Arriva al cinema Apes Revolution, il pianeta delle scimmie diretto da Matt Reeves. Su Popoff la recensione.
Il trailer del film
«Le scimmie non vogliono la guerra ma lotteranno se sarà necessario». Il nuovo capitolo della saga de Il pianeta delle scimmie approda nelle nostre sale circondato da un’aria carica di aspettative, speranze, desideri. Dei fan, dei critici, dei detrattori. Al timone questa volta c’è Matt Reeves, che cerca di sostituire degnamente Rupert Wyatt, regista della precedente Alba, un’alba che aveva per protagonista James Franco e Andy Serkis (l’insostituibile tessssssssoro del motion capture è proprio lui, digitalizzato nelle sembianze di Cesare, la scimmia intelligente).
In Apes Revolution (quer pasticciaccio brutto de titoli de noantri) è ancora Serkis la star gollummizzata e indiscussa della pellicola, affiancato dal Jason Clarke di Brotherhood, dalla Keri Russell del bellissimo The Americans (viva le serie televisive!) e dal recentemente bacchettato Gary Oldman, che oscure previsioni danno già per spacciato nel dorato (e ipocrita) mondo hollywoodiano. Nessuno tocchi Oldman.
Torniamo alla rivoluzione delle scimmie. «Se scendiamo in guerra rischiamo di perdere tutto: casa, famiglia, futuro». A distanza di dieci anni dalla già citata Alba, le scimmie vivono lontano dagli esseri umani, in un sistema sociale perlopiù pacifico e guidato dall’intelligente Cesare. Sono diverse dagli uomini, quei cattivoni, perché «scimmia non uccide scimmia». Si guardano bene, dunque, dal cercare un qualsiasi contatto con i bipedi quasi totalmente glabri e guerrafondai che li hanno costretti a fuggire nella foresta. Quello che non sanno è che anche gli esseri umani (almeno quelli sopravvissuti al virus T-113) si sono rifugiati in una sorta di colonia, una San Francisco post-apocalittica e quasi cacotopica e che presto s’incontreranno/scontreranno a causa di una diga.
Scimmia non uccide scimmia. Almeno finché non trova un fucile carico.
Senza spoilerare una trama già intuibile, possiamo affermare che Apes Revolution mette in campo la classica contrapposizione buoni/cattivi e la piazza in entrambe le fazioni per dimostrare che non sono poi così diverse. «Vogliono quello che vogliamo noi. Sopravvivere». E questa contrapposizione, troppo scontata in un film che avrebbe potuto volare più in alto, spoglia i personaggi della loro complessità. Li rende piatti, quasi noiosi, mandando in malora la raffinata digitalizzazione dei primati e le scenografie, così suggestive e dettagliate. I risvolti politici e sociali si perdono in una sceneggiatura che arranca sin dal principio, mentre cerca di trovare un equilibrio tra versi scimmieschi e parole vere e proprie.
Anche un’elegante citazione “visiva” come quella del fumetto Black Hole di Charles Burns (che sia un’involontaria pubblicità alla trasposizione cinematografica di David Fincher?!?) si perde in un contesto di generi che si rincorrono e si accavallano l’uno sull’altro, schiacciando totalmente il pathos, nonostante l’abbondanza di sentimenti. Azione, guerra, distopia; e poi ancora azione, dramma, post-apocalittismo; di nuovo dramma, cospirazionismo e documentario (laddove una telecamera non dovrebbe manco più funzionare). Il tutto condito da buone dosi di razzismo. «Tutte stronzate da figlia dei fiori. Non ti viene il voltastomaco quando le guardi?».
Senza nulla togliere agli effetti speciali, questa Rivoluzione poteva (e doveva) dare di più. Necessariamente, avrebbe dovuto fare bene, davvero bene, i conti con la pellicola di Wyatt e raccoglierne la ricca eredità. Per farne un uso migliore.
«Le scimmie hanno cominciato la guerra e gli umani non perdonano». In questo caso perdoniamo (e promuoviamo comunque) Reeves che ci ha messo tanto entusiasmo e consoliamoci pensando a questo capitolo delle apes come a una sorta di passaggio obbligatorio, una lunga premessa allo scontro imminente.
Perché la lotta, la guerra non sarà solo necessaria. Sarà inevitabile.
E nessuno tocchi Oldman, please.
APES REVOLUTION – IL PIANETA DELLE SCIMMIE
Regia di Matt Reeves
Con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell
Titolo originale: Dawn of the Planet of the Apes
Azione, 130 min.
USA, 2014
Uscita mercoledì 30 luglio 2014
Voto Popoff: 3/5
da vedere se: non avete perso nemmeno un film della saga
da non vedere se: leggendo il titolo vi ritrovate a pensare a un documentario sulla rivoluzione delle api
Definire del resto così scontata e deludente una pellicola intessuta di un sapore riflessivo cosi arduo e tenace, coraggioso, è forse il sintomo di una totale voracità del pubblico verso soggetti e proiezioni certamente più “intensi” quali quelli di un Batman o di una principessa incantata, opere teatrali di indiscusso successo?
Oserei premiare piuttosto il coraggio e il successo di un’idea pienamente vivace e culturalmente intensa.
Non ho visto gli altri film, ma se mi è possibile dire un’ultima cosa, guardando questa pellicola forse un piccolo successo lo possiamo garantire: vedrò tutta la saga.
Ps: chissà che magari un pubblico più colto sull’inglese grammaticale non sappia tradurmi apes in scimmie.
Questo è sicuramente il mio sogno per un mondo migliore !