La Nsa ha spiato tutti i movimenti del Pkk fornendo informazioni per la repressione dei turchi. Decine di omicidi e un massacro di 34 persone, assassinate per errore
di Franco Fracassi
Decine di militanti assassinati. Ma anche di cittadini, che avevano il torto di vivere nella zona della Turchia dove il Partito comunista curdo (Pkk) ha un seguito. Una vera e propria repressione mortale messa in atto dal governo di Recep Tayyip Erdogan. Una repressione che non si sarebbe mai potuta attuare in quella maniera così massiccia senza l’aiuto decisivo della National Security Agency e dell’appoggio del presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Lo ha rivelato il giornalista statunitense Glen Greenwald, custode dell’immenso archivio segreto in possesso dell’ex agente dell’Nsa Edward Snowden.
I documenti rivelano intercettazioni dei telefoni dei leader del Pkk, monitoraggio di tutto il traffico internet e, soprattutto, intenso spionaggio dal cielo da parte dei droni spia.
Fu proprio un drone a rilevare (era il dicembre 2011) l’esistenza di una carovana che stava attraversando il confine tra le montagne che dividono l’Iraq dalla Turchia. Prontamente messa in allerta, l’aviazione turca distrusse la carovana. Fu un massacro. Trentaquattro morti. Il fatto che non si trattava di militanti comunisti era un dettaglio che il drone non poteva rilevare dalla stratorfera. Si trattava di semplici contrabbandieri. Ma questa scoperta a Washington non fece alcun effetto. «Secondo voi alla Casa Bianca frega qualcosa della morte di poche decine di contrabbandieri curdi?», ha commentato l’ex funzionario dell’Nsa Wayne Madsen.
La Casa Bianca considera il Partito comunista curdo alla stregua di un’organizzazione terroristica. Inoltre, il Pkk non è in buoni rapporti con i curdi iracheni, totalmente leali a Washington. Ciò ha fatto sì che l’Amministrazione Obama intensificasse la collaborazione con il governo Erdogan riguardo alla repressione dei curdi (“Turkish Surge Project Plan”).
Collaborazione che ha funzionato senza intoppi fino al luglio di quest’anno, quando i combattenti del Pkk sono stati decisivi per la creazione del corridoio umanitario per salvare i cristiani iracheni in fuga dalla furia dei jihadisti dell’Isil.