Antonietta, Ilaria, Jennifer, Mary. 3 donne uccise a ferragosto, più una morta per le ferite riportate nell’aggressione del 6 luglio. L’assassino è sempre il partner o l’ex partner. Le vittime sempre donne che volevano ricostruirsi una vita.
di Marina Zenobio
Il 13 agosto, a Sarzana (provincia della Spezia) la quarantenne Antonietta Romeo è stata uccisa dal marito Salvatore Lemma, imprenditore edile di 48 anni, con tre colpi di pistola, davanti agli occhi del figlio quindicenne. A scatenare la gelosia dell’imprenditore sarebbe stata la causa di separazione intrapresa dalla donna. E anche in questo, come in molti altri casi di femminicidio, dietro c’è una lunga storia di vessazioni, violenze fisiche e psicologiche agite dall’uomo nei confronti della moglie. Lo testimoniano i numerosi referti rilasciati del pronto soccorso dell’ospedale di Sarzana, solo tre da marzo a luglio, quando la donna si è fatta medicare ferite da aggressione senza trovare il coraggio di denunciare il marito, rispondendo alla domanda di rito sull’identità dell’aggressore “Persona sconosciuta”. La frequenza con cui la donna veniva aggredita da “sconosciuti” avrebbe però dovuto allertare i servizi sociali, e il pronto soccorso avrebbe dovuto comunicare la frequenza degli episodi alle forze dell’ordine. Soprattutto nell’ultimo caso, avvenuto il 20 luglio, quando le lesioni al costato erano state giudicate guaribili in 21 giorni, la rampa di lancio per la procedibilità d’ufficio. Più che un campanello, una campana di allarme che nessuno ha ascoltato e Antonietta è stata ammazzata dall’uomo con cui aveva condiviso buona parte della sua vita. L’uomo, inizialmente datosi alla fuga, si è poi costituito.
Il 15 agosto, nell’ospedale perugino di Santa Maria della Misericordia è morta Ilaria Abbate, dopo 38 giorni di agonia. Il 6 luglio scorso, l’ex marito Riccardo Bazzurri, che non aveva mai accettato la separazione, sparò a lei, al figlio di due anni che continua a lottare tra la vita e la morte, e a un’amica di Ilaria che rimase ferita lievemente. Donne e bimbo erano pronte in macchina per andare al mare quando l’uomo ha aperto il fuoco sul gruppetto, prima di girare la pistola contro se stesso e suicidarsi.
Il 16 agosto, a Barberino nel Mugello, la trentenne Jennifer Miccio, madre di un figlio di 9 anni, viene travolta volontariamente dall’auto di un amico, Daniele Baiano di 34 anni, con cui aveva da poco intrapreso una relazione. L’uomo si è ucciso subito dopo. Alla base dell’omicidio-suicidio, secondo gli inquirenti, ci sarebbe la gelosia dell’uomo nei confronti di Jennifer. Fra loro c’era un flirt ma lei conviveva con un altro uomo. La sera prima, ad una festa, i due erano stati visti da numerosi testimoni litigare. Il giorno dei funerali di Jennifer, il Comune di Vernio, dove risiedeva la giovane donna, ha proclamato il lutto cittadino per “esprime il proprio sgomento e la propria indignazione per il tragico evento che rappresenta l’ennesimo caso di violenza perpetrata verso le donne, l’ennesimo femminicidio”. Per molto tempo Jennifer aveva lavorato al circolo Arci Stella Rossa di Vernio.
Il 18 agosto, la trentunenne Mary Cirillo di Monasterace (Reggio Calabria), madre di quattro figli (10, 8, 5 e 2 anni), è stata uccisa dal marito con un colpo di pistola alla testa. Il corpo senza vita della donna, che stava per chiedere la separazione dal marito, è stato ritrovato dalla figlia di 10 anni. La bambina non era in casa al momento del delitto, ma rientrando è stata la prima a scoprire il corpo della mamma. I vicini hanno sentito tutto, prima le urla della donna e poi il rumore dello sparo: lei voleva andarsene ed era convinta a lasciarlo, mentre lui cercava di convincerla a restare. Sulla sua pagina Facebook risulta che Mary Cirillo era iscritta ad un gruppo che si occupa di violenza contro le donne. Ciò lascia presagire che la sua uccisione è stata preceduta da una lunga e tragica storia di aggressioni agite dal marito, il trentenne Giuseppe Pilato. L’uomo dopo l’omicidio si è dato alla fuga, mentre scriviamo è ancora ricercato.