Duecentoventimila morti in cinquantasei anni. Prima il desiderio di Washington di non far avanzare il comunismo, poi la necessità della Cia di produrre cocaina, infine l’interesse delle multinazionali di appropriarsi delle risorse amazzoniche.
di Franco Fracassi
Dopo quella tra israeliani e palestinesi è la guerra più longeva della storia. In cinquantasei anni in Colombia sono morte duecentoventimila persone, mentre oltre cinque milioni sono stati costretti ad abbandonare la propria casa. Oggi il Paese è solo apparentemente pacificato, visto che gli omicidi proseguono e il governo controlla solo la metà del territorio. In gioco ci sono il controllo del traffico di cocaina (di cui la Colombia è il maggior produttore mondiale), la produzione agricola e mineraria e le immense risorse nascoste dalla foresta amazzonica, tra cui anche il petrolio.
Gli attori in conflitto sono cinque: il governo del presidente Juan Manuel Santos Calderón, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), l’Esercito di liberazione nazionale (Eln), i commando paramilitari di estrema destra (o squadroni della morte) dell’Unità di autodifesa della Colombia (Auc), le milizie dei cartelli della droga e i corpi speciali delle forze armate Usa.
La guerra civile iniziò nel 1958 con la nascita delle Farc, come guerriglia che si opponeva al governo dittatoriale del generale Gustavo Rojas Pinilla. In aiuto di Pinilla Washington inviò le proprie truppe, da allora presenti nel Paese.
La prima escalation del conflitto avvenne con l’entrata alla Casa Bianca di Ronald Reagan, nel 1981, coincisa con la politica imposta dalla Cia di sviluppo della produzione della cocaina. Gli anni Ottanta videro l’entrata in scena di dei cartelli della droga e dell’Eln.
La seconda escalation risale al 1997, con la nascita dell’Auc (creato dal ministero della Difesa colombiano in sinergia con la Cia) e l’inizio dei massacri indiscriminati di civili nei villaggi amazzonici, il primo dei quali si consumò nella cittadina di Mapiripán, dove trenta persone furono assassinate a colpi di machete.
Da due anni il conflitto è concentrato nelle zone amazzoniche, alimentato dalle multinazionali statunitensi minerarie e petrolifere, che finanziano la Auc per potersi impossessare delle terre col sottosuolo più ricco.