiumi Pascua e Baker, con conseguente inondazione di quasi 6000 ettari di terre nella regione di Aysén, nonché la realizzazione di una linea di trasmissione di elettricità lunga circa 2000 chilometri, per portare energia al centro e al nord del Cile.
A parte la distruzione ambientale che la costruzione di 5 dighe e altrettante centrali idroelettriche avrebbe portato in una delle zone più belle della Patagonia, il progetto non prevedeva alcun intervento di riqualificazione del territorio e di ricollocazione per gli abitanti. Motivazioni importanti che hanno portato il governo di sinistra, guidato dalla presidente Michelle Bachelet, a dire no al progetto, accogliendo i 35 ricorsi, presentati nel corso degli ultimi sei anni, dalle comunità locali sostenute da un nutrito cartello di associazioni ambientaliste locali e internazionali, Greenpeace in testa.
Confermando che la decisione presa a livello governativo è stata unanime, il ministro dell’energia Maximo Pacheco ha comunicato che comunque il consorzio ha il diritto di appellarsi alla decisione. Un modo per dire che la questione non è affatto definitamente chiusa. Tuttavia le organizzazioni che nel corso di questi anni hanno manifestato la loro opposizione al progetto Hidroaysén giustamente festeggiano quella che, per dirla con le parole di Pablo Orrego del coordinamento “Patagonia sin Represas” (Patagonia senza dighe) «E’ una grande vittoria, un giorno da celebrare». Mentre Bachelet, che nel corso della sua campagna elettorale aveva già definito il progetto “irrealizzabile”, ha confermato la volontà di promuovere lo sviluppo di progetti per energie rinnovabili, non convenzionali e l’uso di gas naturale. Attualmente l’energia cilena si produce, nell’ordine, con combustibili fossili, gas e acqua, il che la rende la più dispendiosa dell’intera regione sudamericana.