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Due giovani cooperanti italiane rapite in Siria, in un villaggio a ovest di Aleppo

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Vanessa Marzullo e Greta Ramelli

Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, impegnate in un progetto di solidarietà nel paese martoriato dalla guerra civile, sono state rapite il 31 luglio, ma la notizia è stata resa nota solo ieri.

di Mirna Cortese

Vanessa Marzullo e Greta Ramelli
Vanessa Marzullo e Greta Ramelli

Sono ore di attesa e di apprensione per le due cooperanti italiane, Vanessa Marzullo 21 anni, di Brembate (Bg) e Greta Ramelli 20 anni, di Besozzo (Va). Sono state rapite presumibilmente la notte del 31 luglio (in base all’ultimo post di Greta su Facesbook) ad al-Abzemo, villaggio ad ovest di Aleppo, dove da fine luglio stavano svolgendo attività di volontariato in un progetto che in Siria si occupa soprattutto di attività nel settore sanitario e idrico. Le due cooperanti erano entrate in Siria passando per Atma, uno dei più grandi campi profughi, vicino al confine con la Turchia.

Dopo la notizia, comunicata a fonti locali siriane, la Farnesina ha informato le famiglie e attivato subito un’unità di crisi confermano «l’irreperibilità di due cittadine italiane» senza precisarne l’identità.

Considerando il sanguinoso conflitto in atto difficile avere notizie attendibile di come sia andato il rapimento. Si parla di uomini armati che avrebbero circondato nella notte la casa in cui Vanessa e Greta vivevano con due guardie della sicurezza, rapite a loro volta e poi subito rilasciate, ma per il momento non è dato sapere se dietro il sequestro ci siano criminali comuni o appartenenti a qualche milizia.

I familiari delle ragazze si sono chiusi in un comprensibile riserbo: “Per ora non abbiamo nulla da dire: siamo in contatto con la Farnesina” hanno dichiarato alla stampa. Vanessa e Greta avevano contattato nei giorni scorsi i parenti e alcuni amici, anche attraverso i social network, raccontando alcuni episodi della loro esperienza in Siria.

L’ultimo post di Greta su Fb, con una foto che ritrae una Aleppo distrutta dai bombardamenti e un ragazzo con kalashnikov che guarda le macerie, risale al 31 luglio. Quello di Vanessa invece risale al 16 luglio quando scrisse: “Rosso, rosso come quel lettino, e sul lettino il corpicino martoriato della bambina di Aleppo le cui gambe sono state polverizzate da un’esplosione. Rosso come le macchie ormai incrostate sulle pareti e il pavimento, nell’angolo della stanza dove vi hanno torturati fino a farvi desiderare la morte, fino a farvi morire in maniera indicibile. Rosso come le braccia di un padre di Douma, un padre che si schiaffeggia il volto e urla chiedendo perché, perché debba abbracciare il corpo massacrato di suo figlio, era solo davanti casa quando è caduto quel colpo, era vivo questa mattina, come potrà dirlo a suo madre? Rosso come il sangue, rosso come il tappeto sul quale ha camminato il bastardo assassino oggi”.

Con Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono saliti a tre gli italiani rapiti in Siria. Da un anno infatti non si hanno più notizie del padre gesuita Paolo Dall’Oglio, 59 anni, che lavorava nel paese da trent’anni. In tutto il mondo ci sono altri tre italiani sequestrati: in Pakistan due anni fa è scomparso il cooperante Giovanni Lo Porto, 38 anni ; in Libia sono due: a marzo è stato rapito Gianluca Salviato, 48 anni, impiegato, e un mese fa il tecnico di 53 anni Marco Vallisa.

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