Nonostante le bellezze artistiche e paesaggistiche, le attrattive religiose, le bontà culinarie e le sue splendide coste, il Gargano è poco sviluppato dal punto di vista turistico. Ne sanno qualcosa i giovani interpreti, che hanno più di una proposta per rilanciare l’occupazione e l’economia.
di Michela Conoscitore
«All’estero, ancora molti ignorano le bellezze del Gargano e la presenza di tanti giovani interpreti, pronti ad accogliere i turisti. Il binomio turismo-interpreti sarebbe vincente, e i numeri del turismo, qui, triplicherebbero». Oltre che di bellezze paesaggistiche e culinarie, il Gargano e la provincia di Foggia abbondano anche di occasioni mancate. «Avrei potuto fare molto di più, se la mia figura professionale avesse avuto più rilevanza sul territorio». Mario Guerra e Paola Lurdo, giovani interpreti e traduttori di Manfredonia, sono solo due delle tante voci che parlano di una terra passiva, dove le potenzialità e la professionalità dei giovani rimangono ignorate.
«Sembra che siamo coscienti solo noi giovani delle possibilità che ci sono in provincia. Le istituzioni ignorano il grande apporto che noi interpreti potremmo dare, e i vantaggi che il turismo locale ne trarrebbe», dice la Lurdo. Un turismo a tutto tondo, grazie alle molteplici anime del promontorio. Per di più, una stagione turistica attiva tutto l’anno e non solo durante l’estate. «Non dimentichiamo che siamo in Italia, dove per farsi capire dai turisti basta fare due gesti simpatici. Ci hanno detto di non essere choosy, e il lavoro, almeno per quest’anno, me lo sono inventato. Però ho le idee molto chiare sul mio futuro. Se nella mia città, e più in generale, nella provincia in cui vivo, non mi sentirò valorizzata, mi trasferirò all’estero. L’Italia non sa apprezzare», conclude la giovane interprete.
Se l’avvenire di questa ragazza, all’estero, sarà roseo, quello del Gargano e del resto della provincia, terra sottoposta ad una perenne fuga di cervelli, lo sarà meno: «Il nostro è un territorio ricco, che potrebbe offrire molto. Chi di dovere, chi può fare la differenza, deve tornare a credere nel territorio, a investire sulla città di Foggia e sulla provincia, a rafforzare le infrastrutture esistenti e costruirne di nuove. Quello che più mi preoccupa è la fuga di tanti giovani da questa terra. Tutti insieme potremmo fare qualcosa, ma se loro decidono di trasferirsi, la provincia diventerà sempre più povera». L’appello di Annette Serena, interprete e docente foggiana, è il bilancio di una vita, trascorsa lavorando in lungo e in largo per la provincia. La docente non trascura quella che ormai è la prassi: «In provincia gli interpreti lavorano in maniera sporadica, e solo grazie alle famose conoscenze».
La Regione Puglia, nel 2012, ad opera dell’agenzia turistica regionale, Puglia Promozione, ha stilato il programma triennale di promozione turistica. Un concentrato di cifre, previsioni e buoni propositi dove hanno dimenticato la realtà. Nel programma, dopo aver riportato la crescita e l’affermazione del brand Puglia, in Italia e nel mondo, e aver abbondantemente celebrato le alte cifre di turisti stranieri, che stanno esponenzialmente aumentando in regione, si passa all’obiettivo da centrare: «Attuare le politiche della Regione Puglia in materia di promozione dell’immagine unitaria del territorio regionale per fini turistici.». Poi le ambizioni: «Gestire e promuovere la destinazione turistica della Puglia come complesso integrato e flessibile di valori tangibili e intangibili, attraverso l’operare di vari soggetti diversi integrati e organizzati per uno sviluppo turistico equilibrato e sostenibile».
Nel rapporto si è trascurato che, storicamente, il turismo pugliese è profondamente diversificato. Più diffuso e ben strutturato in alcune zone, meno curato e sviluppato in altre. E non si parla di una maggiore diffusione turistica in una provincia piuttosto che in un’altra. Perché la diversificazione è presente in uno stesso territorio. L’esempio classico è proprio il Gargano: «A parte i grandi nomi come Vieste e Peschici, tutte le altre località turistiche della zona sono in pesante sofferenza», afferma Giancarlo Piccirillo, direttore di Puglia Promozione al quotidiano “La Repubblica”. «Quando è nato il turismo nel Gargano, non esisteva ancora il brand Puglia. Negli ultimi anni, purtroppo, il turismo in quella zona non è cresciuto come in altre località della regione. Effettivamente, il promontorio ha bisogno di svecchiare la sua immagine. Serve un riposizionamento».
Al 2014, i dati complessivi sugli arrivi dall’estero in Puglia sono positivi: un più sette per cento. E da gennaio ad agosto 2012, sempre gli arrivi internazionali toccano il diciassette per cento, rispetto al quindici del 2011 e al tredici del 2010. Inoltre, come riporta un’agenzia stampa della Regione: «La Puglia risulta tra le destinazioni italiane favorite per la prossima estate con alcuni tour operator che registrano incrementi delle prenotazioni fino a un più venti per cento rispetto all’anno precedente. Arte, cultura, food and wine, natura, continuano ad essere i prodotti più apprezzati dagli stranieri e sempre presenti nelle offerte di viaggio degli operatori». Però, analizzando i microcosmi turistici pugliesi, per la provincia di Foggia, compreso il Gargano, nel 2010, a fronte di 4.347 presenze, sono solo 873 gli arrivi. Sparute, inoltre, le presenze internazionali importanti: le nazionalità di provenienza dei turisti sul promontorio sono il centro est Europa e la Germania. Il rapporto sul turismo, infatti, mette in evidenza un trend negativo per la Capitanata, rispetto alle altre province pugliesi come Lecce, Brindisi o Bari dove l’afflusso turistico estero conta statunitensi, inglesi, francesi, canadesi, russi e svizzeri. Dati che, a distanza di quattro anni, sono confermati. Perché queste differenze?
