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«Ma Landini è diventato il consigliere di Renzi?»

Incontro informale tra Landini e Renzi. Bellavita (opposizione Cgil): Renzi usa Landini per coprirsi a sinistra. Ma Landini perché si presta? Dov’è la Fiom che resisteva a Pomigliano?

di Checchino Antonini

Pd: Landini, Renzi faccia legge su rappresentanza sindacale

E’ di pochi minuti fa la notizia dell’avvenuto incontro a palazzo Chigi tra il presidente del consiglio Renzi e il segretario Fiom Landini. Un incontro di un’ora e mezza al termine del quale bocche cucite di fronte alle richieste dei giornalisti. Perché Renzi incontra il segretario Fiom due giorni prima del consiglio dei ministri del 29 e a pochi giorni dai toni sprezzanti sul sindacato e le possibili mobilitazioni d’autunno? Secondo Sergio Bellavita, portavoce nazionale dell’area Il sindacato è un’altra cosa/Opposizione Cgil: «Se l’uso che Renzi fa di Landini è chiaro, coprirsi a sinistra rispetto al duro attacco al mondo del lavoro che il suo governo persegue, diventa davvero incomprensibile la ragione che spinge Landini a palazzo Chigi ad un incontro informale. Siamo sempre meno d’accordo con le scelte di Landini, sempre più distanti dalla Fiom del no di Pomigliano, della straordinaria mobilitazione del 16 ottobre 2010, dall’opposizione alle scelte infauste della Cgil. Oggi, Landini che rischia di apparire pubblicamente come uno dei consiglieri di un Renzi che vuole rottamare il sindacato è ancora dell’idea della necessità di una mobilitazione generale del mondo del lavoro? Che fine ha fatto la via maestra per salvare la Costituzione? Chiederà lo sciopero generale al direttivo Cgil a difesa dello statuto dei diritto dei lavoratori, in difesa della scuola pubblica e del pubblico impiego e contro le politiche di austerità? Ci sono fatti che simbolicamente e materialmente pesano come macigni, incontrare Renzi nel giorno in cui si celebra l’attacco ai diritti sindacali nel pubblico impiego è una scelta infausta e feconda di gravi conseguenze, per tutti i lavoratori e le lavoratrici».

Resta la domanda se sia politicamente legittimo che un leader sindacale abbia un incontro riservato col primo ministro. Certo non era mai accaduta una consultazione così limitata alla vigilia di un decreto cruciale, come lo “Sblocca Italia”.

Solo loro due e nessun’altro, in un colloquio di circa un’ora a Palazzo Chigi. Il leader delle tute blu della Cgil alla fine dell’incontro spiega all’Ansa: «Abbiamo parlato soprattutto di crisi industriali – da Piombino a Termine Imerese – perchè da settembre è difficile…». Molto altro non emerge se non che, sottolinea Renzi con il suo entourage, «su molti di questi fronti di crisi, nella differenza dei ruoli e delle posizioni, parliamo la stessa lingua». Intanto i numeri uno dei sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil aspettano ancora un confronto ufficiale con il presidente del Consiglio. E’ proprio di stamattina il tweet di Raffaele Bonanni, capo della Cisl, che chiama al dialogo: «la Cisl è pronta ad un confronto costruttivo su scuola, lavoro e riforma della spesa pubblica» ma l’incontro tra Renzi e Landini scatena una serie di battute al vetriolo tra il portavoce di Bonanni e quello del segretario generale della Cgil.

D’altra parte, una delle ultime uscite del presidente del Consiglio sui sindacati, in risposta alle loro minacce di un autunno caldo, è stata «facciano loro…», seguita da un «tanto si arrabbiano sempre». Il primo settembre, con il rientro dai distacchi di buona parte dei quadri confederali, sancirà materialmente la fine della lunga stagione della concertazione. Renzi, come buona parte del padronato, s’è sempre mostrato insofferente perfino nei confronti di sigle più che accomodanti come Cisl e Uil. La Cgil, che non ha avuto sempre rapporti facili con la Fiom (la sua categoria dei metalmeccanici), dopo l’incontro non si espone, mostrandosi interessata più che ai colloqui ai fatti: «c’è da augurarsi che siano state trovate delle soluzioni alle molte vertenze aperte», tra cui anche l’Alcoa, le Acciaierie di Terni, l’Ilva e Finmeccanica. Tutti casi su cui, sottolinea il sindacato di Corso d’Italia, «è bene che il Governo si assuma degli impegni». Ma probabilmente si è parlato anche di lavoro più in generale, di ammortizzatori sociali e magari anche di Jobs Act. L’Ansa ricorda che, subito dopo, il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, a “In Onda” su La7, evidenzia come Landini sia «un sindacalista di primo piano» e come questo sia «un momento in cui siamo chiamati a rivedere la struttura del mercato del lavoro».

Il leader Fiom, un paio di settimane fa, aveva dichiarato a Repubblica che «Il mito della libertà di licenziamento va rottamato. Sarà un autunno difficile, rischiamo di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro» ma a Giorgio Cremaschi, promotore anche lui dell’opposizione Cgil, l’intervista sarebbe servita ad accreditarsi come «interlocutore positivo» del rottamatore di Firenze secondo un copione che già aveva messo in scena il ruolo del dialogante a uso e consumo della dialettica interna con l’ex alleata Camusso.

«E’ una pessima intervista quella di Maurizio Landini su La Repubblica – dice Cremaschi – il segretario della FIOM sceglie Matteo Renzi come interlocutore positivo per affrontare una crisi che si annuncia sempre più drammatica. Landini ignora le ripetute affermazioni di Renzi e del suo governo a favore dei vincoli europei di austerità, prima causa assoluta oggi della recessione. Ignora altresì la controriforma costituzionale voluta da governo e Forza Italia, che per i promotori dovrebbe essere merce di scambio per qualche confusa flessibilità sui vincoli europei. Il segretario della FIOM addirittura apre alla revisione dello Statuto dei Lavoratori, naturalmente aggiungendo che questa dovrebbe essere fatta per migliorarlo. Come se Draghi, e Renzi che ha dichiarato pieno accordo con il Presidente BCE, avessero in mente di andare dalla signora Merkel annunciando che in Italia si sono estesi quei diritti che anche i lavoratori tedeschi stanno perdendo.

Ma il succo politico della intervista sta nella convinta affermazione che il governo Renzi ha consenso e legittimazione tali da essere interlocutore positivo del sindacato, che dovrà certo scendere in piazza in autunno, ma per proporre e non per contrapporsi. Dalla intervista del segretario della Fiom emerge un solo giusto giudizio negativo, quello sulle storiche grandi famiglie del capitalismo italiano in via di rottamazione. Peccato che lo stesso Matteo Renzi abbia anticipato qualche giorno fa quello stesso giudizio.

Non ci siamo proprio. Da un lato la passività brontolona della CGIL guidata da Susanna Camusso. Dall’altro il tentativo di Landini di inventare un sindacalismo renziano che il governo dovrebbe scegliere come suo interlocutore. Due facce della stessa crisi di idee e iniziativa del più grande sindacato italiano».

Saremo lieti di registrare su Popoff le reazioni del leader del più importante sindacato dei metalmeccanici magari con l’indicazione della data dell’autunno in cui le tute blu scenderanno in piazza, magari con i lavoratori della scuola e altre vertenze, contro questo governo visto che gli accordi del 31 maggio e del 10 gennaio hanno cucito una camicia di forza che impedisce ai lavoratori di reagire alle politiche di austerità in cambio di una rendita di posizione per gli apparati sindacali che impone loro un ruolo di cane da guardia nei posti di lavoro.

 

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