Occupazione lampo degli uffici del ministero del lavoro di Napoli contro i licenziamenti politici alla Fiat e la disoccupazione dilagante, per la piena occupazione e il salario garantito
di Checchino Antonini
Era l’ufficio di collocamento di Napoli, via Marina. Oggi è una sede periferica del ministero del lavoro. Dopo un paio di decenni di smantellamento sistematico e feroce del welfare viene percepito come un luogo più che inutile (visto che il collocamento pubblico è solo una costosa macchina di burocrazia). Per questo è in corso l’occupazione degli uffici da parte di un settore consistente dell’arcipelago delle realtà sociali che in città e in provincia si battono contro la precarietà e la disoccupazione. Si tratta di almeno una cinquantina di attivisti di Iskra, La Scintilla, Spartaco, Uniti si vince, disoccupati di Acerra, cassintegrati e licenziati Fiat.
Uno di loro telefona in redazione e annuncia un corteo per il pomeriggio, denuncia la tensione indotta dall’arrivo della polizia. La questione dei licenziamenti politici alla Fiat è sicuramente una delle rivendicazioni centrali di questa iniziativa che lancia il corteo del 17 luglio a Pomigliano contro l’arroganza di Marchionne in quella e in tutte le altre fabbriche della multinazionale ex torinese. Più in generale, l’occupazione di oggi rientra nella mobilitazione contro il jobs act di Renzi e contro le «farse padronali» come il rimpallo di responsabilità sulla vertenza dei disoccupati Bros di Napoli. L’unico lavoro possibile, per i manifestanti, è quello che potrebbe arrivare dalle bonifiche e dalle riqualificazioni ambientali, tra Bagnoli e la Terra dei fuochi. «Lavoro vero e utile socialmente», dice ancora l’occupante che ha telefonato alla redazione di Popoff.