Ventiquattro anni dopo il rapimento, Erika e Daniele scrivono al padre, Davide Cervia, ex specialista della Marina, rapito per gestire un sistema d’arma venduto dall’Italia in barba ai divieti
di Erika e Daniele Cervia
Caro Papà, sono passati, oramai, 24 lunghi anni da quel maledetto 12 settembre del 1990 e quest’
anno, in occasione dell’ennesimo anniversario del tuo rapimento, abbiamo deciso di non mettere in
piedi alcuna iniziativa, ma semplicemente di rivolgerti un pensiero scrivendoti questa lettera.
Quel giorno, che nessuno di noi dimenticherà mai, mentre eravamo in cortile con la mamma ad
aspettare che tu tornassi a casa, “qualcuno” ti prese con la forza e ti portò via dalla tua famiglia e
dalla tua vita.
Abbiamo saputo dal nostro vicino, che assistette al tuo rapimento, che hai urlato e chiamato aiuto
più volte nella speranza che noi o i vicini ti potessimo sentire.
Purtroppo così non è stato e da quel giorno non ti abbiamo più rivisto.
All’epoca eravamo troppo piccoli per capire cosa ti fosse accaduto, ma non abbastanza per non
soffrire per la tua assenza.
Tante volte ci siamo chiesti cosa avessi provato negli istanti successivi al rapimento; come avessi
passato questi anni e quanto dolore avessi provato non potendo rivedere noi e la mamma.
E pensare che per non stare lontano da noi avevi addirittura rinunciato alla tua brillante carriera in
Marina. Tuttavia averci rinunciato non è bastato a tenerti con noi.
Le conoscenze acquisite e il 3° e più alto livello di segretezza Nato, che la stessa Marina ti aveva
conferito, hanno segnato il tuo destino: rapito e venduto da “ignoti” a chissà quale Paese straniero a
corredo del sistema d’arma che tu sapevi non solo far funzionare e riparare , ma che avevi anche
allineato. La guerra elettronica, infatti, era la tua specializzazione.
Vorremmo che tu sapessi, oltre al grande dolore legato alla tua assenza, quanto è stato fatto in
questi anni dalla mamma, dai nonni Alberto e Lina e da tanta altra gente che si è unita in un
Comitato che porta il tuo nome, per riportarti a casa. Hanno dovuto affrontare intimidazioni e
minacce tali da aver cambiato completamente il loro carattere e di riflesso anche i nostri, ma la cosa
indegna e vergognosa e che si sono trovati di fronte a un enorme muro di gomma messo in piedi da
quella parte di istituzioni che non voleva che si sapesse il motivo del tuo rapimento, perché
complici.
Traffico di armi o meglio di sistemi d’arma sofisticati e di personale tecnico altamente
specializzato; triangolazioni tra politica corrotta, servizi segreti “deviati” e industrie belliche.
Tutto questo c’è dietro al tuo rapimento e tutto questo ci fa capire che difficilmente riusciremo a
riaverti tra noi.
Sai, su di te, sono stati scritti ben 3 libri, fatte tesi di laurea e svariate trasmissioni televisive.
Ultimamente è in concorso ai vari festival del cinema italiano un film documentario, diretto e
prodotto da giovani coraggiosi, che ripercorre la tua tragica vicenda, film che tra l’altro ha ricevuto
già due prestigiosi premi : della critica all’Est Film Festival e il Safiter, al Salento Finibus Terrae,
per i diritti umani.
L’importanza del film per noi è enorme, poiché sarà lo strumento per far conoscere a quanta più
gente possibile e soprattutto ai ragazzi dei Licei e delle Università, quanto è accaduto non solo a te,
ma anche ad altri tecnici rapiti, le cui famiglie non hanno avuto il coraggio e la tenacia della tua,
nella ricerca della verità.
Questo, dunque, è l’obbiettivo di noi figli, tenere viva la memoria, sperando di avere ancora una
volta l’aiuto di quella stampa libera che ha permesso che questo caso esistesse, ma che oggi troppe
volte cerca uno scoop per rioccuparsi di questa triste vicenda e di quelle istituzioni, anche a livello
locale, che pensano che siamo alla ricerca di pura e semplice visibilità e che troppe volte si sono
girate dall’altra parte.
Velletri 12 settembre 1990- 2014
I tuoi figli