“Delle donne i suoni”. Al via il più longevo evento dell’estate genovese, il Festival musicale del Mediterraneo
di Claudio Marradi
Festival musicale del Mediterraneo, facciamo che sia femmina. E’ infatti l’altra metà del cielo, come si sarebbe detto un tempo, il protagonista esclusivo di “Delle donne i suoni”, 23esima edizione del più longevo festival dell’estate genovese, curato e prodotto dall’associazione Echo Art di Davide Ferrari.
In principio era l’acqua, diceva Talete di Mileto. E anche ora proprio nell’acqua, elemento femminile per eccellenza e che rimanda al ciclo delle maree, tutto ha inizio. La rassegna si apre venerdì 5 settembre alle 21, nella piscina del Porto Antico, con lo spettacolo di percussioni acquatiche del trio franco/camerunense Akutuk. Provenienti da una tradizione delle foreste del Camerun tramandata da madre in figlia e da generazione in generazione, le percussioni ispirano uno spettacolo di grande intensità fisica e musicale, attingendo alle poliritmie centroafricane, alle voci e ai suoni naturali. Intrecciando così un gioco tra acqua, aria e corpo rielaborato da Lois Geraldine Zongo, insieme alle artiste francesi Odile Tellitocci e Lise Garnier. A seguire il concerto di Adele B, giovane musicista e sperimentatrice francese e virtuosa del didjeridoo, lo strumento delle popolazioni aborigene australiane, utilizzato nella tradizione solo dagli uomini per indurre stati di trance.
Tra gli appuntamenti di maggior rilievo (tutto il programma su www.echoart.org.) sabato 6 a Palazzo Tursi, concerto del duo franco/palestinese di world e jazz music composto da Kamilya Jubran & Sarah Murcia, con testi che si ispirano alla poesia beduina del deserto del Sinai e del Negev e a poeti contemporanei arabi. Mentre lunedì 8 settembre nella stessa location si avrà la consegna del premio alla carriera a Giovanna Marini, la più importante cantante della tradizione orale italiana che si esibirà in concerto. Giovedì 11 settembre a Palazzo Ducale, invece, la performance di canto armonico di Sainkho Namtchylak, straordinaria cantante sperimentale siberiana, spalancherà le mura del salotto buono della città agli spazi aperti dell’ex-repubblica sovietica di Tuva, ai confini con la Mongolia. Nata in un villaggio della Siberia meridionale, Sainkho è una sacerdotessa del canto la cui voce ha caratteristiche timbriche che la rendono unica, spaziando dai suoni acuti a quelli più gravi con un’estensione prodigiosa e alternando toni densi e scuri a trasparenze vertiginose. Ancora oriente, domenica 7 a Palazzo Rosso, con Ling Ling Yu e la sua pipa cinese. Il suo stile caratterizzato da un tocco delicato, è un incontro fra emozione e serenità, una miscela dei due principi della filosofia cinese, lo ying e lo yang. E ancora mercoledì 10 nel Chiostro di San Matteo con Parveen Khan, che a soli 20 anni è una delle più giovani cantanti e suonatrici di tanpura, un cordofono suonato a corde libere, principe della musica tradizionale indiana. Figlia d’arte, discendente della famiglia di musicisti di Jaipur, Parveen porta in concerto la tradizione classica dell’India del Nord.Venerdì 12 al Castello d’Albertis, invece, concerto al buio di Dona Rosa, cantante portoghese non vedente che ha trovato nel fado la sua ragione di vita.
Saranno poi aperte gratuitamente al pubblico tre esibizioni in piazze del centro storico genovese: venerdì 5 in Piazza Lavagna e sabato 6 settembre in Piazza San Lorenzo, sempre alle 18.30, suoneranno le musiciste irlandesi Lorraine McCauley e Lorna McLaughlin. Venerdì 12 alle 18.00 in Piazza Matteotti si esibiranno invece le percussioniste e danzatrici italiane DD. WE. CO., con un’anteprima dello spettacolo che verrà eseguito per intero la sera stessa ai Giardini Luzzati. A titolo gratuito anche “Armonie dal Tibet”, evento collaterale che il 13 settembre a partire dalle 10 avrà luogo a Palazzo Ducale con l’obiettivo di avvicinare la società civile alla cultura e alle tradizioni millenarie del Tibet. Si potrà partecipare alle sessioni di Yantra Yoga, alla “Danza dei Sei Spazi”, appartenente al ciclo degli Insegnamenti Dzogchen del maestro tibetano Chogyal Namkhai Norbu e alla presentazione di danze tibetane moderne Khaita denominate “Joyful Dances”.
A concludere la 10 giorni di concerti un omaggio al Giappone nella giornata di domenica 14 settembre, che ha inizio alle 18 a palazzo Tursi con il concerto di Mieko Miyazaki, suonatrice di koto – strumento appartenente alla famiglia delle cetre – che ha avuto l’occasione di esibirsi davanti all’Imperatore del Giappone. Il repertorio di Mieko, costituito da pezzi classici e da melodie popolari, esplora la sensibilità poetica del popolo del Sol levante. A seguire l’esibizione dell’ensemble italo/giapponese “Women meets Taiko”, inedito incontro tra suonatrici di taiko, strumento percussivo sacro della tradizione giapponese capace di evocare suoni potenti e suggestivi come il rombo lontano di un temporale che si avvicina, o il fragore di un onda del mare che cresce, si gonfia e ti strappa via. E tu chiamalo ancora, se vuoi, sesso debole.