Lei dirigente del Pd di Lecce, lui il suo addetto stampa. Per tre anni lavora in nero per lei e per un altro onorevole del Pd. Ora lui è disoccupato, lei fa parte del governo Renzi, l’altro è deputato
di Checchino Antonini
Quattro euro al giorno per 39 mesi di lavoro. Ora lui è senza lavoro e i suoi datori di lavoro siedono in Parlamento e nel governo. Una di loro è sottosegretaria al Lavoro. Proprio così.
Questa storia si svolge a Lecce ma non la conoscono in tanti visto che chi dirige i due giornali più diffusi della zona, La Gazzetta del Mezzogiorno e il Quotidiano di Puglia, avrebbero fatto sapere che non sono interessati alla vicenda che un’avvocata ha raccontato a Popoff. E’ un’avvocata, Maria Lucia Rollo, esperta di diritto del lavoro.
Lui, l’uomo da quattro euro, è Maurizio Pascali, 45 anni di cui 27 da precario. Nel 2010 comincia a lavorare per il Coordinamento provinciale di Lecce del Pd. Fino a giugno 2013 si occuperà, in maniera piena ed esclusiva, della redazione di comunicati stampa, interventi d’aula, materiale elettorale per le consultazioni politiche ed amministrative e per tutte le primarie di partito e di coalizione. Curerà la comunicazione interna del partito e presterà la sua attività in favore dei circoli del PD presenti sul territorio. Curerà e gestirà, inoltre, i rapporti con gli organi di stampa, le agenzie e le testate giornalistiche locali, regionali e nazionali, tanto per conto del partito, quanto, più specificatamente, per conto di Teresa Bellanova (attualmente Sottosegretario al lavoro del governo Renzi) e Salvatore Capone (all’epoca Segretario provinciale del PD di Lecce). Tutto questo senza aver formalizzato alcun contratto, ma con una fintissima Partita Iva in aperta violazione delle leggi. Perfino della tremenda Legge Fornero. «E dire – commenta Rollo – che, gli onorevoli, per “regolarizzare” il rapporto di lavoro di Maurizio avevano a disposizione ben 46 forme di contratti di lavoro “atipici”, prodotti in questi anni dal Parlamento, in molti casi con l’apporto determinante del loro stesso partito).
Teresa Bellanova, brindisina, classe ’58, si vanta di aver iniziato a fare sindacato a 15 anni contro il caporalato, all’epoca era bracciante, ma un caporale, a Rosarno, a Nardò o in altre piazze dell’oro rosso, paga i suoi schiavi anche 25 euro al giorno. Una carriera tra le categorie della Cgil e gli organigrammi del Pci e suoi derivati. D’alemiana, meglio nota come Santa Teresa della Scarpa (a Lecce c’è San Francesco della Scarpa) perché, nella sua attività sindacale nel comparto del tessile e calzaturiero, è sempre riuscita ad alimentare un welfare di ammortizzatori sociali che le è fruttato in termini di voti.
L’altro deputato viene dal mondo cattolico. Leccese del 1967, lavorava in una onlus che si occupava di commercio equo e solidale. Fu uno dei primi sindaci eletto con il maggioritario, a San Cesario, e per vent’anni ha fatto l’amministratore, vicepresidente e poi assessore della Provincia di Lecce. Nel frattempo è entrato nei Ds e ha iniziato a scalare i vertici di quel partito e delle sue involuzioni fino ad diventare coordinatore provinciale Pd. Eletto per la prima volta nel 2013 alla Camera.
Quando nel Pd salentino cambiano gli equilibri salta il lavoro di Maurizio, l’uomo da quattro euro.
Ma Bellanova e Capone, su carta intestata di Montecitorio, si sperticano in lodi per l’ex collaboratore: «In qualità di deputata ho potuto avvalermi della sua preziosa collaborazione che si è dimostrata fondamentale per l’esercizio delle mie funzioni di rappresentante istituzionale, grazie a una capillare diffusione della mia attività politica sia sulla stampa locale che sulle più importanti testate giornalistiche nazionali», scriveva Bellanova il 21 settembre dell’anno scorso piuttosto soddisfatta di aver potuto «verificare… le sue competenze professionali, le spiccate abilità nell’organizzazione del lavoro e nel coordinamento del lavoro di equipe». Puntualità, professionalità, fiducia, stima e bla, bla, bla. Di seguito l’allegato della dichiarazione.
dichiarazioni Bellanova Capone
E non è da meno il Capone che riferisce della «sua dedizione al lavoro» e dell’«alta professionalità» mentre descrive le mansioni svolte dall’uomo da quattro euro. Per gli amatori di questo genere di letteratura rimandiamo al pdf della dichiarazione.
L’ingrato ex collaboratore, però, decide di fare causa. A maggio la sua legale presenta istanza di conciliazione presso la Direzione territoriale del Lavoro, nei confronti del Pd di Lecce e di Bellanova e Capone, per il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato e dei crediti di lavoro derivanti; conciliazione a cui hanno aderito i due parlamentari, ma non il Pd provinciale.
«In verità – riprende Rollo – la “adesione” alla conciliazione è stata alquanto singolare, infatti i due parlamentari in quella sede, lungi dall’avanzare una proposta conciliativa, hanno presentato delle memorie da toni sprezzanti, da cui abbiamo appreso che Maurizio avrebbe “collaborato, a titolo meramente autonomo, esclusivamente con il Coordinamento provinciale”; che il Sottosegretario Bellanova, “utilizzando i locali della sede della federazione del PD, aveva occasione di incontrarvi il Dr. Pascali e di interfacciarsi con esso su qualche vicenda che riguardava l’attività politica del PD” e che “può essere capitato, come per gli altri dirigenti, di aver discusso (ovvero condiviso) con il Dr. Pascali un comunicato stampa”. Resta da capire perché parlamentari, amministratori e dirigenti del PD avrebbero “discusso (ovvero condiviso)” linea politica e comunicati stampa, quotidianamente per 39 mesi, con una persona – Maurizio – che non solo di quel partito non è mai stato dirigente, ma neanche iscritto. Ma la cosa più grave è che in quelle memorie “conciliative” entrambi gli onorevoli affermano che le dichiarazioni a loro firma – e che attestano inequivocabilmente l’esistenza del rapporto di lavoro – sono state ottenute “con l’inganno ed il raggiro” (affermazioni, queste ultime, rispetto alle quali Maurizio sta valutando l’opportunità di presentare una denuncia penale) e concludono diffidando Maurizio dal proseguire nella sua azione».
memorie conciliative Bellanova Capone
La conciliazione si è conclusa con un mancato accordo e, un mese dopo, Maurizio ha ricevuto una raccomandata dalla persona che all’inizio del rapporto lavorativo gli era stata indicata dal Pd come colui che si sarebbe occupato degli adempimenti contabili, fiscali e contributivi derivanti dalla sua posizione. Si tratta di un commercialista che all’epoca era membro della direzione provinciale del Pd e che nel 2011 diventerà anche tesoriere provinciale. Quella raccomandata, dopo quasi quattro anni di totale silenzio, era una parcella cumulativa dei quattro anni fiscali di 15.411,39 euro, a fronte di un reddito imponibile di circa 27 mila euro.
Per concludere, a Maria Lucia Rollo basta una calcolatrice: Maurizio ha lavorato tre anni e tre mesi, accumulando un reddito lordo di 27 mila euro; su questi ha versato contributi alla gestione separata dell’INPS per un totale che supera i 7 mila euro; se si detrae la parcella del “commercialista” restano circa 5 mila euro, e ancora al lordo delle tasse. Poco più di 4 euro lordi al giorno.