Ore 11,30 – Rimpallo di responsabilità su quale delle due parti abbia per prima interrotto la tregua. Israele torna a bombardare Gaza, 40 morti in un’ora.
di Marina Zenobio
Il condizionale è d’obbligo, avevamo scritto nell’articolo precedente. La tregua avrebbe dovuto durare 72 ore a partire da questa mattina alle 7, è durata meno di tre. Le parti si accusano a vicenda non aver rispettato il cessate il fuoco. Il quotidiano Haaretz riporta di un razzo lanciato da Hamas verso Israele che avrebbe provocato la reazione dell’esercito di Tel Aviv la cui artiglieria ha iniziato di nuovo i bombardamenti sui civili palestinesi che, approfittando della tregua erano usciti in strada per recuperare i morti o per l’approvvigionamento alimentare. Si parla di 40 morti e centinaia di feriti come primo bilancio dopo un’ora dalla ripresa dei bombardamenti, nel sud della Striscia. Complessivamente dall’inizio dell’aggressione israeliana sono stati uccisi 1500 palestinesi, centinaia i bambini.
Ci sarebbe però anche un altro motivo che avrebbe provocato la ripresa dell’aggressione israeliana su Gaza. Acuni media arabi riportano di un ufficiale dell’esercito di Tel Aviv “rapito”, ma eventualmente sarebbe più adatto dire “fatto prigioniero”, dai miliziani di Hamas. Hamas conferma ma dice che la cattura è avvenuta prima dell’inizio della tregua..
Alle 12 di oggi Nena News riporta scontri in Cisgiordania. In attesa dell’inizio di manifestazioni organizzate nei giorni scorsi a Betlemme e Hebron, sono già in corso scontri tra palestinesi e forze militari israeliane. Scontri a Beit Ummar, Aida, Ofer, Qalandiya, Huwwara, Jalazon e a Gerusalemme Est (Issawiya). Mentre dalla Siria sarebbero stati lanciati razzi sulle alture del Golan, l’Egitto rinuncia ad incontrare le parti nell’incontro che era stato fissato per oggi pomeriggio.
Ore 7.00 – 72 ore di tregua per Gaza, ma l’esercito israeliano resta in campo.
Gaza: tre giorni di tregua per seppellire i morti, curare i feriti, fare approvvigionamenti alimentari. Ma forse servirà solo a Israele per fare il cambio delle truppe.
Dalle 7 di questa mattina e per i prossimi tre giorni ci dovrebbe essere una sospensione dei combattimenti a Gaza. Il condizionale è d’obbligo considerando i precedenti – proprio ieri Israele aveva portato a 86 mila il numero dei riservisti in campo, Natanyahu aveva fatto sapere che “l’esercito andrà avanti nella missione per finire il lavoro di neutralizzare i tunnel con o senza tregua” e gli Usa avevano rifornito di nuove armi l’esercito di Tel Aviv. Iniziativa, quest’ultima, che ha portato Navy Pillay, Alto Commissario Onu per i diritti umani, a puntare il dito anche contro Washington, complice del massacro perché fornisce armi a Tel Aviv che viola il diritto internazionale puntando la sua artiglieria direttamente, e consapevolmente, contro la popolazione civile.
L’annuncio dell’accordo tra Israele e Hamas è arrivato nella tarda serata di ieri con un comunicato congiunto Usa-Onu, in cui si specifica che sono state ricevute assicurazioni da tutte le parti per un cessate il fuoco incondizionato durante il quale ci saranno trattative per una tregua più duratura.
“Questo cessate il fuoco a Gaza – ha detto il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric – e’ fondamentale per dare a civili innocenti una tregua necessaria dalla violenza”, aggiungendo che durante questo periodo “i civili nella Striscia riceveranno assistenza umanitaria urgente e avranno la possibilità di svolgere funzioni vitali, tra cui seppellire i morti, curare i feriti, e fare approvvigionamento di cibo”.
Gli attacchi israeliani però sono durati fino all’ultimo minuto, uccidendo altri 24 palestinesi a Khan Yunis (due bambini) e portando il numero delle vittime a 1442 morti (superando i bilancio dell’operazione Piombo Fuso del 2008-2009), a cui vanno aggiunti 8295 feriti e 400.000 sfollati.
Dopo 24 giorni di raid israeliani, la Striscia è un cumulo di macerie, a Gaza non c’è elettricità ne acqua sufficiente per tutti; il bilancio dei danni è pari a 4 miliardi di dollari. Durante Il cessate il fuoco, ha spiegato il segretario di Stato Usa, John Kerry, “le forze sul campo non saranno smobilitate”, tradotto: l’esercito israeliano resterà operativo, ma in questi tre giorni i gazawi potranno, sempre ammesso che la tregua regga, riparare le infrastrutture distrutte o danneggiate dai bombardamenti.
Oggi dunque a Gaza dovrebbero arrivare gli aiuti alla popolazione e alle migliaia di sfollati che hanno trovato rifugio nelle strutture dell’Onu, le scuole dell’Unrwa per ben cinque volte diventate target dell’artiglieria israeliana. Solo l’ultimo bombardamento di cinque giorni fa sulla scuola dell’Unrwa a Jabaliya – che ha provocato 23 morti, tra cui donne e bambini -, ha scatenato una raffica di condanne da parte della comunità internazionale e le lacrime in diretta di Chris Gunness, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi.
In questi tre giorni le delegazioni israeliana e palestinese dovrebbero incontrarsi al Cairo per intraprendere negoziati con il governo egiziano, su invito dell’Egitto, per tentare di raggiungere l’accordo su un cessate il fuoco durevole.