Per lo scrittore di Educazione siberiana l’abbattimento dell’areo in Ucraina è stato intenzionale, opera di militari o esperti che volevano fare vittime.
di Mirna Cortese
Già a giugno, in un’intervista rilasciata al Secolo XIX, Nicolai Lilin, autore di Educazione siberiana e Caduta libera, ma a suo dire anche soldato di origini siberiane coinvolto in prima linea in cinque guerre, aveva invitato apertamente a diffidare delle versioni e del racconto dei media mainstream in occidente rispetto a quanto stava accadendo in Ucraina. “Tutto è raccontato in modo sbagliato perché è stato da subito distorto il concetto geopolitico attorno al quale è nato questo conflitto” dichiarava Lilin aggiungendo: “Non si tratta di una guerra in o per l’Ucraina ma di un conflitto tra potenze mondiali. Il primo esercito in campo, invisibile, è quello degli Stati Uniti. Una potenza in fase di fallimento che si sta muovendo da anni su decine di fronti per mascherare e per cercare di placare la sua inesorabile crisi economica. Ovviamente, quella americana non è una guerra militare, ma del tutto politica. Il problema, per loro, è che non ne potranno più uscire vincitori».
Oggi, dopo l’abbattimento del Boeing 777 malese sul cielo di Ucraina torna ad esprimere la sua opinione dichiarando all’Adnkronos che, se sono vere le notizie che rimbalzano di ora in ora, l’aereo sarebbe stato abbattuto da un sistema mobile, un cingolato che ha in dotazione un missile. “Un minatore di Donetsk – precisa Lilin – non ne sarebbe capace, quindi è stato abbattuto da qualcuno esperto, un militare. Quell’areo – continua Lilin – hanno voluto tirarlo giù, e fare vittime”
Lo scrittore russo Nicolaj Lilin, naturalizzato italiano il cui vero nome, registrato all’anagrafe, è Nicolaj Veržbickij, è convinto che Putin in questo momento sta cercando di evitare una guerra.
Ma “qualcuno deve fermare le aggressioni delle milizie – rimarca lo scrittore – chi ha compiuto crimini contro l’umanità deve andare in galera. Per sempre”. “Il problema principale dell’Ucraina -spiega- è che dopo il colpo di Stato avvenuto questo inverno, il Paese è ingovernabile”. Adesso, dopo l’abbattimento del Boeing malese “lo scenario è ancora più incerto” e aggiunge “tutto dipenderà dalla consapevolezza che la comunità internazionale avrà di ciò che accade a Kiev e nel resto del Paese”. “Quando si potrà uscire per strada senza rischiare di essere ammazzati -conclude Lilin- si potrà parlare di un tentativo di ritorno alla legalità. Ma i tempi sono lunghi”.