Ha fatto scalpore la vicenda raccontata da Popoff sulla sottosegretaria al Lavoro e l’“Uomo da 4 euro”. L’opposizione Cgil chiede le dimissioni dell’esponente di governo. Lei minaccia querele
di Checchino Antonini
«Si rimane davvero basiti davanti al trattamento riservato a Maurizio Pasquali, ex addetto stampa personale di Teresa Bellanova e di un altro deputato del Pd leccese. Scaricato brutalmente dopo essere stato impiegato per 39 mesi e ripagato con circa 4 euro al giorno! Giustamente definita una piccola storia ignobile, quella che ci è stata raccontata dall’avvocatessa Lucia Rollo in realtà non è una storia come tante altre. Perché in questo caso il padrone è un personaggio eccellente e ricopre un incarico rilevante per il governo Renzi. Teresa Bellanova è sottosegretaria del ministro del lavoro Poletti. Può continuare a ricoprire tale carica chi ha tale disprezzo per la dignità delle persone, del lavoro e della stessa legislazione vigente? No, secondo noi Teresa Bellanova deve semplicemente dimettersi. Lo chiediamo formalmente! Sottosegretaria Bellanova si dimetta!».
Così, Sergio Bellavita, portavoce di “Il sindacato e’ un’altra cosa, Opposizione Cgil”. Lo stesso sindacato da cui proviene Teresa Bellanova, una delle protagoniste della vicenda raccontata da Popoff due giorni fa: la storia di un addetto stampa che le ha fatto causa, assieme a un altro parlamentare del Pd leccese, per la “solita” storia di lavoro nero. A conti fatti la vittima avrebbe percepito quattro euro al giorno per tre anni e tre mesi di lavoro come addetto alla comunicazione del Pd salentino.
Appena uscito l’articolo una giornalista de “il Fatto”, che aveva letto l’articolo di Popoff, ha parlato con l’avvocata di Pascali, Maria Lucia Rollo, e subito dopo avrebbe ricevuto una diffida dall’avvocato della Bellanova che le ha detto di aver ricevuto mandato per tutelare l’onorabilità dell’onorevole, «lesa dalle fantasiose ricostruzioni giornalistiche». Il pezzo è uscito comunque. Sui social network un giornalista locale, molto vicino al Pd, ha commentato il nostro articolo scrivendo che «di storie così ce ne sono molte in giro in tutti gli schieramenti politici (nei partiti e nelle istituzioni). Conosco (bene) e da molti anni tutti i protagonisti (“carnefici” e “vittime”) e ho lavorato e collaborato con loro (da “collega” e da “collaboratore”). Chiedo solo ai colleghi e alle colleghe di stare attenti anche “durante” il lavoro e di rivendicare i propri diritti mentre si scrivono i comunicati e si discute la linea politica. Il giornalismo (in tutte le sue forme) è una droga e a volte commettiamo errori per “trovarla”. So che Maurizio Pascali non voleva strumentalizzare questa faccenda. L’articolo di questo sito (almeno nel tono) di certo non aiuta! E il mio amico “comunista” finirà sul Libero e il Giornale». Un collega di una tivvù locale, invece, solidarizza con Pascali (peraltro affermando che ciò che dice Maurizio risponde al vero e che lui lo ha visto lavorare per il Pd). Dai principali quotidiani della zona, l’avvocata si sarebbe sentita dire che la vicenda non è abbastanza interessante.
Al legale della sottosegretaria Bellanova (che abbiamo contattato per un’intervista. «Le faremo sapere», hanno promesso al ministero) e dell’onorevole Capone ricordiamo di aver solo raccontato, attraverso le carte (che alleghiamo anche a questo articolo), una vicenda che è finita già, e invano, davanti alla Commissione di Conciliazione.
L’articolo di Popoff che ha dato origine alla polemica
memorie conciliative Bellanova Capone
dichiarazioni Bellanova Capone