L’artiglieria israeliana è entrata nei quartieri di Gaza city, dalle prime ore del mattino sta colpendo i rioni popolari di Sajaya e Zaitun. Proteste e scontri a Tel Aviv, Haifa e in Cisgiordania.
di Marina Zenobio
Case distrutte, macerie, feriti e tanti, troppi morti, 60 palestinesi uccisi solo questa notte, 130 dall’inizio dell’operazione militare israeliana via terra, 335 dall’iniziativa dell’operazione “Barriera protettiva, ma potrebbero essere di più, quasi tutti civili. E’ l’inferno di Gaza scatenato dall’esercito di Tel Aviv contro una popolazione terrorizzata, senza via di fuga. L’artiglieria israeliana è entrata nei quartieri di Gaza city, dalle prime ore del mattino sta colpendo i rioni popolari di Sajaya e Zaitun dove dalle macerie sono stati estratti i corpi di almeno 40 palestinesi.
Nell’ospedale Shifa di Gaza City la situazione è fuori controllo, stanno arrivando decine di corpi senza vita (tra cui anche due paramedici e tre miliziani di Hamas) centinaia di feriti e ambulanze giungono di continuo, feriti anche alcuni vigili del fuoco che stavano portando aiuto alla popolazione. Ma a causa del tiri di artiglieria le ambulanze non riescono a raggiungere tutti i quartieri di Gaza city.
Hamas ha richiesto ad Israele un cessate il fuoco di due ore per ragioni umanitarie. La richiesta è stata avanzata tramite la Croce Rossa, ed è legata alla necessità di aiutare le persone ferite e recuperare i cadaveri nell’area di Sajaya. Hamas ha affermato che ci sono decine di corpi nelle strade del luogo. Israele non ha ancora fatto pervenire alcuna risposta.
Forze armate israeliane hanno confermato che migliaia di soldati sono dentro Gaza e la morte di 9 di essi, anche se potrebbero essere molti di più, e 17 soldati feriti ricoverati nell’ospedale di Ashkelon.
Gli ultimi dati forniti dall’Unrwa parlano di 62.000 gli sfollati. Le persone hanno trovato rifugio in 49 scuole dell’agenzia che ha lanciato un appello per continuare a fornire loro cibo, cure mediche e aiuti d’emergenza come materassi, coperte, kit per igiene personale. Oxfam denuncia che la popolazione gazawi inizia ad avere problemi di accesso al cibo, sempre più scarso e costoso.
L’offensiva israeliana non riesce comunque a fermare i lanci di razzi. Anche se il ministro della sicurezza israeliano Yuval Steinitz sostiene che l’esercito ne avrebbe distrutti la metà, questa mattina il lancio dei razzi ha costretto le popolazioni a nord di Tel Aviv e delle città costiere di Ashod e Ashqelon a trovare riparo nei rifugi.
Intanto Israele comincia a fare i conti con la dissidenza interna. Ieri centinaia di israeliani sono scesi in strada a Tel Aviv e Haifa per manifestare contro l’offensiva militare a Gaza: la protesta, iniziata in modo pacifico, si è però conclusa con scontri con la polizia e l’aggressione da parte di militanti dell’estrema destra. Numerosi feriti e una trentina gli arresti.
Manifestazioni e scontri anche a Gerusalemme Est e in Cisgiordania durante la notte, a Unrwa, dove ieri sera alcuni manifestanti sono riusciti a far saltare la nell’area della prigione di Ofer.
Ieri manifestazioni contro l’intervento armato israeliano a Gaza anche a Bruxelles e Londra, mentre nelle altre città europee quali Vienna, Amsterdam e Stoccolma sono in programma sit in per oggi pomeriggio.
La diplomazia arranca penosamente. A Doha dovrebbe arrivare il segretario generale dell’Onu, Bank Ki-moon, per incontrare il presidente dell’autorità palestinese Mahmoud Abbas il quale, sempre oggi e sempre in Qatar, dovrebbe incontrare Khaled Meshaal, leader di Hamas. Secondo fonti vicine ad Abbas, “il presidente parlerà con Meshaal dei modi per raggiungere un cessate il fuoco”. L’incontro si svolgerà in casa di Hamas, che da giorni chiede che il negoziato sia gestito dagli alleati Turchia e Qatar, e non dall’Egitto.