L’interprete Mario Guerra: «Tutto gira intorno alla promozione del territorio, fatta a macchia di leopardo proprio perché ogni città punta su differenti settori. Ognuno fa da sé, insomma». E aggiunge: «Il mare Adriatico, ma anche i monti della Daunia, il promontorio del Gargano e i numerosissimi siti archeologici, molti dei quali in totale stato di incuria e abbandono, offrono turismo marittimo, montano e culturale. Il nostro ruolo fornirebbe un’ulteriore spinta per lo sviluppo e la crescita del territorio, e darebbe modo alla provincia di Foggia di uscire dall’enorme “pantano” di arretratezza in cui si trova, e dal quale non riesce ancora ad uscire, a causa della discutibile gestione territoriale. Il sistema tipicamente italiano del clientelismo, delle conoscenze e delle raccomandazioni bloccano una possibile crescita virtuosa del territorio».
Un esempio? «L’anno scorso, a Manfredonia, si sono svolti i campionati mondiali studenteschi di beach volley. I delegati regionali del Coni e del ministero dell’Istruzione, promotori dell’evento, avevano bisogno di persone che conoscessero le lingue. Io e un gruppo di mie colleghe ci siamo proposti, vista la nostra preparazione e la nostra attitudine a lavorare con gli stranieri, acquisita durante gli anni di università. Scopriamo che non ci avrebbero pagato affatto nei cinque giorni del campionato, “perché non ci sono soldi”. Dovevamo ritenerci, quindi, volontari che si mettevano al servizio dell’evento. La cosa peggiore è che pretendevano che noi fossimo totalmente a disposizione delle squadre, “se non ventiquattro, ma almeno ventitré ore su ventiquattro al giorno”». Conclude Guerra: «Quindi dovevamo essere la loro ombra, sia in hotel, tra l’altro fuori città, e sia durante le numerose escursioni sul Gargano, senza vedere neanche uno spicciolo. Essendo io e le mie colleghe, ormai, in dirittura d’arrivo verso la laurea, ho proposto, a nome di tutti, di offrire la nostra disponibilità solo ed esclusivamente per gli eventi sportivi, spiegando quali sarebbero state le nostre mansioni, ovvero quelle di assistenza ai giocatori. Alla fine, sono stati scelti degli studenti del locale liceo linguistico che avevano delle conoscenze base della lingua straniera e la benché minima metodologia di interpretariato».
Morale: gratis è meglio. Conta poco se, a scapito del risparmio economico, si è compromessa l’immagine di una terra, in un evento che poteva essere una vetrina importante sul mondo per la promozione della provincia. «L’interprete, qui, è incompreso, sottovalutato e sottopagato», denuncia la docente ed interprete Antonella Paiano. «La nostra realtà, in Capitanata e nel Gargano, è a mio avviso piena di contraddizioni. Da un lato, il nostro territorio si presenta come un terreno fertile ed estremamente bisognoso di figure come quella dell’interprete. Basti pensare alla ricchezza della nostra gastronomia, alle bellezze paesaggistiche, alle nostre piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, che avrebbero bisogno di un’apertura sul mercato estero per vendere dei prodotti che, a prescindere dal settore, sono spesso realizzati con la proverbiale abilità e perizia tipiche della nostra popolazione».
Prosegue la docente Paiano, che fornisce una disamina molto chiara sulla situazione dauna: «In provincia si dovrebbe diffondere la cultura della mediazione, sia tra gli imprenditori sia all’interno delle stesse amministrazioni. Ritengo che il problema sia di natura culturale, ma indubbiamente la figura dell’interprete è maggiormente richiesta quanto più l’economia e le idee si muovono, e in questo momento critico d’involuzione che il paese sta attraversando non è semplice. A livello provinciale e comunale si dovrebbe creare un’associazione, un luogo di scambio e confronto, di crescita. Non ci sono molti interpreti nella nostra provincia, non c’è tanta concorrenza. Con più consapevolezza, conoscenza e apertura la nostra bistrattata figura professionale sarebbe in grado di riscattare se stessa e il destino del nostro territorio».
Altra occasione mancata, l’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia. Da ipotetico e possibile bacino turistico, da cui turisti e pellegrini, diretti ai santuari di San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo, potrebbero raggiungere più facilmente la provincia, si ritrova a giacere inutilizzato e nel mezzo di una disputa legale tra l’associazione “Vola Gino Lisa”, Regione e Aeroporti di Puglia: «A fronte di questa impasse, l’associazione, che nel tempo ha dovuto subire anche l’umiliazione di non vedere mantenute le promesse ad essa fatte più volte, ha deciso di intraprendere le vie legali. Ovviamente tale decisione è la conseguenza dei comportamenti indecorosi tenuti dai vari enti, ma è anche una strada che potrebbe rivelarsi pericolosa in termini di tempi. Entrare nel mondo della giustizia, si sa, vuol dire inserirsi in un contesto spazio-tempo molto astratto, cosa che può giocare solo a favore della controparte. I tempi si allungheranno a dismisura e le trattative si areneranno proprio in virtù della presenza della vertenza legale», come ha affermato al giornale online “Stato Quotidiano”, Giuseppe Potenza, Presidente Provinciale dell’Adiconsum di Foggia.
Intanto, i giovani interpreti della provincia pianificano l’inversione di tendenza. Partenze verso l’estero. Un viaggio di sola andata.